Il Sindaco di Roma ha qualche problema nel governare la città.
A differenza di quanto lasci pensare la fervente polemica riguardo il referendum, e le possibili drammatiche conseguenze sulla libertà attuativa dei futuri governi, pare che avere una certa discrezionalità e una notevole maggioranza non basti a “make la tua città great again”.
Al di là dei vigili intenti a premiare le buche che hanno richiesto la cittadinanza onoraria, pare che non sia cambiato un granché dall’insediamento del sindaco “che avrebbe aperto il parlamento come una scatoletta di tonno”. Oh, magari era in vasetto e si sa, quei cosi sono tostissimi da aprire.
Addirittura pare che i nuovi problemi siano sorti per mancanza di ordinaria amministrazione come il rinnovo degli appalti per le mense scolastiche, la raccolta dei rifiuti ingombranti e la manutenzione del manto stradale. Ma si tratterà di maldicenze, giacché la stampa al servizio del poter… ops.
Mentre l’onestà fa quindi il suo corso, non possiamo che prendere coscienza del fatto che anche l’essere onesti può avere un suo modo tutto italiano di presentarsi al pubblico. Mentre Dibba spara cifre “restituite” strappando il cuore con le sue storie da bravo ragazzo “core de mamma”, noi iniziamo a vedere con una certa concretezza come quei soldi non vengano spesi.
Risuona così l’eco dei “no” di Raggi al nuovo stadio, al termine dei lavori per la metropolitana, alle Olimpiadi (anche se qui si tratta più di un “dignitosissimo” silenzio-dissenso). Più recente la proposta di quella sponda per allontanare i lavori cinematografici dalle vie del centro.
Non voglio sostenere che si debba sopravvivere di cantieri, ma non di sola onestà vive l’uomo, e il reddito di cittadinanza tarda a venire. Eppure siamo ancora tutti qui, anzi, siamo sempre di più. Il che mi fa considerare il fatto che, esclusa la deriva fascista internazionale portata dal periodo di crisi, tutto sommato se anche andasse al governo qualche inetto, le cose non dovrebbero andare poi troppo male.
Oppure sì.
Quindi no, non ho un indizio da darvi per questo referendum. Quello che so è che per quanto sia stato difficile promulgare leggi, si è sempre fatto, con leggi più o meno giuste, più o meno coraggiose e, soprattutto, più o meno fatte rispettare. Perché se siamo il paese della doppia fila, del nero fiscale, dell’obolo in chiesa con salto in largo del barbone, non è certo perché le leggi rimpallano tra le camere.
Ma se è vero che è più difficile migliorare che peggiorare, è pur vero che qualche miglioramento potrebbe verificarsi, con un po’ di buona volontà. Ma può bastare un voto come espressione di buona volontà? Per noi poi, che siamo il popolo del sacrificio, “ma non me chiama’ pure domani che c’ho i cazzi mia”?
Se solo fossi abbastanza ricco da poterne fare una questione di principio…
[D.C.]