Ode all’ignoranza, ovvero di come non puoi più dire ignorante a chi lo è altrimenti è strage emotiva.
Ignorante: “che non conosce una determinata materia, che è in tutto o in parte digiuno di un determinato complesso di nozioni”.
Eppure.
Tutto questo, con un esempio molto spicciolo, è ciò che permetterebbe a un architetto di guardare un mio tentativo basico e sgraziato di proiezione ortogonale e dirmi “guarda amica, forse sta faccenda non è proprio cazzo tuo”. Avrebbe ragione. Non potrei nemmeno convincerlo del contrario perché non ho passione, pazienza, basi, ricordi scolastici sufficienti per giocare al suo gioco. Da ignorante trascenderei presto in imbecille totale se rispondessi alle ovvie critiche dell’architetto con una sonante arringa difensiva per descrivere il mio incidente di linee come valida progettazione.
Ecco. Rem tene verba sequentur dicevano.
Ora sul web – lo notate? – tutto è ormai ammorbato da una tossica permalosità annessa a un ‘politically correct’ portato al parossismo.
Risultato: un esercito di beoti che pur di non arrendersi all’umiltà ha sdoganato il concetto mortale che
“sono gli esperti che mentono a TUTTI! INFORMATEVI!”
Così facendo si è installato un ingombrante senso di colpa sociale, i veri esperti si sentono obbligati a giustificare il perché sanno quello che sanno, senza poter mai dire “tu sei ignorante, stai dicendo una cagata“.
È come se il dono della profilazione in ogni spazio social avesse installato scienza infusa, tanto non ti vedo, tanto dietro lo schermo puoi ingollarti tempo reale mille definizioni Wiki e fingerti espertone, con la pretesa subnormale che chi padroneggia davvero la materia non se ne accorga.
Fatal error.
Il cervello, lo studio, la passione, il REM TENE: no carissimi, non si possono istallare per googolata affannosa, non su cose davvero serie. E non è un fatto classista o di titoli di studio. Anche l’ingegnere non può far scuola al panettiere sulle dosi di lievito e farina, perché non è una questione di “strati sociali” ma di competenze. Ti tira su un grattacielo ma fagli fare uno sfilatino e implode il forno.
I social. Questa metastasi ulteriore del cancro Web ha fatto in modo che si potesse parlare per diritto, democrazia, libertà e il tutto grazie alla schiera di Hipster, Blogger, Politicanti, Giornalettismi Indipendenti che hanno esacerbato i principi di correttezza, verità e libertà di opinione. Quindi non puoi proprio permetterti in questa vita di dare dell’ignorante e invitare qualcuno a tacere su un dato argomento. Oggi no. Sui social non pensarci proprio.
E non è tutto: se osi farlo – specialità sulla quale mi applico ancora con cura e dedizione – vieni tacciato di arroganza, cattiveria, snobismo.
Ho letto SISMOLOGI che devono giustificarsi su cose quali geofisica, epicentro, faglie.
Ho letto PRIMARI dover giustificare perché possono dire con certezza come funziona una malattia o un vaccino. E come cazzo ti permetti dopo 25 anni di studio EEH?
La cosa esilarante è che l’ignorante può solo attaccare, ma non è in grado di controbattere davvero – non avendo quel “complesso di nozioni” – quindi a una certa se ne esce veloce-veloce con “TANTO È TUTTO UN COMPLOTTO DELLE CASTE! INFORMATEVI!”
Obiezione che arriva puntuale dopo che affermi queste cose: “ma questa ci sta davvero dicendo che allora tutti i medici e titolati sono bravi e onesti?” No. ‘Sta stronza vi sta solo dicendo che non può essere vero nemmeno il contrario tutto d’un colpo, altrimenti saremmo morti tutti a tre anni al primo schianto in triciclo.
Va bene farsi domande e ragionare, ma c’è un limite alle discussioni fatte ad cazzum con tesi prese ad minchiam. E soprattutto il lato critico della massa social ha la stessa massa neuronale complessiva di un anfibio (pensiamo alla combo micidiale bicarbonato+limone+sale per curare improvvisamente qualunque cosa: cazzo siamo, tubature?).
Ma no. Non scherziamo.
Dietro lo schermo, capre da ricotta.
Direi anche basta. Non sentitevi, non sentiamoci in colpa nel dare dell’ignorante quando oggettivamente ne abbiamo davanti uno, perché non è un’offesa ma un dato di fatto, perché sono loro gli arroganti e devono iniziare a farci i conti, NON chi sa di cosa sta parlando, NON chi fino a ieri ci ha salvato il culo sintetizzando farmaci, NON chi ha dedicato anni di studio e sacrifici per imparare qualcosa di utile per tutti.
Perché sapete, concludo con una certezza assoluta: va bene tutto ma con questa cosa dell’Università della Strada ci avete sacralmente fracassato i coglioni.
Riprendiamoci la sacrosanta locuzione “SEI IGNORANTE, TACI”.
Sturate, gente, sturate imbecilli.
[M.C.]
si cazzo!
Complimenti, hai avuto il coraggio di dire quello che in Italia non si puo’ dire: l’ignoranza e’ una colpa, non va scusata, non va coccolata e non va esaltata. Peccato che dopo decenni di apologia dell’ignoranza cio’ non ha alcun effetto. Ho scritto un articolo sullo stesso argomento sul mio blog, gradirei un commento da parte tua. Keep up the good work.
http://wp.me/p8yrNO-1W
Non è necessariamente una colpa ignorare qualcosa. L’odio assesta il suo batterio quando chi ignora trasfigura in imbecille provando a contrastare chi ne sa.
Darò un’occhiata, intanto grazie per aver letto.
“cazzo siamo, tubature ?” … sei il nuovo Manzoni
A questo punto devo scrivere I promessi stronzi.