Mi arrabbio come sempre, mi indigno, ma al momento di mettere su carta i motivi del mio livore, vengo assalito da un senso di disgusto e di superiorità, lo ammetto, nei confronti di voi tutti, perché trovo veramente assurdo barcamenarsi per insegnarvi qualcosa quando ricadete sempre negli stessi errori, ed io che non ritengo di essere un maestro ma un Razzista, mi annoio moltissimo a ripetere a oltranza le stesse cose.
Le cose cambiano quando il voi a cui mi rivolgo non è il popolo bue, ma la gente mediamente informata e arguta, quella con cui magari mi piace confrontarmi, che oh, a volte mi fa cascare le braccia. Il pomo della discordia è Bello Figo Gu, il rapper/troll invitato ieri da Belpietro a Dalla Vostra Parte, una di quelle trasmissioni che vi fanno vergognare se per caso vostra madre le guarda. Non c’è dubbio, Bello Figo Gu si è divertito tantissimo ad incarnare perfettamente la tipologia di immigrato parassita propinataci dai cultori dei 35€ al giorno negli hotel a quattro stelle, alla Mussolini non sarà sembrato vero di poter sbraitare i suoi vomiti razzisti con cognizione di causa, mentre noi ridevamo come i matti. Noi. Noi che sappiamo che è uno scherzo, una cazzata, una trollata gigantesca. Ma loro? Badate, parliamo del popolo della tv, non di quello di internet. Qui non c’è Ermes Maiolica che dopo il polverone alzato dice che era tutto uno scherzo, facendo fare una figuretta a chi c’è cascato, istituzioni comprese. Qui una smentita non ci sarà mai, chi ha vinto è Belpietro, o la Mussolini, perché hanno dimostrato che quel tipo di immigrati esiste, e si bulla della nostra bontà mentre noi soffriamo. Ma noi celebriamo la trollata, ridiamo di uno scherzo che non solo abbiamo capito solo noi, ma che esiste solo nel nostro orticello, definendo sublime questo gioco e geniale il suo autore. In realtà abbiamo solo alimentato il razzismo più becero e crudele, per farci due risate alla faccia di quelli, che magari avete dimenticato che votano esattamente come noi.
Ma ridete, voi che potete, ridete, voi che non capite un cazzo.
[E.P.]