L’orchiectomia di Luigi Di Maio

C’è una cosa che, sinceramente, non mi spiego di Di Maio. Spesso su queste pagine abbiamo dato addosso ai cinque stelle, soprattutto quando dicevano qualche minchiata pseudoscientifica o quando si rifiutavano di votare qualche legge che tecnicamente sarebbe dovuta essere anche nelle loro corde (di solito nel legittimo tentativo di osteggiare il PD, cosa che però cozza un po’ col voler fare “il bene comune”, in alcuni casi) e, sebbene più raramente, ne abbiamo – seppur a modo nostro – preso le difese quando erano chiaramente vittima di un sopruso.

Ma difficilmente mi sono trovato a non capire un cazzo di quello che facesse un cinque stelle, soprattutto uno di quelli in vista come il neo-leader. Fino alle ultime settimane. Perché poi è successa quella cosa per cui Di Maio ha sfidato Renzi. Renzi ha accettato, e Di Maio si è tirato indietro con una supercazzola che a confronto la parlantina di Lello Mascetti sembra quella di Harpo Marx. Ma questo avveniva all’indomani di una batosta per il PD, evento che aveva dato una scusa, se non un’effettiva motivazione, al frontman pentastellato. Ieri però è arrivato il bis: ospite nella trasmissione dell’Annunziata (forse anche per rimediare alla pessima figura dell’On. Laura Castelli di fronte alla Gruber e a svariate migliaia di telespettatori), Di Maio se n’è andato prima che entrasse Salvini, di fatto sfuggendo a qualsiasi tipo di confronto.

Ma perché? Prima o poi qualche dibattito televisivo gli toccherà pur farlo. Non si può sempre sfuggire a qualsiasi contraddittorio, c’è bisogno che i leader dei partiti in lotta per il governo del paese si mettano uno di fronte all’altro ed espongano le proprie idee non solo all’elettorato, ma anche alle critiche e alle domande degli avversari.

Di cosa ha paura? Di non saper rispondere alle domande degli oppositori? Di essere messo di fronte alle numerose incoerenze del suo partito? Ehi, questo è pane quotidiano di qualsiasi politico. Oltretutto, né Renzi né Salvini, per citare gli altri leaderini coinvolti nei due episodi, sono famosi per la coerenza: ce l’hanno quando fa comodo, ne hanno meno quando è un po’ meno conveniente averne. Il famoso mantra “e allora gli altri?” qui poteva tornare utile.

Non ha neanche ottenuto il posto di candidato premier (sic!) con delle primarie vere. Praticamente non ha mai avuto un confronto diretto con nessuno. Come mai? Idea sua? Suggerimento del Semplice Portavoce™? Ordini di Casaleggio Jr (“che sennò poi dici le cazzate e tocca non smentirle come al solito”)? Che cazzo può succedere di peggio di quando ha accusato Boneschi di prendere un vitalizio che Boneschi non prendeva più, perché era morto, o di quando ha detto che Pinochet era il dittatore del Venezuela, o di quando dimostrò al paese di avere serie difficoltà nella lettura delle email?

Davvero, non colgo il senso strategico e politico di apparire così sfuggente: fare la figura dell’ignorante sarebbe solo rafforzativo, e non così disastroso visto il livello del dialogo politico del paese, e anzi in questo senso il rischio è di voler passare per “superiore”, ma di fare in realtà la figura del pusillanime. Perché in un paese in cui tutti le palle le dicono, spesso con gusto, stona di molto qualcuno così timido da decidere a più riprese non di non dirle, che sarebbe davvero una cosa buona, ma direttamente di non tirarle mai fuori.

Qualcuno me lo può spiegare? Ci conto.

[Marco Valtriani]

3 risposte a "L’orchiectomia di Luigi Di Maio"

  1. Ipotesi: il M5S è un esperimento per misurare il tempo necessario per sminchiare una realtà di potenziale successo – parte del programma è convincente, sulla carta – portandola sotto qualsiasi soglia di sbarramento.
    Altrimenti non so perché succedano certe cose, in quel movimento: non ho molta fantasia in politica e gombloddih.

  2. M5S ha vinto voti tra i giovani e gli analfabeti per l’aggressività contro la ‘vecchia’ politica, come movimento di rottura.
    Un leader timidino e restìo al confronto è proprio perfetto per veicolare l’immagine di aggressività su cui si è basata la fortuna politica del movimento.
    (thumbs up)

  3. perchè, a mio parere, nonostante il basso livello culturale perfino Di Maio è consapevole che la “””politica””” del suo partito si basa esclusivamente sul nulla, o meglio sul mantenere un costante stato di confusione che impedisca ad ogni dibattito di entrare nel vivo e di parlare di contenuti. In un confronto diretto sa di non poter sostenere, di fronte ad un avversario mediamente capace, la maggior parte delle panzane che rifila al suo gregge…ehm…al suo elettorato.

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