Assolto Belpietro perché il fatto “bastardi islamici” non sussiste.
In somma, l’ha scritto, ma sulla testata di un consueto repositorio di odio, paura, ignoranza ed eccessi (no, non qui sui paperi), ergo non c’è reato.
In realtà, credo, non sarebbe reato in qualsiasi caso, sebbene non sempre sia la frase migliore con cui iniziare un discorso.
In questo caso però a stupirmi non è certo l’irresponsabilità di chi si spaccia per informatore mentre fomenta reazioni sconsiderate e sottendendo l’istigazione alla guerra. No, sapete quanto sia favorevole alla libertà d’espressione e quanto sia attaccato al concetto “l’importanza delle parole è quella che conferiamo loro”, inoltre a quell’atteggiamento di Belpietro e compagnia mi sono abituato come ai vecchi che bestemmiando urlano che non c’è più religione; no, quello che ha attirato la mia attenzione è stato, dopo l’intervento della iena, quello dell’avvoltoio.
Come se non fosse bastato sfruttare a caldo l’attentato parigino per autopromuoversi scrivendo vaccate in prima pagina, si sono tuffati sul fatto quelli del CAIM (associazioni islamiche) per cercare, come ogni lavoratore della religione, di ricavane qualcosa. In questo caso la difesa dell’onore delle mamme islamiche tradotta in quasi mezzo milione di euro da sfilare a Belpietro.
Perché le parole sono importanti, ma i soldi di più.
Intendiamoci, se si fosse trattato di un reato, la multa di 8300 Euro richiesta dal PM sarebbe stata un’offesa alla giustizia, ma qui, ed è questo il bello nulla ha a che fare con la giustizia. Quello che sta succedendo è che i religiosi, in questo caso i terroristi, sono cani da combattimento per una sala scommesse in cui personaggi come Belpietro, quelli del CAIM, e tanti altri da sconosciuti politici di provincia a grandi imprenditori internazionali, cercano di ottenere quanto più possibile investendo il meno possibile.
E vi dico che se non ci fosse la mia vita a rischio, o fortemente coinvolta, a rendere tutto questo sbagliatissimo, lo considererei giustissimo. Almeno alla luce delle regole che abbiamo accettato e a cui, per convenienza e pigrizia, quotidianamente sottostiamo. A Game of Moneys, vince il più ricco, fondamentale non essere il più povero. Come cantava Guccini: “…e a culo tutto il resto.”.
In realtà adoro quando i paladini tolgono il mantello per raccogliere monete dal nemico (o chicchessia), come la LAV che incassa “per conto degli animali”, perché in questi momenti chi è in grado può farsi un’idea del livello di queste “guerre sante”, dei loro “santi” e della loro funzione, limitata, nel migliore dei casi, ad arricchire loro stessi.
Un comportamento che comprendo, ma che condividerei maggiormente se potessi partecipare alla festa di chi ha mangiato sui cadaveri di Parigi, piuttosto che al funerale di chi li ha pianti.
[D.C.]