Un articolo spesso dilettevole di Franco Sardo
Più della morte degli dei, a fare rumore è la loro caduta. Cito a memoria una battuta dal social di questi questi giorni: “Preferivo il 2016 in cui i miei miti morivano.”
Bingo. Lasciamo stare il fatto che difficilmente l’eminenza grigia – accappatoio bianco del cinema americano, Weinstein, fosse veramente il mito di qualcuno. Lasciamo stare che la stessa cosa valga a maggior ragione per Fausto Brizzi, le cui accuse di molestia rappresentano forse l’apice di popolarità mai raggiunto. Si tratta di gente in qualche modo famosa, con una caratteristica comune: sono stati accusati di aver molestato e in alcuni casi persino violentato delle persone. Dal caso Weinstein in poi, sulla scia del #MeToo, sono fioccati una miriade di nomi, per lo più riconducibili al mondo dello show business. Tanto che dentro questo fenomeno di disvelamento, questa perestrojka o persino rivoluzione, ci sta finendo tutto e di tutto, come la corrente di un fiume che trasporta ciò che in realtà nasconde. Un fiume di merda, visto cosa c’è dentro. Eppure ciò non significa che in mezzo a tutto questo non emerga, per dimensione o per valore, qualcosa. Ora, per chiunque abbia frequentato l’umorismo negli ultimi 10 anni, Louis CK è indubbiamente qualcosa di grande valore e di grande dimensione. Solamente, ritenendoci fortunati, a noi lo dimostrava coi suoi spettacoli. Intendo dire quelli in piedi. Davanti a varie persone. Quelli di cui abbiamo visto i video, insomma. Spero che almeno adesso si sia capito di cosa parlo. Non conosco tanto bene i vostri archivi.
Diverse persone hanno rivelato che Louis CK si sarebbe masturbato davanti a loro, in una maniera che, seppure non violenta, non si può comunque definire consensuale. Il comico ha confermato e, sostenuto in questa decisione da praticamente tutti, ha deciso di lasciare le scene a tempo indeterminato, complice anche la cancellazione dei suoi programmi già realizzati. Ma non è proprio di Louis CK che voglio parlare. Almeno non solo. Voglio parlare del caos calmo che si sta vivendo a proposito della caduta della sua reputazione. E ne voglio parlare perché in Italia abbiamo già vissuto un momento in cui il comico più famoso veniva coinvolto in uno scandalo che ne minava completamente la credibilità. Abbiamo infatti avuto Daniele Luttazzi. Che in questo momento probabilmente si sta masturbando davanti ad un’attrice dopo averle chiesto: “Vuoi partecipare ad una caccia al tesoro?”
Cosa resta infatti di questi eventi in chi la satira la fa o la vuole fare? Perché se è vero che Bill Cosby è diventato immediatamente un bersaglio dell’umorismo, specie in rete, al punto che basta il suo volto per alludere ad un stupro consumato su una persona addormentata, è anche vero che, per dire, Woody Allen non è mai stato oggetto di particolare scherno per i suoi matrimoni sopra le righe. Cioè, diciamola meglio: per aver sposato la figlia adottata dalla compagna. Una roba talmente conturbante che in altri tempi ci avrebbero costruito sopra una religione con una dieta rigida, feste fantastiche e copricapi bizzarri.
Perché arriva poco o nulla, dal mondo della satira, a chi di quel mondo si rende responsabile di certe cose? D’altronde, se “castigat ridendo mores”, a maggior ragione non si può voltare dall’altra parte quando qualcosa di vicino e da castigare la coinvolge. C’è insomma un certo imbarazzo selettivo nella scelta dei bersagli satirici. Immaginatevi se si fosse scoperto che George Bush si fosse masturbato compulsivamente davanti a donne intimorite. Oppure se si fosse scoperto che il programma di Donald Trump fosse copiato da dei politici russi… ehm… vabbè. In ogni caso, frotte di autori si sarebbero fiondati a produrre una quantità di materiale immane. Cosa che nel caso di Louis CK e di Luttazzi non è successa. E non si tratta di un’assenza casuale: è stata e finora è proprio una specifica reticenza. E come ogni reticenza, inutile. Perché ad ogni modo da oggi in poi sarà molto difficile che un comico americano parli di masturbarsi senza parlare o non-parlare di ciò che ha fatto Louis CK. Ecco che il giovane Jim Benazzi sale sul palco e: “Una volta mi sono masturbato… ehm… non avrei mai creduto di doverlo sottolineare ma: ero da solo.”
Perché se è vero che in una qualche misura nominare i problemi è anche un modo per affrontarli, il silenzio satirico che rischia di imporsi su Louis CK sarebbe un modo per ritardare l’elaborazione collettiva del dramma in cui è coinvolto. Una copertura che gli renderebbe più difficile persino un giorno uscirne. Se c’è una cosa che il caso Luttazzi ci ha insegnato, se non a lui almeno a noi, è che dopo uno scandalo rinchiudersi in un angolo a rimuginare magari covando un certo rancore non è la soluzione. Tanto meno lo è ignorare completamente la cosa, da parte degli altri autori satirici, come se non fosse successo niente. Ne va dell’idea stessa di satira che ama il proprio pubblico per la sua intelligenza. Sia chiaro, quando dico “satira che ama il proprio pubblico per la sua intelligenza” non parlo di Zelig, e quando dico “non parlo di Zelig” non parlo di Zelig il film di Woody Allen, e quando dico “Woody Allen” non parlo del matrimonio di Daniele Luttazzi con la propria figlia adottiva.
Ci sono mille modi di affrontare il caso, e non è competenza di tutti farlo. Non ci si aspetta che Seinfield, il cui umorismo è sempre stato connotato da leggerezza e osservazioni di vita quotidiana per l’occasione verta su uno scandalo sessuale. E idem non me lo aspetto dalle persone che sono veramente amiche di Louis CK, persone legate affettivamente a lui che per mille ragioni possono e devono poter far cadere un sipario d’intimità. Parlo ovviamente di tutti gli altri. Penso che il pubblico che ha assistito a questo scandalo meriti una voce satirica che ne parli, ne rida e lo faccia ridere e ragionare. Con quale forma di risata, sta alla sensibilità di ogni autore decidere e poi al pubblico giudicare. Purché se ne rida. L’irrisione, e questo è l’abc, è catartica, e non ci vuole certo un genio per capire che in qualche modo l’intero mondo della stand-up perderebbe qualcosa della sua autorevolezza nel caso si producesse in una qualsiasi forma di omertà. Poi, anche da un punto di vista personale, potrebbe essere un modo, seppur doloroso, di elaborare la cosa: Bill Cosby, per esempio, adesso che ovunque lo sfottono giustamente, sta benissimo, e quando non sta benissimo ha sempre da parte un po’ di Roipnol per farsi un riposino rilassante.
E in ultimo, fra le persone che ci si aspetta arrivino a citare la cosa, ci potrebbe essere, chissà, ovviamente e paradossalmente, Louis CK stesso. Esattamente come da sempre attendo un gesto di orgoglio di Luttazzi che scriva un pezzo in cui da clown ritrovato rida della propria caduta, un giorno, non ora, me lo aspetterei da Louis CK. Impensabile per uno dei due un ritorno in scena come se nulla fosse, quindi o si affronta la cosa o non si tornerà mai più in scena. Il nostro, con ulteriore dispiacere per tutti coloro che sono cresciuti con la sua comicità sembra ormai aver scelto la strada dell’esilio, con uno spreco di capacità e intelligenza che già solo lo stagno in cui langue la satira italiana dimostra alla perfezione. Louis CK invece ha ancora tutto il tempo per decidere e valutare. Difficile credere che lo farà, difficile riuscire, ora come ora, a volerlo. Ma è una cosa possibile e, qui sta il punto, in effetti legittima. Non sarebbe facile, non sarebbe giusto che lo fosse, ma potrebbe essere, una volta saldati nelle opportune sedi i debiti con le vittime e la giustizia, un bel modo per dimostrare che nonostante i propri errori, si sia capaci di riprendere la propria vita in pugno. Ehm… ho detto “la vita”.
[F.S.]
PS: E poi se lo facesse Louis CK a quel punto Luttazzi potrebbe copiarlo. Quello sì che sarebbe un tesoro che varrebbe la pena di trovare.