Questo è un articolo di parte.

Questo è un articolo di parte.

Fra un po’ si vota, lo si percepisce dai macigni di merda che vengono lanciati da uno schieramento all’altro, spesso più verso il più prossimo che contro il più distante, che l’elettore lo si colpisce meglio, seppur di rimbalzo, a distanza ravvicinata. Lo si capisce dalla foga con cui vengono strumentalizzati i fatti di cronaca, da come si faccia a gara a chi spara le promesse irrealizzabili più grosse, dalla furia con cui si dipingono tutti gli avversari come egualmente indegni di partecipare al dialogo politico. Minchia, così sì che risolviamo il problema dell’astensionismo.

Posto che quasi nessuno gioca pulito, però, è vero che programmi e persone non sono tutti uguali, anche se qualcuno si diverte a dirlo, perché un concetto semplice e stupido fa molta presa sulle persone semplici e stupide.

Non riassumerò i programmi di tutti, anche perché davvero, se non sapete riconoscere una proposta sensata da chi annuncia solennemente l’azzeramento della povertà assoluta io non posso davvero farci nulla, né posso convincervi della gravità di aver copiato gran parte del programma da terzi – inclusi avversari politici – senza neanche citare le fonti, né posso essere io, in poche righe, a farvi capire perché, sebbene l’immigrazione sia una questione delicata che necessita di soluzioni concrete che tengano conto dei diritti di tutti, non esista davvero una “emergenza immigrazione”, a meno che non s’intenda con tale termine qualcosa che punti il dito contro le migliaia di persone che muoiono emigrando.

Perché questo è un articolo di parte: credo davvero che le alternative sensate in cabina elettorale si contino sulle dita di una mano. Dopo un brutto incidente con un petardo.

Posso però fare un piccolo gioco, nato da una riflessione semiseria che facevo l’altra sera, seduto sul cesso, mentre leggevo i vari programmi elettorali. Perché essere un maschio bianco etero con un lavoro fisso mi mette in una posizione di comodo, forse potrei anche votare un po’ a cazzo di cane senza risentirne più di tanto… ma se mi metto nei panni di altre persone tutto sommato la lista degli schieramenti decenti cala drasticamente. Non faccio nomi, ok? Fatevi voi un giretto nella cronaca e nella politica degli ultimi anni.

Se fossi una donna, forse dovrei fare attenzione a votare partiti i cui leader sono coinvolti in giri di prostituzione minorile, o che hanno utilizzato bambole gonfiabili da un palco elettorale per deridere gli oppositori, o i cui sostenitori tendono, nel caso di violenze sessuali, a criminalizzare la vittima e a definire gli stupri “bravate”. Sarei anche sospettoso nei confronti di chi mi vede solo come un angelo del focol una macchinetta sforna-figli.

Se fossi omosessuale, ci penserei due volte prima di votare chi si è opposto al reato di omofobia, facendo naufragare la legge; non appoggerei chi ha votato contro le unioni civili o chi ha remato contro il DDL Cirinnà facendone arrivare al traguardo una versione mozza e incompleta. E probabilmente mi ricorderei che chiunque si rifà in maniera decisa ai valori della chiesa cattolica pensa che io abbia qualcosa di intrinsecamente sbagliato. Se invece fossi transessuale guarderei con sospetto a chiunque continui a vedere la mia condizione alla stregua di una malattia e non faccia nulla per cambiare la situazione.

Se fossi malato, magari gravemente, non voterei chi non ha le idee chiare in materia di sanità e chi non spinge verso un welfare sostenibile ed egualitario. Non voterei neanche chi si è opposto e chi si oppone al concetto che sia un mio diritto avere una vita e una morte dignitose, secondo la mia coscienza. Non darei mai il mio voto a chi sostiene posizioni antiscientifiche, pericolose per la società e soprattutto per chi è più debole.

Io non sono nessuna di queste cose, ma mi vengono questi pensieri se provo a immaginarmi in una situazione diversa da quella che mi appartiene. E non pretendo di sapere davvero cosa sia meglio per le persone che vivono condizioni diverse dalle mie. Ma in realtà il discorso è semplice: per quanto mi riguarda vorrei solo che non ci fossero “condizioni diverse”.

Penso che tutti debbano avere gli stessi diritti e gli stessi doveri, che ognuno debba essere giudicato per quello che fa e non per quello che è. Non voterò nessuno che non metta in cima alle proprie priorità istruzione e cultura, magari anteponendogli pure attività in cui, al posto della penna, s’imbraccia un fucile. E guardo con un po’ di sospetto chi continua a sostenere che la mobilità è una buona cosa, o che dice che le attuali forme contrattuali mi tutelano senza concludere la frase con “sì, ma col cazzo”.

Ma, soprattutto, mi lascio guidare da quello di cui sono più convinto: oltre che egualitarista, sono laicista e penso che la fede religiosa non debba entrare nelle questioni di Stato, e che la religione non possa arrogarsi il diritto di negare diritti agli altri. Sono antirazzista, e penso che chiunque sia convinto che esistono razze diverse, che in quanto tali devono avere diritti diversi, sia un imbecille. Sono antifascista, e chiunque abbia mai difeso, giustificato o scusato emanazioni passate e future del fascismo, anche malamente mascherato con un altro nome, per me rimarrà sempre e solo una merda.

Ecco, con questi pensieri in testa, alla fine ho abbastanza chiaro per chi voterò, o quantomeno la rosa dei partiti votabili si è ridotta parecchio. Credo, altresì, che sia abbastanza chiaro a chiunque abbia letto fin qui chi io consideri quantomeno decente e per chi invece mi farebbe genuinamente ribrezzo votare, ma che dico ribrezzo, facciamo pure “schifo al cazzo”.

Vi avevo avvertito, che questo articolo era di parte.

[Marco Valtriani]

6 risposte a "Questo è un articolo di parte."

  1. Ottima analisi – e la condivido in gran parte.
    Il problema è che a parità di analisi il mio risultato è “Error 404: partito ancora in attesa di fondazione”.

    Voterò quello che mi parrà meno peggio, ma mi sentirò più sicuro se avrò con me una fetta di salame in tasca, prima di entrare nell’urna.
    (Quest’ultima frase la voglio considerata capolavoro di doppi nonsensi)

  2. Vorrei potermi permettere di non votare, come a volte ho fatto in passato senza pentirmene. Vorrei non dover votare il meno peggio. Ma dovrò rassegnarmi a crocettare una/o qualsiasi che, per il solo banale fatto di occupare fisicamente uno scranno parlamentare, impedisca ad una palese merda di sedervisi.
    Concordo con chi rileva che non si è mai vista tanta merda in circolazione come adesso.

  3. Scusa, in generale sono d’accordo con tutto quello che hai scritto, però colgo una contraddizione. Tu dici, se ho capito, che è sbagliato guardare ad un transessuale come a un malato (come se “malato” avesse una connotazione morale negativa) e poi parli, giustamente, dei malati come di persone che hanno il diritto di essere curate.
    Ora, il transessuale è una persona che sente che il suo corpo non è conforme alla sua identità e decide di mutare la propria condizione, tramite l’ausilio di chirurghi, infermieri, psicologi, che attualmente sono pagati dal Ministero della Salute con i soldi dei contribuenti (e secondo me va bene così). Forse, un transessuale dovrebbe diffidare da chi non lo considera un malato, perché la logica conseguenza sarebbe che la procedura per cambiare sesso è un vezzo personale che non deve ricadere sulla collettività.
    Non so, una persona che soffre per me non è né una merda che merita di soffrire né una persona messa alla prova da Dio per portare la sua croce e puttanate del genere, ma è appunto una persona che soffre e che è giusto che venga aiutata da tutti a soffrire meno.
    Forse c’è un passaggio logico che mi manca in quello che hai scritto, perché altrimenti non mi torna la consequenzialità logica.

    1. il problema è che le persone transessuali sono messe alla prova dalla società che allo stato attuale non rispetta il loro diritto all’autodeterminazione, diritto fondamentale come quello alla salute. è questo, credo, il nesso logico.

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