L’insostenibile pesantezza dell’essere gregge.

ostruzioni

Da piccola, se c’era una cosa che mi faceva esplodere di un qualunque adulto al comando, che manco la nitroglicerina surriscaldata, era la risposta “PERCHÉ NO” ad una mia richiesta di spiegazione riferita a un qualunque NO appena ricevuto. Ma cosa stracazzo vuol dire “NO perché è NO”?

Motivamelo. Spiegamelo. Quelle parole in serie mi davano proprio l’idea di chiusura ermetica, mi facevano sentire sottovuoto, mi squalificavano il lato emotivo, la crescita intellettiva, lo sviluppo ovarico… il tutto perché, dal mio puerile ma già rompi coglioni punto di vista, non mi si riteneva all’altezza di capire la motivazione. Poi grazie al cielo sono cresciuta un attimo e le cose sono andate pure peggio: ho capito che quella risposta era tipica di chi ha deciso che una cosa non si può fare per assolutismi mentali poco avvezzi al confronto. Ipotesi peggiore, non c’era proprio alla base una motivazione atta a giustificare il ‘No’. Magari perché spaventava o annoiava solo l’idea di andare a indagare cosa il ‘Sì’ prevedesse. Ad ogni modo, qualunque comandamento motivasse il rifiuto, la mia testa urlava “ok però spiegamelo”. Anche a parole semplici eh, del resto non mi aspettavo sonetti aretini, argomentazioni socratiche, sillogismi aristotelici. Volevo solo capire. Quello che mi aspettavo dagli adulti era che avessero una reale conoscenza di tutto ciò che comportava sia accettare la mia richiesta sia rifiutarla.

Ad oggi le scelte aprioristiche che non poggiano sulla conoscenza reale di tutte le ipotesi in gioco mi indispongono. Chi non sa spiegare cosa dice o sceglie mi genera proprio una scissione interna degli atomi. Preferisco mille volte uno che la pensa all’opposto di me argomentandolo con passione, di uno che la pensa come me e non sa dirmi perché. Ancora più stima per chi piuttosto ammette di non averci capito un cazzo.

Ecco, siccome ho vaghissima percezione che per un buon 90% si stia arrivando al 4 dicembre con queste basi, direi che mi sento abbastanza nitroglicerina vicino a un fornello a gas. Questo post non parla né indaga la scelta politica perché ci sto ancora studiando io per prima con iperbolica e pallosa difficoltà.
Mi interessa altro, qui.

Capisco sempre la difficoltà anche solo di considerare un cambiamento, perché l’uomo tende per natura a proteggere il certo, seppur un certo negativo, anziché osare altro. Questo ovviamente non vuol dire accettare per forza il cambiamento, perché se si è certi che sarebbe peggiorativo è normale escluderlo. Ciò che trovo insensato, come da piccola, è la negazione aprioristica senza nemmeno valutare. Dico quindi che sarebbe davvero meraviglioso decidere su basi e motivazioni reali, che in questo fottutissimo caso consistono solo ed esclusivamente nel concedersi qualche ora DA SOLI davanti al testo ufficiale della riforma. Non il sunto fatto da un altro, che sia pure il politico che lo ha proposto, il politico contrario, l’amico fidato, il giornalista, il filosofo, il premio Nobel per la Miglior Scelta Ai Referendum. I confronti vengono dopo la conoscenza fatta in autonomia. Prima padroneggia la materia, poi ne puoi discutere.

Il cervello in condivisione fra milioni di persone è detto massa. La massa non ha opinione. La massa segue la strada decisa dai quattro pifferai che più ci stanno simpatici o meno sul culo, e che nel suggerirci SÌ o NO a motti&slogan stanno comunque pensando al loro tornaconto, mentre lo fanno. E vi svelo un altro segretuccio: la massa non decide, ma i pifferai sono abili a farle credere che invece lo sta facendo.
Esercizio di immedesimazione. Immagina che il 4 tu sia l’unico a decidere per tutti se cambiare la Costituzione oppure no. Che so, è scesa l’anima di Garibaldi in persona a darti questo potere. Deciderai tu in merito per i prossimi decenni, per i tuoi figli, per chiunque. Ti stai immedesimando? Te la stai sentendo addosso la stretta alle chiappe della responsabilità? Bene. E ora sforzati un altro po’: lo faresti andando a leggere cosa prevede sia una scelta sia l’altra dal testo ufficiale, o ti prenderesti questa patata bollente scegliendo perché non ti fidi tizio, perché ami caio, o perché su Facebook ‘tutti’ stanno mettendo vignette fatte da altri e questo ‘tutti’ ti rincuora?

Ecco, se ti sei ben immedesimato, ora decidi.
Per questo referendum, come dovrebbe essere sempre in una democrazia che funziona, non si decide solo il 4 andando a votare. La decisione più importante la prendiamo prima, scegliendo come cazzo si vuole arrivare a farlo. Sarò impopolare (questa SÌ che è una novità) ma la democrazia non funziona andando a votare per forza, specie quando il tema è la Costituzione, ma quando lo si fa sapendo in tutta coscienza di averci capito tutto. Fatto questo nessuno potrà più giudicarci per una scelta piuttosto che un’altra.
Per la massa vincerà il SÌ o il NO, per l’individuo deve vincere il fatto di averlo scelto davvero con la propria testa.
Ergo. Riprendetevi la testa e ridatemi quel cazzo di olio di palma pieno di magia nera e fantastici misteri.
Buon weekend, grazie, ciao.

[M.C.]

Una risposta a "L’insostenibile pesantezza dell’essere gregge."

  1. Io sono una di quelle che ha votato no perché non ci ha capito una mazza, pur applicandosi (e la buona fede non ce la vedo, visto che con due lauree e un master a tema comunicazione penso di avere almeno le capacità base di comprensione del testo). Non mi sconvolge “aver votato come Salvini”, perché anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno. Mi sconvolge però aver votato come tutti quelli che ora sono contenti perché “Renzi va
    a casa”

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