Facebook sta registrando un calo di utenze e utilizzo.
Ci sta che una cosa che funziona prima o poi inizi a perdere colpi o addirittura collassi e cessi di esistere per come la conoscevamo. In rete lo abbiamo visto accadere ormai tante volte, cambiano i mezzi, le possibilità e, soprattutto, la gente. La gente cambia idea, cambia abitudini, cambia pretese e scassa la minchia, perché la gente, in fondo, non lo sa quello che vuole, né tanto meno sa quali siano le scelte giuste per ottenerlo.
E qui, come potrei essere riuscito a celarvi finora, parte il pippone sulle prossime elezioni.
“Siamo sopravvissuti a vent’anni di Berlusconi, ora che vuoi romperci i coglioni cosa?”
Lasciate che mi spieghi.
Ho un collega particolarmente dedito all’alcol, è una brava persona, uno che si dà da fare senza trattenersi, un lavoratore instancabile, amante della natura, della coltivazione e, soprattutto, dei mici. Per questo è stato inevitabilmente soprannominato “Er Micione”.
Er Micione, come dicevo, è gran lavoratore dedito all’alcol, una combinazione in grado di trasformare con un sol inconsulto gesto una perfetta giornata di lavoro in un girone infernale di quelli che Dante ha tralasciato per pudore. Per questo è ormai motto aziendale “La micionata è sempre dietro l’angolo!”, nel tentativo di mantenere alto il livello d’attenzione fino alle ultime battute o almeno di esorcizzare la disperazione per l’avvenuto disastro.
“E a noi?”.
Ci arriviamo.
Negli ultimi tempi non ho perso occasione per combattere il disfattismo generale in favore di una visione realisticamente ottimistica della posizione dell’uomo all’interno della propria storia. Questo perché a dispetto delle altissime aspettative create in particolare nella nostra generazione, e intendo più giovani di quelli che scrivono “Auguri!” sul proprio diario di Facebook invece che su quello del festeggiato, ma più vecchi di quelli che usano Snapchat, (o se preferite abbastanza giovani da conoscere Tinder ma non tanto da usarlo), le cose non sono poi nemmeno così male, o comunque meglio di quanto non siano state prima di questo momento.
Tutto il degrado a cui si fa riferimento nel mantra populista altro non è che una combinazione tra le lamentele dei vecchi, che sopravviverebbero all’olocausto nucleare (“ai miei tempi il terzo braccio lo tenevamo nella tasca della quarta chiappa, guarda ora come lo sventolano ai cinque occhi di tutti, che degrado!“), e le pretese dei giovani, un “tutto e subito” che ha dimostrato di accusare la mancanza di un passaggio in cui l’umanità comunicasse ai propri figli che quei traguardi grandiosi che si prospettavano qualcuno avrebbe dovuto perseguirli e non solo aspettarli.
Qualcuno fortunatamente c’è arrivato da sé, e manda macchine nello spazio o monta mani bioniche, mentre qualcun altro fa i capricci senza distinguere dolcetti e medicine, e colpito dalla malattia dell’ignoranza, aggravato dall’influenza delle proprie scelte, sfiancato dall’egoismo dei suoi (perfetti) rappresentanti, chiede di guarire cacciando i negri e nascondendo i froci.
Finora la storia sembrava una perfetta giornata di lavoro, in cui lentamente abbiamo migliorato la situazione, allontanandoci dall’ignoranza delle fedi, elaborando filosofie, sviluppando tecnologie, fondando società sempre più regolate e libere al contempo, come nel migliore dei giochi.
Ora però è il nostro turno, con le nostre piccole scelte. Siano quelle quotidiane, come aprirci al cambiamento, informarci coscienziosamente e accettare educatamente la propria fallibilità, oppure minacciare gente in rete perché la pensa diversamente da noi, andare in macchina a fare la spesa bio e menare un clochard; o siano anche le scelte occasionali come, appunto, le votazioni.
Escludendo chi, non sentendosi rappresentato da nessuno dei suddetti, ha deciso di candidarsi in proprio, per gli altri le scelte sono più o meno le seguenti:
Indistinto ex-Movimento di Odio e Repressione – nell’ala destra del governo abbiamo questo gruppo di partiti che agevolmente gasano gli intestini delle persone affinché ruttino rabbia rivolta a qualche disgraziato mal messo, la cui eliminazione porterebbe solo alla necessità di trasformare gli ultimi della fila bianca in negri di riserva. Duri e puri come il pongo del nido, questi partiti promettono di difendere tutti i valori che nessuno rispetta più dai tempi del primo pompino.
Partito dei Papponi – incrociando un braccio con l’ala destra, questo schieramento tende a solleticare le fantasie economiche e sessuali degli italiani, facendoli sentire parte di un luculliano cenone in cui chi non può permettersi di mangiare finisce inevitabilmente per essere mangiato.
Partito dei Vecchi Marpioni – sfiorando vagamente l’idea di ricchezza del Partito dei Papponi, questo schieramento soddisfa il conservatorismo italico nella sua accezione più pigra. In questo rientra una moderatissima propensione al progresso più di facciata che di sostanza. Aiutatemi a dire radical chic, in cui di radical c’è rimasto poco più che un mocassino e di chic quello che potete permettervi per conto vostro.
Indistinto Gruppo di Confusi Radicali – all’ala sinistra, che nasce più o meno al centro del panorama politico, abbiamo il solito mucchietto di dissidenti il cui coraggio nel cambiare il mondo inizia con “io non ci sto” e finisce che non ci stanno davvero. Si presentano come Rocky, il meglio che possono fare è Rocky I.
Quasi ex-Movimento di Odio e Futuri Marpioni – “Mandate a casa tutti i parlamentari e sostituiteli con mille italiani qualsiasi, cosa credete che accadrebbe?”, Ta-Dan!
Questo prodotto, primo tra quelli di una ditta ufficialmente sbarcata in questo business, rappresenta in maniera piuttosto aderente il pensiero della giovane maggioranza: “Eccheccazzo ne so? Però me dovete da’, e me dovete da’ retta quando dico che me dovete da’, perché i poteri deboli m’hanno rotto il cazzo e i poteri forti m’hanno rotto er culo. Anzi, bona questa, mo chiamo mi’ cuggino e me faccio fa’ er meme, lo metto sul blogg e vinco la rivoluzione.“; così come ben rappresenta il pensiero della vecchia maggioranza “Eccheccazzo ne so? Però me dovete da’, e me dovete da’ retta quando dico che me dovete da’, perché i poteri deboli m’hanno rotto il cazzo e i poteri forti m’hanno rotto er culo.“.
Perché su una cosa hanno quasi ragione: so’ tutti uguali.
Ovviamente non posso darvi indicazioni di voto, quello che posso offrirvi è un avvertimento, perché se è vero che finora siamo andati benino, fate attenzione: oggi più che mai la micionata è dietro l’angolo.
[D.C.]