Il Vaticano tuona: “Basta abusi.”
“Oh, minchia, finalmente!”, ho pensato leggendo i titoli dei giornali. Dai e dai la chiesa si è accorta che gli abusi su minori sono un’aberrazione e che ci siano troppi casi di violenze che vedono coinvolti ecclesiastici è una cosa inammissibile che va risolta subito.
E invece parlavano del fatto che le ostie devono contenere glutine, sennò mamma mia è un disastro, la comunione non è valida, non funziona.
Davvero? No, seriamente: davvero? La quantità e qualità degli ingredienti dell’ostia è rilevante ai fini della riuscita del rituale? Quante eucaristie del passato vengono invalidate da questa regola?
Ma, prima delle domande buffe, un po’ di storia.
Nella mitologia cristiana, la transustanziazione è il termine che indica la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo. Questa avviene solo durante la celebrazione eucaristica – più comunemente nota come “comunione” – nel momento in cui il celebrante invoca il nome del proprio dio affinché mandi lo Spirito Santo ed operi la trasformazione. L’invocazione viene chiamata “epìclesi sulle oblate”, che sembra un po’ un’uscita del Conte Mascetti (“tapioca posterdati!”), ma che in realtà è solo il modo in cui Fusaro direbbe “invocazione sulle ostie non consacrate”.
Il rito nasce da una frase di Gesù, che viene ripetuta in diversi vangeli e nella prima lettera ai Corinzi, in modi leggeremente diversi fra loro, ma tanto come sappiamo i vangeli sono tutti veri contemporaneamente, anche quando la traduzione viene cambiata diverse volte e soprattuto anche quando si contraddicono fra loro, per il paradosso del Vangelo di Schrödinger [1]. In soldoni il figlio di dio invita i suoi seguaci a mangiare la sua carne e bere il suo sangue (il pane e il vino) per ottenere la vita eterna. Chi lo fa sarà resuscitato da Gesù in persona il giorno della fine del mondo. La pratica è stata formalizzata nella sua forma definitiva durante il concilio di Trento (1545-1563), ma è stata oggetto di dibattito da secoli: in particolar modo vi fu un’aspra diatriba almeno sette secoli prima del concilio in cui si cercò di capire se l’ostia fosse davvero carne e sangue, o fosse solo una metafora. Vinse la fazione pro-cannibalismo, tanto che ancora oggi per la dottrina cattolica “con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Suo Sangue”. [2]
In realtà c’è dietro una supercazzola di quelle vere, quella per cui sì, il pane e il vino rimangono della forma del pane e del vino, ma nella sostanza diventano il corpo e il sangue di cristo, in barba a qualsiasi principio chimico, fisico o biologico. Ha la forma del pane azzimo, il sapore del pane azzimo, il colore del pane azzimo, ma è il corpo di Cristo. Una sorta di bistecca di seitan pre-veganesimo, insomma.
In realtà, che questa cosa sia state discussa nell’anno del signore ottocentoequalcosa, sotto il regno di Carlo il Calvo da Ermentrude, nella Francia Occidentale, lo capisco. Anzi, capisco anche la formalizzazione durante il concilio di Trento, perché le scienze moderne sono comunque posteriori al 1500, e anche se fossero state contemporanee non conta granché: la chiesa non è certo famosa per essere sempre al passo con il sapere scientifico.
Ma che nel 2017 si cerchi di stabilire la giusta quantità di una proteina (di cui si parla la prima volta nel XVIII secolo), che è indubbiamente qualcosa di “scientifico”, al fine di rendere efficace un incantesimo che non ha nessun legame neanche vago con la scienza, ecco, questo mi fa ridere. Mi fa ridere perché sembra di sentire Severus Piton che riprende Harry Potter perché non ha messo abbastanza Pelle tritata di Girilacco nella pozione polisucco. Anzi, ancora peggio, sembra di sentire questo:
Ma dai! Io capisco la fede, il credere in qualcosa di trascendentale, di spirituale, capisco la preghiera come momento di contatto e intimità con un’entità superiore, ma questo? Sembra Dungeons & Dragons. Anzi, sembra una versione inutilmente complicata di Dungeons & Dragons [3].
L’incantesimo Il rito di Transustanziazione può essere operato solo da un chierico ministro di secondo livello ordinato nell’esercizio delle proprie funzioni. Il ricettacolo dell’incantesimo del sacramento dev’essere un’ostia con specifiche caratteristiche e del vino con caratteristiche altrettanto specifiche. L’officiante deve pronunciare delle parole precise atte a invocare la divinità affinché pane e vino vengano permeati da una forza magica divina che le trasformerà, nella sostanza ma non nella forma, nella carne e nel sangue di un semidio profeta, che è anche quella divinità incarnata, vissuto più di duemila anni fa. Se assunti per via orale da una persona che non ha ingerito alcunché nell’ultima ora (a parte acqua o farmaci, o anche altro nel caso di anziani e malati, perché va bene la magia ma non vogliamo mica che i vecchi ci tirino il calzino davanti all’altare), se quella persona è pienamente conscia di chi sta per mangiare e se quella persona si trova al momento in grazia di dio [4], allora quella persona riceve la promessa d’immortalità da parte della divinità, nel senso che quando finirà il mondo verrà in qualche modo resuscitata e avrà vita eterna.
Se qualcuno vi descrivesse un rituale pagano con queste caratteristiche, non vi verrebbero dei dubbi sulla sua sanità mentale (e su un altro paio di dettagli)?
- Forma e sostanza usati in questo modo appartengono all’ilemorfismo aristotelico: senza nulla togliere al grande filosofo greco, è successo che nel frattempo, sia a livello filosofico che scientifico, siamo andati un po’ avanti rispetto alle speculazioni in materia datate 300 avanti cristo. Non era più comodo dire che è una metafora e basta? Non toglierebbe nulla al significato del gesto a livello spirituale, ma suonerebbe molto meno come una stronzata. In realtà questo vale un po’ per tutta la magia presente nella letteratura cristiana, ma non vorrei esagerare con i consigli sensati.
- Tutta la parte rituale è stata formalizzata dall’uomo e non vi è traccia di essa nella sua interezza nei testi “sacri”; il testo del rito è peraltro cambiato più volte nel corso dei secoli, anzi, addirittura è cambiata la lingua in cui
l’incantesimoil rituale viene pronunciato. Per quel che ne sappiamo, potrebbe tranquillamente essere una formulazione sbagliata, tipo “Wingardium Leviosà”, che infatti non funziona. Non so chi, fra i cattolici di tutte le epoche storiche, ma qualcuno avrà una bruttissima sorpresa il giorno della fine del mondo. - Che si possano prendere farmaci prima del rito (laddove è vietato tutto il resto) e che siano esentati gli anziani è oggettivamente e incontrovertibilmente una paraculata epica che non ha senso neanche secondo una logica “magica” e produce un ovvio effetto comico [5]. Ma, soprattutto: davvero a un dio onnipotente e onniscente, creatore di tutte le cose, nel momento in cui si celebra uno dei riti che sancisce una delle più alte forme di comunione spirituale fra uomo e divinità, interessa se ho bevuto un caffé mezz’ora prima? E soprattutto, la caffeina in pastiglie aggirerebbe il problema?
- La chiesa condanna ogni forma di divinazione, magia e stregoneria, tranne le proprie: infatti a profeti e santi è consentito vedere il futuro, e molti riti cattolici implicano l’invocazione di entità sovrannaturali per procurare vantaggi (seppur solitamente di natura meramente spirituale) per sé stessi o per terzi. Non è un po’ ridicolo osteggiare “la magia” e poi fare cose che la ricordano in maniera decisamente smaccata?
Ovviamente sto scherzando. Non c’è nulla che abbia senso nella religione, se si esclude il fatto che ad ogni persona dovrebbe essere consentito di percorrere un percorso spirituale e una ricerca del trascendente, sempre che questo percorso non porti alla convinzione che sia lecito o – peggio – addirittura avallato da un qualche essere superiore il poter imporre la propria volontà sugli altri o creare nocumento a terzi sulla base delle proprie credenze.
Che invece si discuta sulla quantità di glutine nelle ostie o si imponga l’uso di vino biologico durante l’eucaristia è una cosa che fa solo ridere, è una specie di contorto cavillare su dettagli che dovrebbero essere ininfluenti, è la massima espressione della burocratizzazione della chiesa, che nel suo guardarsi la buzza stabilendo regole, regoline e regolette non ottiene altro che non sia lo scatenare violente eruzioni di contraddizioni e anacronismi, spaccando il capello quando si tratta di decidere che tipo di farina mettere nel pane azzimo, ma raggiungendo vette di infinita vaghezza e inconcludenza se c’è da mettere la museruola al cazzo dei preti che s’inculano i chierichetti.
Il pezzo è finito, andate in pace.
[M.V.]
[1] “Si rinchiuda un passo del vangelo in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l’evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del glutine. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il vangelo è vero se il glutine ha colmato il vespro, altrimenti, come fosse stipo, è vero uguale perché sì.”
[2] Alla base della diatriba, in primis, stava il fatto che se quello che mangi durante la comunione è il corpo di Cristo, si potrebbero creare situazioni imbarazzanti, dal momento che non c’è modo di stabilire quale parte specifica corpo di Cristo stai mangiando. Celebre la frase dell’eretico Dionisio di Monsummano, detto l’Areofagita, che esclamò “Se la consistenza è spugnosa, io sputo tutto”.
[3] Qualche maligno dirà “quindi è la quarta edizione di Dungeons & Dragons”, ma questa è una battuta nerd, davvero, cambiamo discorso, che sennò finiamo a parlare di giochi di ruolo tradizionali e indie e parte un flame che a confronto le discussioni con gli antivaccinisti sono raduni di ottantenni sotto lexotan.
[4] Non è in grazia di dio chi è consapevole di essere in peccato mortale e non si è confessato. È però escluso chi proprio non ha potuto confessarsi, per esempio perché ci aveva judo, ma comunque è pentito tantissimo, davvero, e promette di confessarsi subito dopo l’esame per la cintura verde.
[5] “Frodo, devi gettare l’anello dentro Monte Fato, perché solo le fiamme eterne del vulcano possono distruggere l’unico anello.”
“Uffa, Gandalf, ma Monte Fato è in culo ai lupi e io ho le gambette corte, non posso gettarlo nel fuoco del camino, invece?”
“Hai le gambe corte, è innegabile. In questo caso ok, puoi buttarlo nel camino.”
è sempre un piacere leggerti! grande post!
Grazie!
Sarò un po’ strano, ma
– da credente in Dio (mia personale eresia cristiana)
– da tipo che ritiene che la magia sia possibile – anche se non ho modo di dimostrarlo scientificamente. Ma ci spero
– soprattutto, da giocatore di ruolo
Dicevo – problemi con l’app, chiedo scusa – da tutto ‘sto flipper incasinato che è la mia testa, trovo che questo articolo sia meraviglioso, e non solo per le risate XD
Mi ricorderò del post, la prossima volta che un amico con cui litigo sulla religione – lui studia teologia – mi definirà postcartesiano.
E magari, gli chiederò di questo cavillo imbecille sul glutine o se si possano usare i wafer delle Tre Marie come ostie, visto che sono pure molto buoni 😛
E, se proprio insiste, vai di Expelliarmus 🙂
Non mancherò! XD
Altrimenti, c’è sempre il mio Patronus a forma di Re in Giallo…
Standing ovation, applausi, rutilare di luci e la banda suoni pure la marcia trionfale su tutto il pezzo.
Particolari elementi di giubilo (o di giubileo):
– I paragoni con D&D (5ed, che la 4° era ingiocabile).
– La notazione che una religiosità vissuta intimamente non ha mai fatto male a nessuno (che, senza ironia, è una distinzione civile e onesta, e sarebbe bello che anche i cattolici integralisti si rendessero conto di questa *sfumatura*).
– Ognuna delle note di approfondimento, nessuna esclusa, è un nuovo stato dell’arte dell’ironia – e io in confronto sono fermo al suono delle scuregge fatto con l’ascella.
Mi permetto di rilanciare questo articolo ai miei non-lettori
Solo se lo corredi di scuregge fatte con le ascelle, che non sono radical chic ma che da quando sono state usate per suonare sono comunque una forma d’arte.
dicono che se sei celiaco e mangi ostie con glutine poi la sudorazione della tua pelle rende scich le scuregge con le ascelle, se non vincono prima i pastafariani.
Meglio se rilancio prima, e mi guardo gli appositi video poi.
Dimmi che è una bufala… Tra l’altro trovo abbastanza indicativo che alla Chiesa non freghi nulla se il corpo di Cristo, nel caso dei celiaci, si trasformerà in diarrea pochi minuti dopo
L’ha ribloggato su AndreaTaglioe ha commentato:
A parte le grassissime risate che mi sono fatto io, consiglierei questo articolo a qualsiasi integralista cattolico che dovesse capitare qui dopo i miei sconfinamenti nella loro bolla dell’eco, così, giusto per dare l’idea del nonsense che pensano sostenga la loro ideologia.
Credenti di buon cuore, voi invece non avete nulla da temere: il taglio è cinico in maniera inaccettabile, quasi offensivo, ma è quel quasi a fare la differenza.
Se non vi scandalizza sapere che la vostra religione vi sta rendendo delle persone migliori anche se non siete gluten-free, potete pure leggere e anche riderci sopra, perché, effettivamente, io una ironia così fantasiosa non posso fare altro che apprezzarla e condividerla.
E devo aggiungere questo link: https://www.facebook.com/199893993443111/videos/845400402225797/
ps mi permetto di riportarti un episodio accaduto a mio figlio cinque anni fa…. eravamo a una messa per festeggiare il quarantesimo di matrimonio dei miei zii
…dopo il “oh Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa…”, i pochi credenti che sono ancora rimasti nella mia famiglia, si sono avvicinati al prete per ricevere il corpo di Cristo. Tra questi, anche un mio nipote di dieci anni, educato secondo le prescrizioni della Chiesa Apostolica Romana; accanto a lui, fuori dal mio controllo, c’era anche mio figlio Jurij, di otto anni e mezzo che, a voler essere pignoli, non solo non ha mai fatto la comunione, e non solo non si è mai confessato, ma non ha ricevuto neppure il battesimo (a meno che non gli sia stato somministrato di nascosto da qualche cattolico). Lui, però, incurante di tutto, e senza battere ciglio, si è avvicinato al prete e ha mangiato Dio. Con la particola in bocca, si è girato verso di noi, che eravamo due file dietro, facendoci segno con la mano per dire: cos’è? Noi gli abbiamo detto di non preoccuparsi. “Mastica bene, mi raccomando”, gli ha sussurrato mia moglie (lui infatti tenderebbe sempre a buttare giù tutto, come una grondaia). Poco dopo, l’ho sgamato mentre, con un dito, si toglieva i resti mollicci della particola da un molare cavo, uno dei residui della dentizione da latte.
Il problema è stato dopo. Alla fine della cerimonia, Jurij si è avvicinato a noi con la faccia praticamente verde. “Che succede?” gli ho chiesto. “Sto male”, mi ha detto. “Male come?”. “Nausea”. Sembrava sul punto di svenire. O di convertirsi. O di cadere in preda a convulsioni, come nei peggiori film di esorcismi. Il suo corpo si stava ribellando alla presenza di Dio? O Dio ci stava punendo per la nostra tracotanza? Gli ho messo una mano sulla spalla e l’ho portato fuori. Gli veniva da piangere. L’ho abbracciato. Povero piccolo, ho pensato: quale lotta si sta combattendo nel tuo corpo? Ma dopo un po’, si è divincolato dal mio abbraccio, e ha mollato un rutto. Poi mi ha guardato, e con un sorriso mi ha detto: “Passato”. E ora mi domando: ma da un punto di vista teologico, quel rutto, cosa mi sta a significare?
🙂
Adesso è ancora presto, e sembrerà ai più un’eresia bella e buona, ma fra qualche anno vedrete che il vaticano siglerà un accordo in merito, per la produzione di qualcosa atta allo scopo, tipo le Ostioline, gli Abbracci di Pace, o i Consacratelli del Mulino Bianco……
il succo del discorso è che in D&D i chierici sono sgravi