È difficile ignorare l’elefante nella stanza costituito dal referendum catalano, in cui la non costituzionalità dello stesso contrapposta alle feroci violenze perpetrate dal Governo spagnolo ha rapidamente polarizzato le posizioni sulla questione: hanno ragione gli indipendentisti o il governo spagnolo?
Risposta breve, ovviamente assolutamente personale: è difficile valutare la questione nel suo complesso, dato che l’indipendenza della Catalogna è un tema che ha radici lontane e rami estesi in ogni direzione; coinvolge non solo la regione in sé (la sua storia, la sua economia, la sua identità), ma – ovviamente – anche la Spagna e l’Europa. Inoltre, come spesso accade in questi casi, ci sono non solo idee, ma anche dati e numeri discordanti. Ma, visto quello che è successo nelle ultime ore, una vocina della mia testa continua a rispondere alla domanda con un secco “non ha ragione nessuno”. Preceduto, in realtà, dallo schifo e dalla paura per l’uso insensato e criminale della violenza da parte del Governo spagnolo: poco importa che abbia “legalmente” ragione sulla legittimità del referendum. Una violenza da regime di quell’intensità non si vedeva in un paese civile, forse, dai tempi della Diaz.
Certo, il referendum per l’indipendenza della Catalogna è chiaramente “nato male”. Correggetemi se sbaglio, ma in Spagna (come, per esempio, in Italia), proporre un referendum per l’indipendenza di una Regione, anche a statuto speciale, è incostituzionale, perché l’unità della Nazione spagnola è considerata indissolubile. Se anche si volesse “staccare” una regione, l’iter sarebbe una riforma costituzionale, eventualmente seguita da un referendum. Quindi l’iniziativa unilaterale promossa da Carles Puigdemont tramite il Parlamento della Catalogna ha poco senso a livello legale, e rischiava comunque di fare la stessa fine del “referendum” analogo del 2014, che venne dichiarato incostituzionale con le stesse motivazioni di quello più recente e quindi venne invalidato. In quel caso il risultato della consultazione fu un’apparente vittoria degli indipendentisti, con l’80% dei voti a favore, resa assai dubbia però dall’affluenza, che si fermò appena al 35%.
Personalmente non ritengo che sia accettabile che una Regione convochi unilateralmente un referendum illegale per avallare un processo la secessione dallo Stato di cui fa parte. Mi spiace, ma con me la scusa della disobbedienza civile non funziona granché nei casi in cui implica la negazione di un diritto (in questo caso il diritto degli Spagnoli, catalani e non, di veder rispettata la Costituzione su questioni centrali come l’unità nazionale). Se fosse vero – e non è ovviamente dimostrabile a priori – che la maggioranza dei catalani vuole l’indipendenza, penso che sia solo tramite il dialogo politico e il rispetto delle leggi e dello Stato a cui a suo tempo si è scelto di aderire che questa debba essere raggiunta.
Il Governo spagnolo, però, ha reagito nel modo peggiore possibile, con una violenza efferata, inviando decine di migliaia di militari per reprimere nel sangue l’iniziativa. Qua ci sono molte meno parole da spendere: non solo ritengo che non sia accettabile, ma penso anche che un uso simile delle Forze dell’Ordine su cittadini non violenti sia indegno di una società civile. C’erano mille modi migliori per risolvere il problema, e la paura delle ripercussioni politiche di un’iniziativa simile, per quanto sbagliata, non possono e non devono giustificare in nessun caso un uso così feroce della violenza su cittadini inermi. La risposta dev’essere prima di tutto politica; e anche se sul piano della legalità può esserci una condanna, l’uso della violenza (oltretutto preventivo e immotivato, vista l’assenza di minacce di rilievo alla sicurezza dei cittandini) è barbarico e animale. Non solo: è anche controproducente, perché rischia di innescare vendette popolari e scontri ancora più sanguinosi, oltre a conferire un’aura di legittimità a una cosa che, se risolta pacificamente, non ne avrebbe avuta granché.
Insomma, non riesco a prendere una posizione sulla questione dell’indipendenza in sé, perché non so quale sia la percentuale di catalani favorevoli alla secessione, né di preciso le conseguenze sulla Spagna e sull’Europa di un’eventuale autodeterminazione della Catalogna; l’unica cosa che so è che secondo me il processo dev’essere politico e civile, e non uno scontro che faccia uso di trucchi e escamotage populisti che esulano dalle regole del dibattito democratico da un lato, né, tantomeno, che sfoci nella violenza e nell’uso strumenti repressivi da regime totalitario dall’altro.
Mi spiace, ma per quanto mi riguarda credo l’unica strada per risolvere i conflitti in un paese moderno sia il dialogo: civile, democratico e soprattutto non violento. E dev’essere lo Stato, in primis, a garantire questi tre punti (quindi sì, sto dicendo che fra Rajoy e Puigdemont hanno entrambi torto e dovrebbero dimettersi entrambi, ma Rajoy ha più torto, perché la violenza per fermare la non violenza non ha veramente un cazzo di senso da qualsiasi punto si guardi la questione). D’altro canto, forzare le regole e agire in modo torbido e affrettato, instillando il sospetto che si tratti di una decisione presa da una minoranza, è un modo d’agire che non mi piace per nulla, specialmente se portato avanti da una forza politica che ricopre un ruolo importante all’interno dello Stato.
Insomma, un pasticciaccio brutto che si è trasformato in qualcosa di orribile, con conseguenze difficili da immaginare, perché se è vero che non è sicuro che la maggioranza dei catalani sia favorevole all’indipendenza, è assodato che la maggioranza degli spagnoli è favorevole alla democrazia che, fra colpi di mano e colpi di manganello, ieri ha fatto una bruttissima fine. Ed eccolà lì, la vera sconfitta.
[M.V.]
PS: di immagini crude e sanguinarie sono pieni i siti e i social e, sono sicuro, non farete fatica a reperirne se v’interessano. Non ne ho aggiunte non perché non pensi che sia sbagliato “mostrare” la violenza per condannarla, ma perché non mi va di usare il sangue come acchiappa-click, visto che se ne vede già un quantitativo spropositato (e, a seconda degli articoli, anche nel senso di “a sproposito”). Quindi, niente sangue, per oggi, qui, che se n’è già visto abbastanza.
“…non solo ritengo che sia accettabile, ma anche che sia indegno di una società civile, un uso simile delle Forze dell’Ordine su cittadini non violenti…”
Credo intendessi “INaccettabile”.. 🙂
Sì, ovviamente, abbiamo già corretto la frase 🙂
Qualcosa non torna.
Sebbene detestabile, Rajoy e il suo entourage non possono essere cosi sprovveduti da esporsi mediaticamente facendo rompere teste a casaccio alla guardia civil in una situazione che poteva essere contenuta e minimizzata per altre vie.
Se la scelta è stata questa, è probabilmente per ottenere un feedback dall’interno, un contarsi in vista di scadenze che potrebbero pregiudicarne la strategia politica futura, e anche per mandare un segnale all’esterno del Paese sulle capacità di gestione di problematiche sociali emergenti (flussi migratori e terrorismo) su posizioni non garantiste, un sorta di “democrazia rieducata” propria di una certa mentalità.
Qui in Italia non dovremmo essere così sorpresi da tali metodologie…
A me ha fatto tornare in mente Cossiga, un uomo che mi fa vergognare di essere sardo anche ora che non c’è più da tempo…
In ogni caso è un atteggiamento che è tutto meno che rassicurante…
Ti faccio un esempio: supponiamo che io vada a giro nudo per strada, che è reato dovunque (o almeno comportamento passibile di sanzione amministrativa). Dopo un po’, un poliziotto mi fermerà e mi dirà come minimo di coprirmi; supponiamo che io lo ignori e continui per la mia strada. A quel punto, il poliziotto come minimo mi prenderà per un braccio e mi porterà in macchina; se poi mi butto per terra facendo resistenza passiva, è ben probabile che verrò trascinato, riportando escoriazioni, e anche successivamente condannato per resistenza a pubblico ufficiale. Questo lo chiameresti fascismo da parte della polizia? Suppongo che tu penseresti che in realtà sono io che quel giorno volevo cercare guai. Eppure ero inerme (cosa c’è di più inerme di una persona nuda?) e non violento (non ho provato a colpire il poliziotto né minacciato di farlo).
Ora, attentare alla costituzione di un paese è molto più grave che non andare a giro nudi; commettere in reato in concorso con altre persone è molto più grave che farlo da solo; in ogni caso, un poliziotto ha il dovere di utilizzare quel livello minimo di violenza necessario a impedire che si continui a commettere un reato dinanzi ai suoi occhi. È così dovunque, altrimenti è anarchia: ora, magari sei anarchico e non c’è niente di male in questo. Ma non puoi pretendere che lo stato ti aiuti a distruggerlo.
Il paragone con la Diaz non regge: in quel caso, la polizia italiana ha fatto irruzione in una scuola in cui delle persone dormivano, per di più dopo essere state autorizzate ad entrarvi. Ma se ti ostini ad occupare un edificio pubblico anche dopo che la polizia ti ha detto di uscire, le manganellate te le cerchi: hai già scelto di fare la guerra e ti senti un eroe, ma l’eroe è uno che conta di farsi male.
Al limite, se ci sono stati casi in cui i manifestanti sono stati picchiati dopo che avevano desistito dalle operazioni di voto illegale, a scopo punitivo, quello sì, è un atteggiamento fascista e inaccettabile.
Pensavo fosse chiaro, il paragone con la Diaz si riferisce solo all’efferatezza delle violenze.
Un conto è far sgombrare un presidio (anche non autorizzato) di persone passive trasportandole fuori, un conto è è far sgombrare un presidio (anche non autorizzato) di persone passive spaccandogli la testa a manganellate, calciandole a terra e continuando a colpire una persona immobile e inerme.
L’esempio si riferiva alla violenza (che dai, in certi casi è stata davvero brutale e immotivata), non al concetto di fondo.
Dal punto di vista concettuale però sono d’accordo con te, se metti in opera azioni volte a minare l’essenza stessa dello Stato (e una secessione questo è) è normale che la polizia intervenga.
Il punto è che se lo fai pacificamente e non aggredisci nessuno, l’uso di una violenza estrema è un pochino fuori luogo, IMHO (e infatti ottiene l’effetto di far passare “dalla parte della ragione” chi in realtà non ne aveva poi granché).
Se ci sono stati episodi in cui la violenza è stata usata in modo punitivo ed inutile a riportare l’ordine, hai ragione. Però, il fatto stesso che in molti seggi si sia riusciti a votare, significa che di violenza, in generale, se ne è compiuta meno di quella che si poteva. Le immagini in rete ti mostrano solo un fotogramma, ma non quello che è successo prima.
Ti invito anche a riflettere che le manganellate sono solo un aspetto del fascismo; un altro sono le mancate manganellate e la volontà di cercare il dialogo con chi viola la costituzione. Ad esempio, le mancate manganellate per sgomberare gli edifici occupati da Casapound e permettere loro di svolgere un’attività politica fascista; le mancate manganellate per impedire a militanti di Forza Nuova di manifestare di fronte ad una scuola per impedire l’accesso ai bambini rom, etc. Non so te, ma io in questi casi vorrei una polizia che non cerca il dialogo, ma dice al fascista di smetterla subito e se questo disobbedisce, lo saccagna dalle botte per fermarlo subito; e se tra i fascisti ci sono dei vecchietti nostalgici che scelgono di infrangere la costituzione, essi non mi fanno alcuna pena.