Io non vi biasimo, tutto sommato.
Immagino che anch’io, se mi facessi imboccare dalla politica, dai giornali, dalla tv, invece di provare a farmi una mia opinione, sarei un’ameba come voi.
E a volte ammetto che proprio sono io che non ci arrivo. Vi vedo parlare di come loro stiano cercando di intortarci, di distrarci dai fantomatici problemi reali, per poi vedervi incapaci di ragionare facendo un passo avanti, o indietro, per guardare le cose da una prospettiva diversa, integrale, umana.
Lo so, sono sibillino, ma è davvero una riflessione generale la mia, come al solito, ma prendiamo l’esempio di Luca Traini e della vendetta efferata per l’omicidio di Pamela Mastropietro.
Non sto qui a ripetere le assurdità sulla presunta esasperazione di un esaltato con una
runa tatuata in faccia, né a raccontare per l’ennesima volta che la legge che regolamenta i flussi migratori in Italia è firmata da Umberto Bossi e Gianfranco Fini, perché se non avete ascoltato voci più autorevoli della mia, non sarò certo io a farvi cambiare idea.
Non voglio nemmeno polemizzare sul fatto che se viene fermato un Aldrovandi qualsiasi è giusto ammazzarlo di botte perché è un drogato, mentre a Traini, dopo averlo ammanettato, è stata risistemata la bandiera italiana sulle spalle per fargli una foto, sia mai che confondiamo un nostro eroe con la feccia dell’est che va in giro con le pistole.
Vorrei semplicemente che si facesse un passo indietro per tornare ad essere umani.
In questo caso c’è un elenco di vittime davvero notevole, che comincia col nome di Pamela Mastropietro, appunto, una ragazza giovanissima ma con problemi decisamente più grandi di lei, ed è con lei che uno dovrebbe empatizzare, non di certo con chi le ha dato 50€ per una dose in cambio di squallidissimo sesso su un materasso lercio in un garage.
Eppure il Corriere della Sera ha pensato bene di intervistare proprio la persona che ha pagato Pamela per il suo corpo, enfatizzando non il dramma di lei, ma quello di lui, che non dormirebbe più la notte ripensando alla ragazza che ha sfruttato per i suoi comodi, grazie ad una dipendenza e alla promessa di una dose.
L’articolo è stato probabilmente cancellato, spero che un’ondata di polemica abbia travolto la redazione del Corriere, perché mi darebbe un po’ di speranza. Di certo io non l’avrei linkato, ed il giornalista che l’ha scritto dovrebbe vergognarsi, insieme a tutti quelli che in questi anni hanno preferito rincorrere la morbosità, in qualunque caso di cronaca, per venire incontro agli istinti più bassi dei lettori, invece di alimentare il rispetto per chi è vittima.
Sono vittime i genitori di Pamela, strumentalizzati senza pietà da quei simpaticoni che dicono che l’emergenza fasisti è tutto un bluff, storpiando un termine, fascisti, che invece in Italia dobbiamo ricordare bene, perché indica tutto il peggio che abbiamo potuto vivere come Nazione.
Sono vittime Jennifer, Gideon, Omar, Wilson, Mahamadou e Festus, che si sono visti arrivare delle pallottole addosso perché colpevoli di avere la pelle più scura, ed è solo per pura fortuna che possano raccontarlo. E sì che anche per loro e per chiunque sia nella condizione di migrante basterebbe fare un passo indietro, essere umani, capire il dramma che uno porta nel suo bagaglio. Ci sarà certamente chi delinque, e va sicuramente punito.
Ma dare la colpa all’esasperazione negando qualunque ingerenza politica è francamente ridicolo, Traini è un violento, lo dimostra il suo aspetto, lo dimostrano le sue idee, lo dimostrano le sue azioni. Ma intanto possiamo ridere per il gioco a premi di Salvini, ché ridendo anche Berlusconi era diventato simpatico.
Vittima è il cuore del Paese, il cervello del Paese, che a casa mia quando parla la pancia
di solito significa che si va avanti a scoregge.
[E.P.]