Un paio di giorni fa mi sono imbattuto in un articolo di Rolling Stone in cui si tentava di demolire uno dei miti più miti che ci siano: Franca Leosini. Se non sapete chi sia, Franca Lando in Leosini, appellata in intimità e con umiltà da me medesimo: “Imperatrice”, ci si può anche salutare qua; avete letto un paio di righe in più di quelle che avreste dovuto leggere, scritte da me.
Quell’insulsa robetta, intitolata “Il culto ingiustificato di Franca Leosini”, è stata firmata da tale Gianluca Neri che, stando al link nominale riportato dal suddetto giornale, era al suo esordio per la “prestigiosa” edizione italiana di RS. Una ricerchina facile facile ci fa scoprire che in realtà di cose, il buon Neri, ne ha fatte. Purtroppo per lui, in certi casi. Certo, c’è anche chi come un altro dei grandi intellettuali post-moderni, Chef Rubio, mette in dubbio che sia stato proprio Neri (che a quanto pare non è neanche giornalista, ma chi lo è ormai tra chi scrive, oggi) a vergare i dardi infuocati contro la Leosini. A riportarlo (SCUSATE, PERDONO, SCUSATE) è un altro ricettacolo di alti pensatori, filosofi e filosofia: il Giornale.
Secondo Chef Rubio, a scrivere il pezzo non sarebbe stato quindi Gianluca Neri, bensì (RULLO DI TAMBURI) Selvaggia Lucarelli. Cazzo c’entra Selvaggia Lucarelli, direte voi. Bravi, ottima domanda; la stessa che ci siamo posti noi, anche se pare ormai che Selvaggia Lucarelli c’entri un po’ in tutto quanto. Viene fuori che la Lucarelli è nientemeno che il direttore del “mondo web” di Rolling Stone. Un’investitura, la sua, che fin dai primi giorni ha riscosso grandissimi successi: “Cazzo c’entra la Lucarelli col rock?” è stata una delle frasi più ricorrenti, ma anche più blande, dei lettori della rivista.
La risposta è sempre stata sotto gli occhi di tutti, anche dei nostri. La risposta è: un cazzo. E lo so, lo so che il concetto è allargabile a dismisura. Anche Sallusti fa il direttore di un giornale: cazzo c’entra Sallusti col giornalismo? Un cazzo. E così via. Si potrebbero sciorinare nomi e cazzi fino a perdere il conto, amici. Ma quello su cui questa faccenda mi ha fatto riflettere, anche se nasce da tutta questa roba di cui francamente vorrei trovare più di cinque persone a cui frega qualcosa, è altro. Un pochino più in su.
Cazzo c’entra parlare di Franca Leosini, anzi, cosa cazzo c’entra infamare Franca Leosini, anzi: cosa cazzo c’entra infamare chi guarda/segue/idolatra Franca Leosini su Rolling Stone? Sì, esatto: un cazzo. Più o meno. Perché, passato il primo attimo di stizza, ti torna in mente quella cosa dell’opinione degli altri, no, sapete, quella che devi dare la vita perché gli altri stronzi possano esprimere. Quella roba lì. E alla fine pensi che è proprio questo il bello. Leggere soprattutto gente che non la pensa come te, sulle grandi questioni quotidiane del da dove veniamo e del dove andiamo e del nel frattempo ci si guarda Storie Maledette. Opinioni. Mandi a fanculo chi non la pensa come te, decidi che Rolling Stone è diventato un giornale di merda così come Giornalettismo, e arrivederci. Ci sta che dopo ‘sto pezzo qualcuno penserà che il nostro Blog peggio fa più schifo del solito, e poi la Lucarelli c’ha le tette grosse, cazzo volete.
Però, però. Però ve l’ho detto che questa cosa m’ha fatto pensare. Perché sapete com’è, siamo gente romantica noialtri. Siamo gente che ancora litiga con la fidanzata un giorno sì e l’altro pure per la sistemazione di tutti quei libri che ehi, ma quanti cazzo di libri compri ancora, ma come cazzo si fa a avere tutti ‘sti libri in casa. Sicchè siamo gente che alle parole ci tiene, ancora, nonostante tutto. Siamo di quelli che fanno attenzione alle parole, che le sentono proprie, come una delle poche ancora ammissibili prove che gli esseri umani si distinguono dagli altri animali per la capacità non di pensare, ma di non farlo, di sospendere l’attività cerebrale per portare avanti la specie solo ed esclusivamente con la poesia.
“La rivista ha scelto Selvaggia per la sua conoscenza di internet e la sua enorme influenza nel mondo social, con oltre 350.000 follower su Instagram, 800.000 su Twitter e, soprattutto, un milione e 200.000 su Facebook” riportano vari siti che commentarono, a suo tempo, il fattaccio indigesto ai rocchettari nostrani.
E io vi dico: ci sta. Si sa come vanno le cose. Si parla di quattrini, dopotutto, no? Quindi non è che ci si scandalizzi, noialtri. E poi le opinioni vanno tutte bene, ci mancherebbe: e però, maremma impestata, non c’è qualcosa che non quadra in questo discorso? Non c’è qualcosa di malsano, in tutto questo?
Questa gente qui, la gente che un tempo sarebbe stata definita “intellighenzia”, o classe dirigente, o quello che vi pare; questa gente qui ormai campa sulla merda. Nel senso che passa le proprie giornate a “recensire” (non si sa mai in base a quali competenze) quella che loro stessi definiscono merda.
Questi scarabei stercorari della pseudoinformazione infestano le nostre giornate in base a pure logiche di mercato. È questo che mi fa incazzare. A voi no? Non vi fa incazzare? Allora cerco di spiegare meglio il concetto. E sia chiaro che la faccenda della Leosini e di Rolling Stone e via dicendo è solo uno spunto di riflessione, un’opinione, che anche voialtri che stiamo infamando dareste la vita per farci esprimere, no?
I bastian contrario ci garbano. Da sempre. Anche i rompicoglioni ci garbano, da sempre. Tuttavia, anche essere bastian contrari, al giorno d’oggi, è diventato un mestieraccio. Perché c’è da immaginarsela, la logica. Esce la nuova stagione di Storie Maledette, di Franca Leosini; più o meno tutti la acclamano; i dati d’ascolto (oooo, come siamo retrò) parlano di boom: cosa possiamo scrivere per fare qualche click? Come possiamo viaggiare sull’etere e nel web? Come possiamo non dare la notizia, ma essere la notizia?
Semplice: piace a tutti? Scriviamo che fa cagare. E infamiamo pure quelli a cui piace. Così si raccattano click. Così siamo quelli controcorrente. C’è stato un tempo in cui si scriveva che tra poliziotti e manifestanti si stava dalla parte dei poliziotti; oggi si parla di Franca Leosini e Avetrana e Sabrina Misseri. E ehi, come vedete qua non si controbatte all’articolo, perché, se non s’è capito, quello ce lo controbattiamo sulle palle.
Non ci arrendiamo al fatto che il (più o meno) giornalismo, la (più o meno) critica, il (più o meno) opinionismo sia ormai in balia di questi professionisti del dito in culo del pensiero. Di questi che vengono scelti, capite, SCELTI, solo perché hanno seguito sul web. Capite? Non hanno seguito sui social perché sono bravi. Non hanno seguito sui social perché sono stati scelti. No. È il contrario, cristosanto, in un impetuoso vortice che si autoalimenta. Questo metodo è (più o meno) peggio del famigerato Metodo Boffo, perché alla fine anche per costruire un inchiesta falsa ci vuole un certo grado di preparazione. Poi si ragionerà, se Facebook vorrà che se ne ragioni, del quasicosiddetto Metodo Cambridge Analytica. Questo è il metodo di quelli che vanno in discoteca a guardare male la gente solo per poi fare a schiaffi, non so se mi spiego. Da noi si chiamano “i’ tira”. Questo è il metodo per cui i parlamentari o aspiranti tali scrivono di scie chimiche e di cazzo di vaccini, pur non sapendone un cazzo, non so mi spiego. Mi spiego? E dietro a tutto questo. Dietro tutto questo, lo sapete cosa si nasconde dietro tutto questo? Sì, ok, i soldi. Ma dietro tutto questo e anche dietro ai soldi, sapete cosa si nasconde?
Nulla. Non c’è nulla. E noi qui, come bischeri, di lunedì sera, ad aggrapparsi alla relativizzazione, a pensare che alla fine siamo sette miliardi nel mondo e che nella storia e nel cosmo i nostri giramenti di coglioni sono (più o meno) il battito d’ala d’uno moscerino in mezzo a una tempesta di potenza un miliardo del cazzo; noi qui come topolini impauriti a picchiettare sui tasti, con la nostra non-notorietà, ad aspettare che il pezzo che stai scrivendo si esaurisca come un valanga a primavera, una roba che va per conto suo e di cui tu sei solo un fottuto tramite; finire il pezzo per mettere una pizza surgelata in forno perché oh, cristo, questa cosa qui la devo scrivere, la devo proprio scrivere, e a immaginarsi la faccia di quelli che leggeranno e che penseranno questo si è bevuto il cervello senza rendersi conto, invece, di essere degli eroi solo per il fatto di ritagliare ancora un pezzetto di pensiero per se stessi molto, forse troppo simile a un paradiso che fu, certe volte è, e che grazie a voi, del resto, sarà.
[Gianni Somigli]
Meraviglioso. Articolo meraviglioso.
Per la verità io ci provo, ogni tanto, su Facebook a rimettere la Selvaggiona sulla retta via, ma non mi dà retta. Troppo golosa di click e di stima da zucche vuote.
Comunque oh, siete dei grandi, lasciatevelo dire.
io neanche sapevo chi fosse franca leosini fino a qualche giorno fa, giuro. e se potessi tornare a non saperlo come a non sapere chi è selvaggia lucarelli, sarei l’uomo più felice del mondo.