“Hate is a simple manifestation of the deep-seated self-directed frustration,
all it does is promote fear and constrenation.
Iit’s the inability to justify the enemy and it fills us all with trepidation.”
Bad Religion – Them and Us
Volevo aspettare il 2017 per lanciare la nuova rubrica, ma il 2016 non è d’accordo. Dopo il remake di Cabin Fever e il remake di Ben Hur, l’anno in corso vuole regalarci anche il remake della Grande Guerra. Le ultime ore sono state un pelo tese, un po’ per l’attentato di Berlino in cui un terrorista si è lanciato sulla folla festante con un camion (slogan: “truck is the new airplane”), un po’ per l’attentato di Ankara in cui un ventiduenne armato ha ucciso un ambasciatore russo (slogan: “make Allah great again”).
Premettiamo una cosa: io, di politica internazionale, di equilibri socio-politici, di flussi migratori e di terrorismo ne so quanto voi, ossia un cazzo nulla, a meno che non abbiate studiato a fondo l’argomento o non subiate fortissimo l’effetto Dunning-Krueger. Per cui l’unica cosa che dovrei esprimere è il cordoglio e la tristezza, per tutte le vittime e per i familiari delle stesse.
Ma per vostra sfortuna esiste questo inqualificabile blog di merda, che da anni ormai consente a cazzoni come me di dare fiato alla bocca (o, meglio, di sgranchirsi le dita scrivendo cose di dubbissimo gusto), per cui dirò altre due parole; però che io non sappia nulla, come Jon Snow, lo scrivo subito. Così i nostri detrattori sono contenti e possono tornare su youtube a guardare video di barconi affondati nel disperato tentativo di avere un’erezione.
Dunque non aspettatevi nulla di più di uno sfogo a cazzo di cane. Ah, attenzione: il post contiene sarcasmo, una roba che è tipo l’olio di palma, ma peggio.
Altri due attentati. In queste ore sono ancora poco chiari i dettagli di entrambi, se gli attentatori fossero lupi solitari, ninja dell’IS o semplici fanatici religiosi, ma è palese che questa cosa degli attentati terroristici di matrice islamica è un problema. È altrettanto chiaro che evidentemente qualcosina nel processo d’integrazione è andato storto, e davvero mi chiedo come sia possibile, con il clima sereno che si respira da anni e soprattutto con l’ostinazione che da decenni contraddistingue l’occidente, quella pervicace insistenza nel non volersi intromettere nelle vicende degli stati arabi. E ovviamente in tutto questo non c’entra nulla la demonizzazione e la ghettizzazione degli stranieri. Per stare tranquilli probabilmente basterebbe mettere in galera tutti quelli un po’ più abbronzati, con la barba lunga e i vestiti buffi.

Oppure potremmo smetterla di fomentare l’odio, potremmo iniziare a lavorare davvero a un’integrazione non ingenua, ma neanche ghettizzante. Non dico che i flussi di migranti non creino problemi e non vada messa in atto una forma di accoglienza regolamentata, per carità, ma quello che stiamo facendo ora, in Italia e in Europa, evidentemente non funziona granché.
(piccola parentesi: se siete fra quelli che hanno “difeso la Costituzione” ma volete rispedire gli immigrati a casa a calci nel culo, magari sbrodolando merda sul fatto che non siete sicuri che scappino dalla guerra, o dicendo che sono tutti criminali o che sono diversi in quanto negri o salcazzo cosa, vi ricordo che la Costituzione prevede il principio di uguaglianza all’articolo 3, il diritto di asilo all’articolo 10 e il presupposto di innocenza all’articolo 27: magari prima di difenderla potreste pure provare a leggerla.)
Ora, io non lo so come si può mettere un freno a questa spirale di violenza, ve l’ho detto che io non ne capisco un cazzo, l’unica cosa che mi viene in mente è che alzare barriere – fisiche o metaforiche che siano – non serve e non è servito mai a nulla, se non a far crescere diffidenza e paura, due cose in cui il terrorismo sguazza contento come un prete in una piscina di minorenni. Dando ovviamente il la ai populisti che risolverebbero tutto con le ruspe, come se distruggere senza costruire fosse mai servito a qualcosa.
Magari potremmo iniziare a buttare nel cesso il concetto di “sacro” e di divino, basando le nostre opinioni sui fatti e le nostre azioni sulla compassione e l’empatia anziché sui desideri ininterpretabili di un qualche essere inesistente che dovrebbe darci non si sa bene in base a cosa una qualche forma di superiorità. Fatto questo, potremmo interrogarci su quali siano i bisogni altrui e magari iniziare a vedere i migranti come persone e non come numeri spaventosi. A questo punto potremmo fermarci a pensare al dramma di chi è costretto a scappare dalla guerra, dalla fame e dalle malattie anziché pensare subito al fatto che potrebbe “rubarci il lavoro”; potremmo iniziare a pensare agli altri per quello che sono, cioè uomini e donne come noi, e giudicarli per quello che fanno anziché per come appaiono. Potremmo, infine, lottare per l’uguaglianza e la parità dei diritti per tutti anziché creare continuamente barriere e divisioni.
Potremmo. Ma chi ce lo fa fare? Noi siamo l’occidente civilizzato. Noi abbiamo la tecnologia, il progresso, la cultura, i soldi. Noi abbiamo ragione e loro torto. Chiudiamoli fuori. Quelli che sono dentro chiudiamoli in buchi sempre più piccoli e oscuri. Neghiamo loro una casa, un lavoro, bombardiamoli di occhiatacce e commenti sulle loro barbe lunghe, prima ancora che possano nuocerci in nessun modo. Anzi, bombardiamoli e basta. E facciamogli capire chi comanda fin da piccoli: prendiamo in giro i loro figli a scuola, estromettiamoli dalla vita sociale, isoliamoli. Funzionerà, l’ha sempre fatto. O no?
[B.K.]