Grillo vs Grillo: il vaffanculo non basta.

collodipapero

Gira in queste ore su internet un video di Beppe Grillo che, nel suo nuovo spettacolo, fa una pungente satira sui transessuali. Certo, la frase precedente è vera solo se diamo a “satira” lo stesso significato che le attribuiva Galeazzo Ciano e se diamo per buono che “pungente” sia sinonimo di “stronza ai limiti dell’imbarazzo”, ma mica possiamo cavillare. D’altra parte, come ci ricorda lo stesso Grillo nella martellante pubblicità di Netflix: “io scherzavo”. Bella battuta, ma vecchia.

Chiariamo un punto: quando un comico inizia a fare attività politica, quello che fa non è più comicità o, men che mai, satira. Quello che fa diventa propaganda. In ogni caso. Più un comico è allineato con un partito, meno la sua satira morde, pensate a Benigni. Ma se il comico non è solo “allineato”, è proprio lui che detta la linea del proprio movimento politico, è impensabile che faccia “satira”: il suo fine ultimo sarà sempre raccogliere consensi. Se poi ci si aggiunge la disonestà intellettuale, che porta a fare battute partendo non da fatti o dati reali, ma inventandosi le cose, allora siamo proprio alla presa per il culo massima: i bersagli del monologo, i “perculati” non sono più neanche gli avversari politici, ma gli elettori stessi.

Normalmente, o almeno in alcuni nobili casi, la satira come la intendiamo oggi serve a far riflettere ridendo, spesso di un riso amaro. Si parte da una notizia, da un fatto, e si commenta in modo ironico o sarcastico, tramite una battuta. “Il papa ha invitato i giovani a praticare la castità. Se funziona con loro, poi proverà coi preti”. Questa battuta di Luttazzi funziona perché il papa aveva davvero invitato alla castità, e che i preti s’inculano i bambini è un fatto documentato. Premesse vere, battuta feroce: la conclusione strappa un sorriso, perché motteggia i carnefici, ma fa incazzare, perché ci ricorda qualcosa di vero e gravissimo.

Ma Grillo non fa così, non l’ha più fatto da quando fa politica. Tolta la banalità per cui “i politici rubano”, quasi tutte le sue premesse sono boiate: l’AIDS che non esiste, la Montalcini che compra il Nobel, gli OGM che uccidono: tutte cazzate. Ci vuole meno tempo a smontarle che a scoreggiare. È propaganda: la premessa è falsa, serve a screditare il nemico (le banche, la scienza, i politici) o a creare sfiducia e paura, ripetendola alla nausea. La battuta è solo la ciliegina che ti fa digerire la puttanata che hai appena sentito, una mossa comunicativa: ti fa associare qualcosa di positivo (la risata) a qualcosa che normalmente dovrebbe farti alzare un sopracciglio e dire “ehi, ma questa è una cazzata”. La nota stonata, l’unghia sulla lavagna, è il fatto che Grillo dice cose oggettivamente false facendo finta che siano verità assolute. E che lo fa con una naturalezza paragonabile solo al modo in cui Mastella cambiava schieramento.

In Delirio, lo spettacolo del 2008, Grillo dice di Obama che è “un populista, demagogo, venuto dal basso, dalla rete, dai grandi blogger”, sottintendendo un paragone fra lui e Obama. Solo che, ehi: non è vero. Obama è figlio di un’antropologa e di un economista, è laureato in scienze politiche alla Columbia e in legge a Harvard e fa politica dal 1992. Non era “apparato” come la Clinton, ma dire che Obama è “venuto dal basso” è una cazzata. Non è un comico pregiudicato reinventatosi politico che ciarla di democrazia diretta, è uno che studia legge e politica da una vita, che si è fatto le ossa in parlamento, che ha saputo proporsi al momento giusto.

Comunque, il pezzo è di qualche anno fa: Obama era sulla cresta dell’onda, e quindi Grillo osannava Obama. Perché gli serviva. Adesso osanna Trump. Almeno nei giorni pari. Beh, almeno con Trump ha qualche punto in comune in più: il gusto per le cazzate, la faccia di culo di dire cose improponibili, e la capacità di dire tutto e il contrario di tutto sorridendo. Mi ricorda qualcuno. Avete notato che Grillo ha gli angoli della bocca e degli occhi sempre all’ingiù? Lo fa apposta. Se li gira all’insù gli diventa Berlusconi coi capelli.

Ma torniamo a noi. Nell’ultimo spettacolo, Grillo banalizza la questione delle persone transgender, facendo un gran mischione fra transessualità e travestititsmo, derubricandole a “donne col belino”, puttanoni che di giorno lavorano al porto e la notte si prostituiscono. Ma si prostituiscono “coi tacchi alti così” e “s’inchiappettano i marines ubriachi”. Sono ridicoli. Adesso, secondo Grillo, queste cose non si possono dire, perché i transessuali “si incazzano e fanno partire querele” a decine. Ma lui le dice! Certo, Grillo è proprio togo, non ha paura di nulla, sfida anche lobby potentissime come quella dei transessuali, da secoli alla guida del mondo.

Ecco, se l’uso di premesse false è intellettualmente disonesto ed estremamente scorretto, un atteggiamento come questo è addirittura aberrante.

Le persone transgender, che sono quotidianamente emarginate, spesso derisi quando non minacciati o aggrediti – e non solo verbalmente – diventano nel monologo di Grillo non vittime di ignoranza e violenza, ma carnefici del “povero comico” che non può scherzare su di loro, “sennò s’incazzano”. Peccato che questa sia una sonora cazzata, non ho ancora visto nessuno rovinato dalla potentissima quanto inesistente lobby trans, mentre di omosessuali ammazzati solo perché gay ce ne sono fin troppi. Ci sono miliardi di battute divertenti sugli omosessuali, anche pesanti, la cosa che fa incazzare non è la battuta stronza, è la logica fascistoide che trasforma la vittima in carnefice; è la battuta sui tacchi alti, che sembra uscita dalla bocca di Pippo Franco ai tempi del Bagaglino; è la leggerezza con cui si trasforma in stronzatina un problema serio come la difficoltà di conquistare diritti in Italia. Un’acquisizione di diritti che i cinquestelle hanno provato a sabotare in ogni modo anche recentemente per mero calcolo politico. Grillo, mi devi spiegare che cazzo ci trovi da ridere. Solo io trovo insopportabile che il leader di un movimento politico che si propone di governare il paese caghi a spruzzo sull’articolo 3 della Costituzione? Non bastava Salvini?

Alla fine dello spettacolo Grillo chiede al pubblico di mandarlo affanculo. Sembra una cosa autoironica, ma non lo è: è un’auto-assoluzione, con il vaffanculo che passa da slogan a tormentone.

 

Eh, no, caro Grillo, già quell’altro pregiudicato ha reso imbarazzante urlare “forza Italia!” ai mondiali, non puoi far diventare il vaffanculo una roba uguale ma peggio.

Il vaffanculo non funziona se te lo fai dire dalle scimmiette ammaestrate, il vaffanculo te lo deve dire qualcuno che vuole mandartici davvero e, anzi, il vaffanculo a una certa non basta più, perché non definisce i confini che dividono l’essere umano dall’essere merda. Sei tu che scegli che battute discorsi fare nei tuoi spettacoli comizi. Potevi lanciare strali sugli omofobi, sui fascisti, sui politici incapaci che non riescono a garantire diritti di base uguali per tutti, ma non puoi, perché avresti preso di mira i tuoi cazzo di parlamentari. Su di loro puoi solo fare piccoli sfottò affettuosi prima di invitarli sul palco, come un nonno un po’ rincoglionito che perdona qualsiasi marachella ai nipotini. E siccome abbiamo appurato che la tua vis comica non si fa problemi a prendere per il culo delle vittime, devo dare per scontato che se non prendi per il culo i tuoi fedeli non è perché sono scemi e ti fanno pena, ma perché, appunto, sono i tuoi fedeli. E nonostante siano seduti nello stesso Parlamento degli altri politici e facciano cazzate come tanti altri politici, tu non puoi colpirli davvero, altrimenti perdi consensi.

Mi spiace, Beppe, puoi prendere per il culo i lucci che acchiappi nella rete quando fai pesca a strascico fra i mentecatti, ma questa non è satira, è propaganda. Dopo il non-partito e il non-statuto è arrivato il non-spettacolo.

Quello non è uno show: è un comizio a pagamento. Lo specchio perfetto di quello che è davvero Beppe Grillo. Una persona con pochissimi scrupoli, che riesce a lucrare su qualsiasi cosa, andando in culo praticamente a tutti e facendo contemporaneamente politica. Non ci resta che sperare in una scia chimica minorenne.

Magari nipote di Trump.

[M.V.]

PS: Non abbiamo linkato il video, chi vuole se lo cerchi online. Non l’abbiamo linkato perché è stato postato da un privato e sebbene diverse testate lo abbiano ripreso, pochi l’hanno fatto tutelando la fonte, e questo non è il nostro stile.

PPS: risposta pre-registrata per tutti quelli che commenteranno “è stato frainteso”, “è stato decontestualizzato” e “è solo una battuta”: se la pensate ancora così, o non avete capito un cazzo o semplicemente pensate che Grillo faccia benissimo a comportarsi in questo modo; in entrambi i casi prendete un lassativo, riempite un secchio di merda sciolta e ingoiatelo. Sarà sempre meglio della mia replica, ve lo assicuro.

8 risposte a "Grillo vs Grillo: il vaffanculo non basta."

  1. Preparatevi ad essere condivisi. Spesso.
    Il mio blog non se lo fila nessuno, ma credo sia il mio dovere civico diffondere comunque i messaggi giusti, specie quando sono scritti bene.
    Avanti così.

    1. Non so se i nostri messaggi sono giusti (probabilmente sono solo giusti per noi, e neanche sempre), dei miei sono convinto che siano scritti abbastanza male, ma non voglio mettere in dubbio il buon gusto di uno che legge Nebo, quindi mi limito a dirti grazie.

  2. Lo spettacolo è stato bello a tratti profondo, toccando temi come il fallimento, sicuramente ha fatto sorridere di gusto, come sempre.
    La battuta sulle trans l’avete decontestualizzata per estrarre quello che volevate, nel contesto era tutto tranne che offensiva.
    Quando un comico entra in politica, gli viene contestato qualunque cosa pur di colpire la sua immagine.

    1. Ti rimando al secondo post scriptum.
      Ovviamente però puoi provare a rimettere la “battuta” nel giusto contesto: a me sembra una sbrodolata ignorante che fa un gran casino fra transessualità, transgenderismo e travestitismo. Ma tu mi dici che è fuori contesto: come andava interpretata? Sono tutt’orecchi.

    2. Viste tutte le baggianate che usa come premesse per spacciare qualsiasi sua idea direi che l’offesa, sinceramente, sarebbe il meno. Mi farebbe pena, ma sarebbe veramente il meno. PS: Non ho visto lo spettacolo e non voglio neanche vederlo. Non mi fa né ridere né sorridere più o meno dal 1985…

    3. Fra parentesi: nessuno contesta Grillo perché è stato un comico.
      Grillo viene contestato per molti e ben più significativi motivi: il ricorso alla bufala; il giustizialismo a due marce e l’uso sistematico della gogna mediatica; il doppio standard nel valutare ogni cosa; la scarsa consistenza degli argomenti; la pretesa di superiorità morale; l’onestà come unico valore, oltretutto tradita dai fatti; il voltafaccia su qualsiasi tema etico; le tendenze razziste, omofobe e fascistoidi.
      Per me prima poteva fare pure l’inchiodatore di bare, non è quello che è stato il problema, ma quello che è.

    4. “PPS: risposta pre-registrata per tutti quelli che commenteranno “è stato frainteso”, “è stato decontestualizzato” e “è solo una battuta”: se la pensate ancora così, o non avete capito un cazzo o semplicemente pensate che Grillo faccia benissimo a comportarsi in questo modo; in entrambi i casi prendete un lassativo, riempite un secchio di merda sciolta e ingoiatelo. Sarà sempre meglio della mia replica, ve lo assicuro.”

      Via Petrelli, prossima volta provi ad arrivare FINO IN FONDO all’articolo

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