Stamattina mi sono svegliato in qualche modo sollevato. Il fatto che la Costituzione sia rimasta com’è, in fondo al cervello, è stato accolto positivamente. Dall’altro lato una parte di me mi lascia un vago senso di bestemmia rude: è quella che non riesce a ignorare quanti voti ha preso un fronte che spaziava da Forza Nuova alla Lega e da Berlusconi a Grillo passando per Povia a Pelù.
Pelù. Cazzo. Aveva ragione Pelù. No, calma, non sono impazzito. Aspettate un momento, che mi spiego.
Questa campagna referendaria passerà alla storia come una delle più violente degli ultimi anni, coi sostenitori dei due fronti che si davano dei reazionari, degli idioti, dei fascisti. Io, che a dispetto della retorica spesso iperbolica tendo sempre un po’ a minimizzare, mi chiedevo e mi chiedo cosa succederà. Se Renzi conferma le dimissioni, cosa che credo farà se ci tiene a conservare quel che resta della faccia, lo scenario è che dev’essere fatta una nuova legge elettorale, ma dev’essere fatta dalla gente che c’è ora in parlamento e senza qualcuno che faccia da collante, nel bene o nel male. Quindi aspettiamoci un governicchio transitorio che, credo, vedrà impegnate svariate forze politiche a inventarsi una legge che impedisca ai cinquestelle di stravincere.
Le incognite maggiori riguardano, come abbiamo detto, il nuovo Governo – sarà retto da un tecnico? da un demopiddino? – ma soprattutto cosa ne sarà del PD: Renzi si è dimesso, ma non da segretario del suo partito, quindi cosa farà? Vorrà ancora guidarlo col piglio autoritario attuale nonostante l’insalata di schiaffi che ha preso? Perché sì, ha perso solo contro tutti, correnti interne incluse, ma ha preso anche il 40%, solo contro tutti: che effetto farà al suo ego? Si farà da parte o, novello Edward Smith, terrà il timone fermo mentre quello che resta del centro-centro-centro-sinistra s’infrange contro un iceberg di populismo?
La cosa che mi fa ridere di più, però, è quanto io mi sia drammaticamente sbagliato su tutto. Settimane a dire di votare con la testa (indipendentemente da cosa), a dire che il referendum non era su Renzi, che non era per mandare a casa Renzi. Poi il referendum finisce e non succede nulla a parte il fatto che Renzi è andato a casa.
Ve l’avevo detto, che aveva ragione Pelù.
No, non sulle matite, ovviamente, ma sul senso del referendum. Renzi si è dimesso, e con lui se ne vanno luci e ombre di un Governo atipico, capace di fare le scarpe a Letta ma dimettersi dopo un referendum, di fare sia le Unioni Civili che quella cacata della Buona Scuola, di fare ottime campagne elettorali e pessime campagne sulla fertilità. Lasciando in mano a un parlamento traballante il compito di regolamentare il voto del paese, in cui da un lato ci sarà un ex premier con l’ego ipertrofico e allergico alla cooperazione a sinistra col 40% (a meno che Alfano non sia diventato di sinistra di recente) e dall’altro una fronte compatto contro di lui che assomma nel restante 60% fascisti, antagonisti, berlusconiani, partigiani, grillini, razzisti e D’Alema.
Se non altro, prevedo mesi interessanti qua sul blog.
Buon dopo-referendum e grazie a tutti quelli che hanno votato (sì o no non importa) su basi razionali.
[M.V.]