Premio Culitzer

 

Pochi giorni dopo il Natale del 2010, Belpietro firmava un editoriale su Libero in cui avanzava due “ipotesi surreali”. Già il titolo del pezzo di spalla prometteva bene ma non benissimo: “Su Gianfranco iniziano a girare strane storie…”. Proprio così, coi puntini di sospensione. Il Gianfranco in questione era l’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, qualcuno tra voi forse lo ricorderà. E le “ipotesi surreali”, come definite in un pezzo di quei giorni del Post, erano due: la prima, che Fini avesse pagato qualcuno in Puglia per organizzare un auto-attentato e poi dare la colpa al Berlusca; la seconda, che Fini andasse a troie. Naturalmente, scriveva ai tempi Belpietro, queste non erano “notizie”. Erano voci. Che lui ha riportato non per dovere di cronaca, ci mancherebbe, ma perché così, almeno, la magistratura potrà approfondirle se vorrà, e perché insomma, “se fossero vere ci sarebbe da preoccuparsi per l’incolumità del presidente della Camera”. E poi, chiudeva Belpietro, il vecchio Fini ha rotto tanto i coglioni a Silviaccio per quel fatto delle prostitute, pure minorenni, e però vedi che anche lui, eh, che porco, vedi?

Di questa faccenda, ovviamente, non si è più sentito parlare. E non si è più sentito parlare di questa faccenda perché, sempre ovviamente, era una stronzata. Cioè, chiariamo: noi forse non ne abbiamo più sentito parlare, perché lui, Belpietro, è stato condannato nel 2013 ad un’ammenda di 15.000 euro per “procurato allarme”. Stronzate. Così come era una stronzata la vicenda dell’attentato, o meglio, del tentato attentato a Belpietro stesso. Se ne parlò tanto, ai tempi. Che poi è stato archiviato il tutto perché il tentato attentato, anche se non si dice in modo chiaro, alla fine era un auto-tentato-attentato.

E però è interessante ripercorrere la carriera di questo sedicente giornalista. Davvero interessante. Basta farsi un giro sulla pagina wiki a lui dedicata per scoprire che il capitolo più corposo di questa biografia s’intitola: “Procedimenti giudiziari e disciplinari”. Condannato per diffamazione sul caso Welby, indagato per vilipendio al Capo dello Stato, condannato per diffamazione contro D’Elia, condannato per diffamazione contro Giancarlo Caselli e Lo Forte, ancora vilipendio, il procurato allarme per la vicenda Fini, condannato per calunnia insieme a Nuzzi contro i supermercati Coop, fino alla ciliegina maxima: la “sanzione dell’Ordine dei Giornalisti” (insieme a un altro fenomeno come Mario Giordano) per aver diffuso “odio etnico dei confronti dell’etnia rom”.

Ecco qua. Ce ne fosse stato bisogno, questo è un rapido nonché superfluo ritratto dell’uomo che, ancora una volta, sale agli onori della cronaca per demeriti personali. È notizia di questi giorni, infatti, e ampio è il dibattito che si è scatenato, che Belpietro non condurrà più quella cloaca televisiva spacciata per programma d’informazione. Ne avrete sicuramente sentito parlare. Quella trasmissione il cui canovaccio era più o meno questo: sei povero? Colpa dei negri. Sei triste? Colpa dei negri. Dormi male? Colpa dei negri. E dei rom. Dipende dai giorni. Quella trasmissione in cui c’erano collegamenti quasi mistici, in cui GLI ITALIANI urlavano, e urlavano, e urlavano, sbavando, insultando, brandendo forconi.

Insomma, Belpietro non la condurrà più. E anche un’altra trasmissione, molto simile, condotta da Del Debbio, cambierà toni. Queste trasmissioni, si legge qua e là, non hanno convinto i dirigenti Mediaset. Non hanno sfondato, soprattutto quella di Belpietro, “nonostante l’innesto al suo fianco della blogger del Fatto Quotidiano Veronica Gentili”. Stavolta neanche la gnocca è servita, insomma.

Tuttavia, insieme a questa lettura, ce n’è un’altra, più politica: queste trasmissioni, secondo molti, non sono servite altro che a portare voti a Lega e Cinque Stelle. A rinfocolare il populismo, insomma. Il che non è poi così difficile da credere, se uno pensa al livello intellettivo/intellettuale dello spettatore medio di questa robaccia catodica. E lo so, lo so che ci sarà qualcuno tra i nostri appassionati lettori che ci accuserà di essere degli snob, per questo discorso; ci sarà senz’altro qualcuno che dirà che in quel modo lì, loro, le elezioni le hanno vinte. Per cui non capiamo un cazzo, perché non “sappiamo più ascoltare il paese reale”. A queste persone, tanto per chiarire, io rispondo: fanculo. Non difendiamo nessuno, non siamo un partito, non siamo “gente responsabile”. Noi non siamo tenuti ad ascoltare nessuno. O meglio: ascoltiamo tutti e commentiamo, se ci va, come ci va. E se il paese reale fa cacare il cazzo, forse sarebbe più opportuno che qualcuno glielo dicesse, al paese reale, che fa cacare il cazzo. E sarebbe più opportuno che “IL PAESE REALE”, LA GENTE ascoltasse anziché il contrario. Invece ormai qua è tutto un lisciare il pelo. Roba che non ci appartiene. Crediamo piuttosto, per dirla con quel fenomeno di Anatole France, che “se un milione di persone crede ad una cosa idiota, la cosa non cessa di essere idiota”.

Detto questo.

Chissà in quale altro paese del mondo un giornalista con un curriculum come quello di Belpietro avrebbe ancora un lavoro. Chissà in quale altro paese un ordine professionale permetterebbe a un individuo come questo di continuare a dirigere giornali, e anche a prendere per il culo dato che ne ha da poco addirittura fondato uno nuovo, chiamandolo in modo umilissimo La Verità. Certo, fa un po’ specie che una delle poche reazioni politiche al fatto che Belpietro salti sia stata di Di Maio. Una specie di bollino Chiquita che chiude il cerchio; d’altronde si sa che il Movimento Cinque Stelle AMA i giornalisti. Lo dimostrano le varie liste nere pubblicate sul blog di Grillo, gli attacchi dei movimentisti ai vari inviati, e l’ultimo caso, quello di Iacopo Jacoboni de La Stampa, a cui non è stato concesso di entrare all’evento organizzato da Casaleggio ad Ivrea e di cui direttore editoriale era quel Gianluigi Nuzzi di cui si stava ragionando prima per quella piccola condanna per diffamazione insieme a Belpietro.

Uno può anche dire: ma chi cazzo se ne frega. Siamo stati ostaggio di questa gente per un miliardo di anni. Siamo stati ostaggio di reti televisive e telegiornali per venti anni. Il Berlusca stavolta ha sbagliato mossa, forse; oppure c’è qualcos’altro che bolle in pentola? Il picchiatore catodico Belpietro troverà presto un altro incarico, ci mancherebbe altro. Fa specie leggere di “purghe interne”: quello che sta andando in scena non è una novità, non lo è mai stata, e mai lo sarà. Noi continuiamo ad essere ostaggio, si tratta di solo di cambiare carceriere. Ma, almeno fino a quando ci sarà data la possibilità, noi continueremo, dalle nostre prigioni, a mandarvi tutti in culo.

[Gianni Somigli]

 

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