La democrazia è un sistema superato.
Questo legge dal testo di Jason Brennan il nostro Corrado Augias: “La consapevolezza dell’elettore è così bassa che si teme per la tenuta della democrazia: pochissimi sanno moltissimo, la maggior parte non sa niente, molti meno di niente, ovvero hanno solo pregiudizi o nessuna informazione veritiera.“.
Per lo più votano degli idioti, incompetenti, ignoranti e plausibilmente minorati. Una maggioranza rumorosa che certo non stimola a partecipare alla festa. Come se mi chiedessero di partecipare ad un’orgia in cui siano quasi tutti uomini e l’attività principale sia quella di cagarsi reciprocamente addosso. Certo potrei andare e fare la mia parte, ma non credo che il mio apporto migliorerebbe le sorti dell’evento.
Lo capisco, che non vogliate votare.
Più ci avviciniamo più i partiti offrono il peggio di sé per conquistare la marmaglia elettorale, andando incontro alle facoltà mentali dei più non solo semplificando i testi, cosa magari apprezzabile, ma semplificando i concetti e le proposte fino a semplificare le soluzioni tanto da inventare problemi semplici.
Stiamo male. Troppi negri. Fuori i negri e stiamo bene.
Davvero, lo capisco, che non vogliate votare.
Ciò nonostante, dato l’attuale sistema, la vostra ribellione personale non sortirebbe effetto alcuno, anche riusciste a coinvolgere tutti quelli sensibili come voi, non basterebbe ad evitare la vittoria della maggioranza. È la democrazia. Il potere del popolo. Stacce.
Quindi se volete cambiare qualcosa avete un paio di soluzioni valide: o intervenite sul potere o sul popolo.
Per il potere ci sono diverse opzioni, potete fondare un partito e candidarvi, potete proporre una riforma del sistema o potete armare una rivolta.
Volendo intervenire sul popolo non si può non considerare che l’intelligenza di metà della popolazione staziona sotto la media*; così sembra che qui si presenti il grosso del problema. Chiaramente la soluzione genetica sembra ancora un po’ distante e dura da far digerire ad un paese religioso, e il concetto di intelligenza, manco a dirlo, rimane ancora un po’ fumoso. Ciò nonostante l’essere umano ha sempre fatto della sua capacità di adattamento il suo elemento chiave, oggi più negativamente di ieri, ma comunque ne fa innegabilmente sfoggio.
Il professor Brennan teorizza di intervenire sul potere facendo leva sulla volontà delle persone, con una soluzione che prevede sostanzialmente un elettorato limitato alle persone informate, nella “speranza” che il grado d’informazione cresca di conseguenza, per necessità.
Un’idea che converge con quello che potrebbero pensare i più ottimisti, ossia che tutti dovrebbero essere almeno correttamente e completamente informati, un modo per salvare capra e cavoli tra suffragio universale e voto valido.
– Sì, va be’, ma domani, noi che non vogliamo votare, che facciamo?
Vi attaccate al cazzo, non votate, o votate chi meglio di altri vi rappresenti, fa lo stesso, tanto se vi state a fare problemi sicuramente non voterete a destra, che offre più scelta che mobili l’IKEA, né PD, che sareste così adusi al concetto di “male minore” da deridere i mignoli tagliati della Yakuza, quindi per qualsiasi altra scelta si tratterà probabilmente di un voto alle ortiche.
Il sistema fa pena? Quasi certamente. Ma è presentato dai nostri rappresentanti.
I nostri rappresentati fanno pena? Quasi certamente. Ma ci rappresentano egregiamente.
È la fine del mondo? No. Ma evidentemente non volge al meglio.
E allora? E allora rompete il cazzo per le cose utili. Perché non si può seriamente pensare di escludere le persone dal voto, ma si può seriamente pensare di migliorare l’educazione e la cultura, si può migliorare la filosofia e lo schema di valori (e no, siamo nel 2018 e non possono essere dio-patria-famiglia), si può essere più presenti a noi stessi e alla politica che ci circonda perché si distingua per fare la storia di un popolo, magari per essere guida di altri, più che per portare a casa la pagnotta.
Oppure cerchiamo di sfruttare l’idiozia e di portarci a casa la pagnotta, tanto si vive una volta sola, e io manco c’ho figli.
Ma pure li avessi, cazzi loro.
Vedete voi.
[D.C.]
*si passi l’iperbole matematica.
“E allora? E allora rompete il cazzo per le cose utili. Perché non si può seriamente pensare di escludere le persone dal voto, ma si può seriamente pensare di migliorare l’educazione e la cultura, si può migliorare la filosofia e lo schema di valori (e no, siamo nel 2018 e non possono essere dio-patria-famiglia), si può essere più presenti a noi stessi e alla politica che ci circonda perché si distingua per fare la storia di un popolo, magari per essere guida di altri, più che per portare a casa la pagnotta.”
Eh. Tutto molto bello, ma c’è un piccolo problema. Come? Renzi ha proposto il bonus cultura, 500 € a regazzino per comprare libri e altre amenità culturali. Risultato? I suddetti regazzini lo vendono su eBay in cambio di soldi “svincolati” con cui comprare altro. La cultura e l’uso del cervello sono, semplicemente, rifiutati. Puoi avere un sistema scolastico avanzatissimo e promuovere uno “schema di valori” sanissimo, ma il mondo ormai ha raggiunto un livello di complessità molto alto e, per usare una tematica molto in voga in questo momento, tra la spiegazione socio-storico-economica sul perché abbiamo così tanta gente che fugge dai paesi del c.d. “terzo mondo” e chi dice “negri di merda, tornassero a casa loro”, la gente sceglierà sempre i secondi. Perché? Perché è la spiegazione più semplice, quella che ti evita di perdere tempo nel farti domande e, soprattutto, nel cercare risposte. E perché oggi la scuola non è che uno degli input che i bambini/ragazzini/ragazzi ricevono. Un tempo per imparare qualcosa avevi due opzioni: stare attento a scuola (e/o studiare) e/o alzare il culo, andare in biblioteca e cercare qualcosa che trattasse l’argomento. Oggi c’è internet, che ci ha portato tanto progresso (lo dico senza ironia, non sono né un luddista né un nostalgico e penso che, tutto sommato, si stia meglio con internet che senza) ma anche tanto regresso, mentale e non. Oggi si dice che il miglior posto per nascondere qualcosa sia a pagina 2 dei risultati di Google: primo risultato e via che si va, che “ho ben altro da fare”. Eppure, oggi su internet si potrebbero anche seguire gratuitamente i corsi delle migliori università del mondo (io ho imparato Python da 0 su edX e sono finito a insegnarlo a un master). L’ignoranza, oggi, è una scelta, non c’è più la scusa del contadino che, poverino, non è potuto andare a scuola perché non poteva permetterselo. E la (maggioranza della) gente questa scelta la prende. Poi, però, pretende di avere un’opinione “informata” su vaccini, energia nucleare, economia internazionale ecc… e il sistema attuale glielo concede. Quindi, come, COME si può fare in modo che la gente scelga di educarsi e informarsi (seriamente, non su Catena Umana) e dare un senso al suffragio universale che, sic stantibus, è un crimine contro l’umanità?
DISCLAIMER: Io non sono uno snob intellettuale, mi piacciono i libri/film impegnati “ma anche” (cit.) lo sport, i film trash e altre cose “pop”. Ho un lavoro e faccio il pendolare, per cui passano dalle 11 alle 13 ore da quando esco di casa a quando ci torno e cerco di andare in palestra 3 volte alle settimana. Eppure, trovo il tempo di informarmi, di approfondire e anche di cazzeggiare su Netflix, Steam ecc… Ah, sì, ho anche una ragazza, quindi ogni tanto si scopa pure. Ergo, non tiriamo fuori la scusa del “eh, arrivo a casa dal lavoro e sono stanco”. Il tempo c’è, se non c’è la voglia che almeno ci si astenga dal votare.
@tommyblizzard: sei il mio idolo e hai tutta la mia ammirazione. Tieni duro finché puoi. Io tifo per te, ma devo darti due brutte notizie:
– non è detto che la frase “eh, arrivo a casa dal lavoro e sono stanco” non arrivi anche pe te prima o poi. A me è successo – e sta succedendo – e continuerà a ‘succedere’ contro la mia volontà, che a questo punto è irrilevante, per almeno altri 4 o 5 anni (o 10, o 25).
– in qualunque modo tu cerchi di discriminare chi ha voglia da chi non ne ha, o comunque cerchi di limitare il diritto di voto a chi se lo merita, sono altissime le possibilità di incartarsi in soluzioni peggiori del male.
Poi alcune considerazioni personale: il tuo disclaimer sembra trasudare calvinismo. Il tuo commento invece mi trova totalmente d’accordo – e la domanda finale mi appassiona molto: stavo giusto riflettendo che l’influenza della comunicazione commerciale pubblicitaria nella politica stia definendo un nuovo modello.
I partiti politici che a) hanno più soldi da investire in pubblicità e b) riescono a inculare meglio i caproni, intercettandone i bisogni più bassi e cooptandoli, vincono le elezioni. Se ci va bene (ma proprio bene) possiamo sperare in una ‘oligarchia illuminata’, che sfrutta il sistema per perseguire degli ideali comuni (magari l’istruzione capillare delle masse). Se ci va male invece ci tocca una specie di tirannia delle lobby con più capitale da investire (e più interessi nella politica).
1) certo che arriverà, anzi, a 33 anni suonati comincio a sentire le prime avvisaglie di un inesorabile declino psico-fisico. Ciò detto, cerco di rallentarlo il più possibile allenando corpo e mente. Credo, però, che se e quando mi accorgerò di non avere più voglia di impegnare la mia mente non lascerò campo libero all’effetto Duning – Kruger e mi asterrò dal commentare ciò che non è di mia competenza (e, forse, anche dal votare)
2) e qua sorge un discorso interessante. Finché trattiamo ogni ipotesi di alternativa alla democrazia a suffragio universale come tabù, finiremo sempre in discorsi (scusa se mi permetto) retorici e inconcludenti come “soluzioni peggiori del male”, “utopia” ecc… Non voglio fare il coach motivatore, ma anche debellare il vaiolo non troppi anni fa era visto come un’utopia, poi ci si è messi a studiarlo e si è trovato un vaccino. La stessa democrazia per lungo tempo è stata vista come un’aberrazione, dare il potere al popolino ignorante, orrore! Poi la società è cambiata e con essa le forme di partecipazione politica. Nel XXI secolo abbiamo avuto la rivoluzione di internet (come dicevo, con i suoi pro e i suoi contro), forse è il caso di ammettere che la società è cambiata e che, forse, nell’era delle fake news la democrazia a suffragio universale in cui “uno vale uno” (cit.) potrebbe non essere il migliore dei sistemi. Lo dico senza sarcasmo: magari i migliori politologi, sociologi ecc… studieranno il problema e diranno “no, non c’è nessuna alternativa potenzialmente migliore” e mi andrà bene, ma vorrei che almeno si provasse ad affrontare il problema.
3) non capisco cosa tu intenda con “calvinista”. Il mio disclaimer era un mettere le mani avanti perché quando faccio questi discorsi mi si dà sempre dell’intellettuale snob radical-chic (figura che, peraltro, disprezzo quasi più dell’analfabeta funzionale) o mi si dice “ma che ne sai tu che non fai un cazzo dal mattino alla sera” (magari!).
4) mi sa che al giorno d’oggi il punto b) valga più del punto a). Non che il dinero non conti, ma oggi sul web ci si può fare pubblicità a prezzi abbastanza modici, tradizionalmente (comprando inserzioni) e non (comprando followers, finanziando troll…). Inoltre, con il secondo punto riesci de facto a dettare l’agenda politica. Esempio: i dati dimostrano che il tema dell’immigrazione, seppur importante, al momento non dovrebbe essere la questione centrale delle imminenti elezioni. Che argomenti come debito pubblico, politica industriale, pensioni ecc… sono un filo più urgenti. Eppure, si parla praticamente solo di immigrazione. C’è forse una correlazione non spuria con il fatto che le varie fabbriche di fake news parlano quasi esclusivamente di questo tema?
1) anche solo qualche anno in più pesa (è neurologia divulgata, è inevitabile). Se poi ti riproduci non c’è più scampo. Se citi Dunning-Kuger spalanchi la porta al paradosso e dobbiamo tutti chiudere le tastiere e aspettare che qualcuno di *davvero* incompetente si faccia avanti (https://www.xkcd.com/1954/)
2) non è un tabù, non per me almeno. Anzi, sono d’accordo anche io che farebbe bene alla democrazia una svolta quasi tecnocratica, ma prova tu a elaborare un sistema che funzioni – scoprirai presto perché i migliori politologi (ovunque si siano nascosti) non fanno proposte in tal senso…
Però il punto è provarci, a trovare un sistema che funzioni – è un bel problema intellettuale e mi piacerebbe cimentarmi (senza nessuna speranza di cavare un ragno dal buco, ovvio)
3) Dio salverà gli eletti già in questa vita e gli eletti si riconosceranno per il successo che avranno ottenuto – tutti gli altri all’inferno senza passare dal via, alè!
Il mio non è un commento negativo nel merito del disclaimer (oh, ti sbatti per far valere il tuo tempo: bravo!), ma solo l’impressione che ne ho ricavato – implicitamente sembra dare un giudizio di valore sulle persone sulla base delle loro attività extra lavorative. O lavorative. O di successo o insuccesso – che non è nemmeno una formula sicura per il discorso al punto 2.
4) sì, le fabbriche di fake news (e il livello infimo dell’informazione giornalistica) sono la prova lampante che il punto b) è vincente. Dettando l’agenda politica poi ci si avvita in un problema di autoreferenzialità che allontana qualsiasi speranza di discutere e intervenire efficacemente sul sistema elettorale.
Andrea Taglio ti rispondo qua perché, a quanto pare, non si può “branchare” ulteriormente.
1-3) mi sa che non ci stiamo capendo. Il punto non è invecchiare, anche perché oggi, rispetto al passato, si vive di più e, di conseguenza, ci si può tenere in forma (fisica e mentale) per più tempo. Non a caso, le carriere degli sportivi si sono allungate e il quasi-90enne Piero Angela è ancora estremamente lucido. Inoltre, io non giudico come uno passa il proprio tempo libero, anzi, giudico molto male chi lo fa. Allo stesso tempo, in assenza di un meccanismo legislativo, penso che uno dovrebbe avere il buon senso di riconoscere che su certe tematiche non sa un piffero e non ha voglia (legittimamente, per carità) di studiarle e, di conseguenza, dovrebbe andarci con i piedi di piombo prima di esprimere o, peggio, propagandare la sua opinione sull’argomento. Attenzione: non sto dicendo che non può esprimerla. Dico solo che DOVREBBE almeno esprimerla con umiltà. Esempio: persona che non sa nulla di economia, dibattito sull’euro. Un conto è uno che dice “CON LA LIRAH SI STAVA MEGLIOH EURO LADROH!1!1!2!3!5!8!13!”, un altro è uno che dice “guardate, io da ignorante ricordo che con la Lira le cose costavano meno blablabla” e, qualora qualcuno più esperto in materia gli spiegasse che la situazione non è così lineare come la dipinge lui, stesse ad ascoltare e coltivasse qualche dubbio sulla sua posizione. Le persone ignoranti “nel senso che ignorano” (cit.) ci sono sempre state, ma un tempo erano più umili. Se Burioni ti diceva che i vaccini sono efficaci e sicuri, tu gli credevi, perché lui era un medico e tu di medicina eri ignorante. Come ha detto Jim Jeffries “un tempo, le persone che si scopavano i maiali andavano in giro a testa bassa pensando ‘forse non dovrei scoparmi i maiali’. Oggi vanno su internet, scoprono che ci sono altre persone che scopano i maiali e non si sentono più così strani”. Quando queste persone iniziano a essere una percentuale non più trascurabile, ha ancora senso un sistema in cui il loro voto vale esattamente come quello di tutti gli altri?
2) dici? A me sembra che si stia accuratamente e consapevolmente evitando di fare ricerca su questo punto per paura di ripercussioni (mancati finanziamenti, nessuna rivista ti pubblica ecc…), ma sono pronto a (e sarei felice di) essere smentito.
4) già.
Il fatto che la maggioranza delle persone che votano lo facciano con una (colpevole) mancanza di consapevolezza non penso che implichi che la democrazia sia un sistema superato.
Questo perché il diritto al voto è solo una delle componenti della democrazia.
La democrazia è un sistema sociale complesso che comporta, tra le altre cose, anche meccanismi di divisione dei poteri e dei ruoli, acquisizione e valutazione di prove nel sistema giudiziario, discussioni e deliberazioni nel sistema legislativo, controlli, procedure, protocolli, tutela delle minoranze (non solo etniche o religione, ma dei gruppi che possano risentire dello strapotere della maggioranza), meccanismi di promozione della mobilità sociale, ..
Ridurre la democrazia al voto è una semplificazione fuorviante e pericolosa, perché contribuisce a far passare il concetto che la democrazia sia inutile se le elezioni non funzionano come dovrebbero.
Come disse Luigi Garzya, “sono completamente d’accordo a metà”. Ovvero: non è “la democrazia” a essere un sistema sociale complesso, casomai è lo “stato democratico” a esserlo. Hai pienamente ragione quando dici che la democrazia non è solo il voto. Il problema è che, in una democrazia, le elezioni servono, direttamente o indirettamente, a decidere chi dovrà occuparsi di tutte quelle cose che hai giustamente elencato. Ne consegue che, “se le elezioni non funzionano come dovrebbero”, ovvero, immagino, vengono eletti dei cialtroni, avremo “meccanismi di divisione dei poteri e dei ruoli, acquisizione e valutazione di prove nel sistema giudiziario, discussioni e deliberazioni nel sistema legislativo, controlli, procedure, protocolli, tutela delle minoranze, meccanismi di promozione della mobilità sociale…” gestiti da dei cialtroni o da gente nominata da cialtroni. Quindi, no, la democrazia non è solo il voto ma se il voto “non funziona” è difficile che “funzioni” anche la democrazia. A meno che, ovviamente, per “democrazia funzionante” si intenda un sistema che tuteli i desideri dei cittadini e non (necessariamente) i loro interessi, nel qual caso la democrazia “funziona” praticamente sempre.
Non penso sia esattamente così. Le elezioni sono la partecipazione più evidente, ma nemmeno la più rilevante ai fini del funzionamento democratico. Esse garantiscono sì transizioni pacifiche di potere, e questo è ovviamente vitale, non lo nego; ma sono i meccanismi stessi insiti nei metodi democratici che forniscono al sistema una notevole resilienza (se mi permetti di prendere in prestito questo termine dall’ingegneria) a fronte di sollecitazioni distruttive. Non è così semplice far andare a rotoli un sistema democratico anche se gli esponenti di spicco di tale sistema sono dei cialtroni, proprio perché i loro poteri sono limitati dai controlli, dalle procedure, dai protocolli, dalla suddivisione dei ruoli.
Ovviamente possono peggiorare le cose, ma non è che appena un partito o una coalizione ottiene la maggioranza a cascata in tutto il Paese vengono cambiate tutte le persone che hanno impieghi pubblici, quindi ciò che possono peggiorare è comunque limitato dai meccanismi del sistema stesso che prevede, tra l’altro, l’esistenza del dibattito e dell’opposizione proprio per preservare le voci delle minoranze da un eventuale strapotere della maggioranza. Inoltre il meglio e il peggio non sono sempre oggettivi (ad es per me le unioni civili sono un passo avanti nel miglioramento del Paese, per un integralista cattolico un passo indietro) e di questo non si può evitare di tener conto.
La nostra partecipazione al sistema democratico non si esaurisce con le elezioni e il dibattito politico: comporta diritti e doveri come ad es pagare le tasse, comportarci civilmente, tentare di apportare miglioramenti alla comunità in cui viviamo, opporci attivamente ai comportamenti lesivi di altre persone. Il voto dovrebbe essere più consapevole, non lo nego, e sarei felice se lo fosse (nel mio piccolo mi sforzo affinché il mio lo sia), ma penso che sia molto più importante collaborare per migliorare i meccanismi del sistema democratico perché possa evolvere nel lungo periodo invece di crollare, intanto evitando che una dittatura possa prendere di nuovo il potere, e poi magari anche cambiando progressivamente in qualcosa di ancora più progredito.
Anche qua, caro blunzer (lo dico sinceramente, mi piace il dibattito e il tono che stiamo tenendo), sono completamente d’accordo a metà. La seconda parte del tuo commento (da “La nostra partecipazione” in poi) è perfetta, anche se quelli sono comportamenti che uno dovrebbe tenere a prescindere dal fatto di vivere o meno in una democrazia.
Sulla prima parte, invece, avrei qualcosa da ridere. È vero che “non è così semplice” mandare a rotoli un sistema democratico, ma non è neanche così difficile. Con il consenso popolare puoi tutto, anche modificare la costituzione in senso autoritario. Io vedo delle sinistre affinità tra quanto sta succedendo in quasi tutto l’occidente e quanto successo in Italia e in Germania negli anni ’20 e ’30.
Infine: vero, il meglio e il peggio non sono sempre oggettivi, ma nel momento in cui si è stabilito che per vivere in una comunità (che poi si è evoluta nello Stato) era necessario stabilire delle regole, ci si è messi d’accordo sul fatto che alcune cose dovessero essere “oggettivamente” migliori delle altre, tipo il non ammazzarsi a vicenda. Il meglio e il peggio vanno dibattuti su base razionale: nel caso delle unioni omosessuali, non esistono motivazioni razionali per opporvisi. La cosa più seria che ho trovato sull’argomento è questa https://www.tempi.it/motivi-ragione-no-unioni-civili ed è un tripudio di sofismi e fallacie logiche. Anticipo l’argomentazione “non esistono motivazioni razionali per le cose su cui non sei d’accordo”: io non sono d’accordo con le idee economiche neoliberiste, ma non le ritengo irrazionali. Non sono d’accordo con i vegetariani, ma finché mi lasciano la libertà di nutrirmi in maniera diversa da loro non li ritengo irrazionali. Spero di essermi spiegato bene.
tommyblizzard, ti sei spiegato benissimo e non trovo sbagliato ciò che hai scritto, forse sono solo un po’ più ottimista di te 🙂
In realtà volevo soprattutto insistere sul fatto che non è solo necessario opporsi attivamente a ciò che può distruggere il sistema democratico, come le derive destrorse degli ultimi anni che possono portare al totalitarismo, ma che se si lavora anche per rendere il sistema sempre più “robusto” contro questo tipo di minacce, allora diminuirà anche il pericolo che esse rappresentano.
Non voglio dire di sapere come fare, perché in realtà non lo so. Non ho studi specifici che mi supportino e so perfettamente che un problema complesso non ha soluzioni semplici. Così a intuito mi piacerebbe che lo Stato fosse un po’ più sociale e forse anche un po’ più tecnocratico (nel senso che vorrei che le persone che prendono decisioni su temi specifici siano anche esperte di tali temi), ma non ho modo di dimostrare che questo sarebbe meglio rispetto a come funziona ora.
Sul problema del consenso popolare, anche se trovo che le elezioni non stiano in effetti funzionando come dovrebbero, non penso che escludere dal voto parte della popolazione possa funzionare in modo pratico. Intendiamoci: ogni tanto penso anch’io che il suffragio universale sia un fallimento, sono sconfortato dal pensiero che ci siano persone il cui voto è tutto fuorché consapevole e non posso negare di essere infastidito dal fatto che il mio voto conti quanto quello delle persone vanno dietro al primo cialtrone che sbraita gli slogan più accattivanti, ma impedire loro di votare non mi sembra una grande idea; intanto perché ritengo che la società dovrebbe essere il più possibile inclusiva e poi perché quando qualcuno è “più uguale degli altri” cerca sempre di mantenere l’esclusiva del proprio potere.
Ciò premesso, la trollata in questa immagine https://goo.gl/ZY9sYm è fantastica! 😀