La settimana scorsa ho scritto un pezzo fortemente critico sulle non-ragioni del no, o meglio, sul fatto che a fronte di ragioni anche serie la propaganda antirenziana si focalizzi principalmente su mezze verità, attacchi ad personam e minchiate assortite anziché colpire la riforma dove farebbe più male, ossia nel merito. Ma non è che lato-sì sia tutto rose e fiori. Quindi, eccovi questo secondo articolo: decidete voi se nasce per indecisione o per par condicio, sta di fatto che almeno due righe sui potenziali rischi di un Sì vincente mi va di scriverle.
Oh, giusto: che c’entra Umberto Eco? Semplice: qualche tempo fa era partita una maxi-trollata secondo cui Umberto Eco avrebbe votato Sì. Io, per scrupolo, mi sono procurato una tavola Ouija e ho chiesto a Eco cosa avrebbe votato al referendum se fosse stato ancora vivo; le mie mani si sono mosse da sole sulla tavoletta a formare la frase “l’Ouija è una vaccata, imbecille!”
Ma torniamo a noi. Il no, secondo me, spessissimo combatte la sua battaglia usando argomenti poco calzanti. Ma di argomenti calzanti contro la riforma, a onor del vero, ce ne sono un po’. Questi sono quelli che ho trovato io: ovviamente il mio consiglio rimane però quello di informarsi autonomamente da più fonti possibile e il più possibile imparziali.
Primo argomento: il casino della legge elettorale.
(“E che cazzo c’entra la legge elettorale? Avevi detto nell’altro articolo che non era un problema della riforma!” mi direte voi. In effetti è così, legge elettorale e riforma sono due cose diverse. Ma l’italicum è una legge elettorale fatta apposta per eleggere solo la Camera, manca della parte relativa al Senato, quindi se vince il “no” la legge non basta a regolamentare le successive elezioni.)
In sostanza: se vince il Sì, Renzi dovrà fare una legge per regolamentare il nuovo Senato, ma non ha nessun obbligo reale di cambiare l’Italicum (se non quello che con l’Italicum il PD perderebbe malissimo regalandoci uno sfavillante Governo pentastellato, con l’Europa che manda i KSK tedeschi a Roma, commissaria la nazione e ci fa diventare una succursale della Baviera, ma questa è un’altra storia). Certo, Renzi ha detto alla minoranza PD che la legge verrà cambiata in ogni caso, ma io se fossi uno del PD eviterei di fidarmi del giovane Matteo e dei suoi “stai sereno”. Se invece vince il no, l’Italicum diventa istantaneamente una legge elettorale mozza e quantomeno rimetterci le mani diventa obbligatorio, a meno di non voler eleggere solo metà Parlamento, con l’effetto secondario che l’Europa manda i KSK tedeschi a Roma, commissaria la nazione, ci fa diventare una succursale della Baviera etc etc.
(Sempre sulla legge elettorale, i problemi del bicameralismo all’Italiana sono iniziati, di fatto, col famoso Porcellum: secondo i sostenitori del No non serve cambiare la costituzione, basta cambiare la legge elettorale con qualcosa di meno idiota del Porcellum e dell’Italicum. Io propongo il Razionalicum: se non superi un test del QI e di cultura generale sviluppato dal Mensa, non puoi candidarti.)
Secondo punto: le Regioni. Ci può anche stare un depotenziamento delle Regioni su alcuni temi (contando anche che verranno abolite le Province, le cui responsabilità ricadranno probabilmente sulle Regioni stesse), ma convince poco la famosa “clausola di supremazia”, ossia quella per cui il Governo può decidere al posto delle Regioni quando cazzo gli pare a meno che le Regioni coinvolte non siano quelle a statuto speciale, che invece ricevono più poteri. Alla domanda “ma perché?” il ministro Boschi ha risposto: “quando ci hanno spiegato le Regioni a statuto speciale ero assente”.
(Aneddoto buffo: nella lettera inviata agli italiani all’estero per spingerli a votare Sì, il grafico ha sbagliato a scrivere il sito pro-riforma, da “bastaunsi” a “bastausi”; il Sindaco di Capoliveri, sostenitore del no, se n’è accorto, ha registrato al volo il dominio della lettera e ci ha ficcato un redirect ad una pagina che avversa fortemente la riforma. Bella trollata, ho riso forte forte anche io prima di ricordarmi che il Sindaco di Capoliveri, Barbetti, è un falco di Forza Italia, uno degli artefici delle bellissima iniziativa “Calci nel Culo ai Rom”. Però oh, GENIO!)
Ultimo punto: a che cazzo serve il nuovo Senato? Non è che si capisca benissimo: da un lato viene istituito un organo che dovrebbe rappresentare a livello nazionale le più importanti istituzioni territoriali, dall’altro – riducendo le competenze delle Regioni e non affidando al Senato una serie di compiti a livello regionale – l’impressione è quella di voler creare un’assemblea di 100 senatori che, progressivamente, decidono sempre di più su sempre di meno, fino ad arrivare a un Senato che può decidere tutto quello che vuole, ma su nessun argomento.
(Disclaimer per i duri e puri della contestazione: è un’iperbole, ok? Iperbole: figura retorica che consiste nell’esagerare la descrizione della realtà tramite espressioni che l’amplifichino. È una cosa che fate anche voi, di solito quando parlate delle vostre performance sessuali.)
Vi lascio, infine, un piccolo link: la guida di Valigiablu al referendum, una delle pochissime pagine in cui lo sforzo di rimanere imparziale è davvero tangibile. Io ci darei una lettura, controllando soprattutto le discrepanza fra quello che ha detto la “propaganda” (sia essa pro-sì o pro-no) e la realtà dei fatti, soprattutto rispetto alle conseguenze del voto, che sono molto meno prevedibili di quello che vorrebbero farci credere quelli che dicono, a seconda della fazione d’appartenenza, che il voto sia lo spartiacque fra il Coma Istituzionale e l’Apocalisse Autoritaria.
E con questo, confuso, ho concluso, ma almeno così non mi sento colluso. Buon voto a tutti.
[M.V.]