Mamma mia che etichetta!

Festa della mamma, messaggi di stima e solidarietà da ogni parte della comunità.

Le mamme alla festa della mamma sono come i morti nel giorno del funerale: ineccepibili.

Mia madre, pur avendomi nutrito, vestito e mandato a scuola, ha fatto di me il buon misogino che sono oggi, ma non volontariamente, piuttosto nella maniera in cui i preti mi hanno cresciuto ateo. Ha reso ogni boccone mangiato in casa pesante come il debito del terzo mondo, ogni paio di scarpe rimediato un chiodo nei talloni e ogni giorno di scuola un giudizio e una condanna.

Mia madre mi ha insegnato meglio di Law and Order il concetto “ogni cosa che dirai verrà usata contro di te“, e meglio di CSI l’importanza del non lasciare nessuna prova di qualsiasi attività. In generale il concetto di giustizia trapelato dal suo esempio oscilla tra lo scontroso silenzio e l’odio per insoddisfazioni personali irosamente proiettato sul prossimo, marito e figli in primis.

Una di quelle madri che ti portano sin dalla più tenera età a capire che di tenero c’è solo il tuo culo, che ti spingono presto a valutare pro e contro della vita senza riuscire a far pendere la bilancia da un lato, fino al primo pompino. Una di quelle madri che non vedrà mai i propri nipoti o che, meglio, non ne avrà mai.

Una di quelle perché pensate, a dispetto dei proclami di questi giorni, ho scoperto esisterne più d’una.

La nostra necessità da tifosi di quattro anni di identificare tutto con etichette semplici starebbe diventando davvero imbarazzante, se non fossimo così infantili da ritenere l’imbarazzo una roba da matusa.
Mamma bene, arabo male, mamma araba (tipo Afef o tipo burqa?) bene ma non benissimo, e così in ogni fottuto campo: tagli di giustizia che fanno apparire Guillotin un dilettante, tagli in cui la morale è una lama acritica, tagli che giungono dopo processi mentali il cui giudice è a metà tra Santi Licheri e Mara Maionchi.

Intendiamoci, anch’io, con la mia memoria da floppy, tendo a riassumere molti concetti in un diagramma di Venn sì/nì/no, ma:

1- Incredibilmente non tutto quello che faccio è giusto (in fin dei conti ho avuto pessimi esempi).
2- Prima di archiviare un argomento in uno dei succitati insiemi, ci spendo più di un click su nessunotelodice.fuk.

Ultimamente ho visto esaltare uno youtuber gay per un discorso sessista in cui elogia le donne e condanna gli uomini. Nulla di più di un classico discorso maschilista da bar ribaltato nei ruoli, esatto come un peto in ascensore e altrettanto stimolante.
Ma d’altra parte i gay non capiscono un cazzo.

La cosa però ha dato risalto a questa necessità di schierarsi per partito preso in base a cosa debba ritenersi giusto, a prescindere dal fatto che lo si ritenga realmente tale (o che lo sia, hai visto mai), come ai tempi del povero Mattia.

Un po’ come se il carro dei vincitori fosse un vagone della metro: non si può mancare, si deve prendere anche più volte in un giorno e dà un certo senso di soddisfazione anche se si è in compagnia di una vagonata di stronzi che vorremmo vedere più probabilmente sotto al vagone che dentro.

Una partigianeria che fa rimpiangere l’impronta democristiana così faticosamente impressa dai nostri genitori. Una partigianeria tanto ipocrita e superficiale quanto testarda, un esercito di persone che non possono aver sbagliato nemmeno se hanno scelto senza pensare, un’armata pronta a decidere senza elaborare.

E poi ci caghiamo delle macchine autonome.

Driving Cars

Allora festeggiamo ‘ste cazzo di mamme, ognuno la propria, che se venite a raccontare a me che son tutte belle le mamme del mondo vi mando in culo a pranzo con la Franzoni. E critichiamo ‘sti cazzo di risvoltini, quando ne vedete di orribili, che quando sono portati con stile ‘sti gran cazzi (che poi ‘sti gran cazzi lo stesso). E diffidiamo degli stranieri, ma non rompiamogli il cazzo prima che abbiano deciso se farsi esplodere o prepararci un kebab.
Fingiamo di valutare persone e cose per come si comportano e per quello che valgono. Lo so, è faticoso, ma vedrete che alla lunga vi farà bene, potrebbe persino salvarvi la vita quando dovrete scegliere fra il famigerato incompetente onesto e lo stronzo di Big Pharma con la sua fottuta chemio.

In somma, preparate pure le vostre etichette, ma verificate bene prima di attaccarle e, chiaramente, guardatevi il culo per controllare quelle che portate.

[D.C.]

2 risposte a "Mamma mia che etichetta!"

  1. Grazie, in quanto figlia orfana di genitori viventi, grazie per aver espresso anche il mio pensiero, mi sento meno stronza ora ❤

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