Google interviene sulle fake news. Tagliati i finanziamenti pay per click ai primi siti ritenuti generatori di notizie false. Messora tra le prime vittime.
Un problema che non era da poco quando c’erano solo una manciata di giornali, una sola radio e un solo canale televisivo, figurarsi ora che le fonte delle notizie sono praticamente tutti. Un’informazione in cui la media delle informazioni non è la realtà oggettiva ma un mucchio di soggettività più o meno interessate.
Praticamente è come cercare la pera più buona al mercato rionale di Voghera, lì dove si trova la famosa casalinga tuttologa della tradizione italiana, che a furia d’interessarsi di tutto ormai sa un cazzo lei di frutta.
Apparentemente arginare le puttanate spacciate per notizie vere, la truffa offerta come risorsa, sembra un’idea sacrosanta. Ma, oltre all’immediato e lecito dubbio censorio sul chi decida, in base a cosa e da dove peschi la verità con cui confutare il falso, quello che si accovaccia sulle spalle del mio neurone più lento è la sensazione di disabilità che emerge da questo ricorso alle maniere forti.
Perché?
Mi risveglia il disagio per le quote rosa, un “aiutino” che sottintende una mancanza di capacità. Certo uno scossone per cambiare un sistema fermo sulle proprie deficitarie posizioni può essere d’aiuto, ma la dichiarazione qui è piuttosto forte e chiara: siete troppo scemi per capire se vi stanno palesemente prendendo per il culo, quindi dobbiamo filtrarvi le notizie.
Per intenderci, non stiamo ancora parlando di opinioni, punti di vista o vaghe faziosità, stiamo parlando di bufale vere e proprie, di cazzate col botto, roba che basterebbe aver messo il naso fuori di casa due volte negli ultimi tre lustri, per riconoscere come castronerie a fiuto.
E allora non sono le notizie false il problema, non ancora, perché il livello di falsificazione è da foto sbagliata non certo da sofisticate rielaborazioni 3D, mentre i testi non vengono nemmeno aperti, figuriamoci letti o compresi. Il problema siamo noi e il nostro dar ragione a chi vuole tutelarci perché non siamo in grado: siamo i disabili 2.0.
E siamo la maggioranza assoluta.
Ad oggi l’unico motivo per cui i promulgatori di notizie false dovrebbero sofisticarsi è proprio l’intervento di filtri come quelli di Google, senza i quali continueremmo tranquillamente a scannarci e a manovrare elezioni perché una jpeg dice che Bersani si affoga i cuccioli tra le chiappe.
L’aspetto positivo di tutto questo è che nella nostra fame di rivoluzione in realtà, a parte rincoglionirci progressivamente, non stiamo cambiando poi molto, almeno dalle nostre parti. Egoisti, fascistelli, ipocriti, pigri e rosiconi, solo meno educati e con qualche valore sballato. La maggior parte delle notizie false viene da noi stessi e non è altro che espressione e rassicurazione del nostro aborto di pensiero.
Quindi la cattiva notizia è che sì, siamo proprio scemi, ma quella buona è che questo no, questo non ci cambia proprio nulla.
[D.C.]
Guarda che Google non ha censurato proprio niente. I siti di fake news/bufale/ecc., rimangono al loro posto: non sono stati oscurati, né sono vittime di filtri che li eliminano dal motore di ricerca.
Google ha semplicemente tolto dalle liste di AdSense alcuni siti (cioè i suddetti), perché a detta loro generavano click e introiti con contenuti contrari alla policy di Google. Tutto qua. In pratica, secondo la loro policy aziendale, si trattava di truffe.
Google non è uno stato, è un’azienda privata, di conseguenza liberissima di fare quello che vuole con AdSense. Tra l’altro, AdSense non è l’unico modo per monetizzare tramite le visite al proprio sito: di inserzionisti ce ne sono altri, più o meno famosi di AdSense. Forse non pagano bene quanto lui, ma pagano comunque: quindi tutti quelli rimasti a spasso possono andare a cercare altrove.
A mio parere, si sta facendo un gran chiasso per niente: si sta gridando “alla censura!” (in generale, non mi riferisco in particolare all’articolo) quando in realtà non è stato censurato un bel niente. A chi grida “alla censura”, direi di farsi un corso d’aggiornamento in Cina o Corea del Nord, così vedono cos’è la VERA censura su internet.
Che i siti di merda online (vedasi fake news, complotti, e compagnia bella) gridino cose del genere però in fin dei conti è normale, fa parte del loro vittimismo cosmico.