La via di mezzo. Ovvero la vita nella cacca con la testa fuori.

Ventinovemila persone, ventinovemila, un piccolo esercito, ed è proprio il caso di dirlo, ventinovemila persone hanno aderito all’iniziativa “andiamo a sparare all’uragano Irma”.

Non che tra razzisti, religiosi, antivaccinisti, creazionisti, e compagnia bella, non avessi preso contatto con la follia del genere umano, ma l’immagine così evidente, palesemente ridicola, di questi cristiani (giocata sicura) che sparano all’aria per scacciarla è davvero umanamente imbarazzante, una resa incondizionata di fronte alla gestione delle risorse umane del paese.

Perché senza bisogno di evocare i nostri amici complottisti, è ovvio che se da una parte la genesi di queste persone è il tramonto dell’umanità, dall’altra quei pochi che sono in grado di gestire la situazione non possono che prendere atto del materiale e comportarsi di conseguenza. Voi come vi comportereste se doveste gestire delle scimmie stupide come la merda, pericolose come serpenti ma che vi fruttano come vacche grasse? Ecco, niente complotti, solo ovvie conseguenze.

E mentre da noi si assolve un Mastella come niente fosse, ossia allo stesso modo in cui infilo una notizia di nessunissima attinenza nonché interesse, l’umanità si scioglie in una forma di diarrea che i poeti ci hanno abituati a sognare invece come una grande esplosione. Soddisfazione che probabilmente non avremo, perché siamo diventati troppo “lenti” per conservare una qualche forza esplosiva, e la corsa verso il bagno con cui ci traina quel po’ di umanità senziente e capace non è la paura del botto, quanto il tentativo di non rendere il pavimento irrecuperabile.

E noi? Noi che siamo abbastanza abbastanza intelligenti da capire di stare sbagliando, che le cose non vanno o addirittura cosa non vada, ma non abbastanza intelligenti da capire cosa fare per migliorare la situazione, noi che viviamo nella via di mezzo tra il coglione che spara all’uragano e il genio che spara sonde nello spazio, noi che vediamo gli scienziati e i filosofi come allenatori di Serie A ma viviamo seduti tra i cafoni del baretto che “quello non capisce un cazzo”, noi che facciamo la differenziata e usiamo motori a scoppio, noi che vediamo organi stampati in 3D e non passiamo nemmeno le foto dal cellulare al PC, noi che sentiamo di vivere nel passato mentre il futuro ci passa davanti a gli occhi, o tra le dita e invece è proprio così; noi, questi qui, che viviamo nella merda ma con la testa fuori, cosa diamine possiamo fare?

Io non lo so. Forse se riuscissi a tirare fuori una mano dalla merda potrei grattarmi la testa e arrivare a una soluzione, o forse finirei di affogare. Credo però che quelli di noi che sono in grado, dovrebbero fare un passo in più e tirarsene fuori, se non per allungare una mano a gli altri, almeno per far abbassare un po’ il livello generale della merda, almeno per portare sulla “nave di quelli che se andranno” un po’ di varietà in più.

Studiate, capite, e andate avanti, non pensate a noi.

[D.C.]

4 risposte a "La via di mezzo. Ovvero la vita nella cacca con la testa fuori."

  1. Sono un po’ fuori dal mondo, non conoscevo questa meravigliosa iniziativa dello sparare ai fenomeni climatici: chissà che risultati!
    Sembra roba da film del tipo Sharknado, solo che Redneckado sarebbe un titolo poco funzionale… bisogna trovare il modo di comprimerlo preservandone il senso 😛

  2. Non farà la differenza, ma pur con tutte le obiezioni e le divergenze con le vedute di questo blog mi sento di dire che questo post mi ha dato l’impressione che qualcuno che si trova nella mia stessa situazione c’è, e me lo scrive (come sempre molto bene).
    Non farà la differenza, ma non siamo in tanti in questa situazione – o almeno non siamo molto rumorosi in internet, quindi è difficile ascoltare le nostre stesse voci, ma qualcuno qui vi legge, e si riconosce, molto (e magari indegnamente) in questo post.
    Grazie.

  3. La soluzione ce l’aveva detta la nostra maestra, più o meno in seconda o in terza elementare: leggete dei libri.
    Perché ciò che ci sta aggredendo non è solo ignoranza, è mancanza di immaginazione.
    Perché è vero, non vi è argomento di studio più difficile e complesso della fisica dell’atmosfera, ma basta un po’ di immaginazione per dirti che, visto che se pisci controvento ti bagni, se spari controvento… (ne hanno già ricoverati un paio).
    La mancanza di immaginazione è molto peggio della mancanza di istruzione.
    Ma naturalmente, mentre noi magari davamo retta alle nostre maestre, qualcuno capì che far passare l’idea che era OK essere “quelli che non sedevano nei primi banchi” sarebbe stato un buon espediente politico.
    Perciò ignoranti, sì, ma soprattutto ignoranti fieri di esserlo, incapaci di immaginare una condizione diversa. Tutti a sparare nei tornado.
    Ma consoliamoci: c’è anche chi ha proposto di usare un’atomica per risolvere il problema del maltempo.

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