“Vedo nel Fight Club gli uomini più forti e intelligenti mai esistiti. Vedo tutto questo potenziale, e lo vedo sprecato. Porca puttana, un’intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli o schiavi con i colletti bianchi. La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti. Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia. Non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo né la Grande Guerra né la Grande Depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale. La nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star… ma non è così e lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene”.
Io non dico che si debba necessariamente essere un fan ai limiti del settarismo di Fight Club, no. Non dico neanche che alla fine, forse, è uno dei pochi, rarissimi casi della storia in cui il film, se non è meglio del libro, poco ci manca. Di solito è il contrario, no? Il cliché prevede questo, almeno.
Non dico nemmeno che uno, se non appartiene alla tribù dei fan o dei seguaci spirituali del messaggio di base della novel suddetta, debba per forza sapere che in fin dei conti quei principi filosofici non sono farina del sacco del buon vecchio Chuck Palahniuk: questa teoria, questa dottrina, che in effetti ha radici piuttosto antiche, è stata catapultata nel mondo contemporaneo nientemeno che da Theodore John “Ted” Kaczynski, meglio noto come Unabomber.
Nel suo pamphlet intitolato “La società industriale e il suo futuro” (noto anche come “La pillola rossa”… Do you remeber Matrix e Morpheus?), il vecchio Una spiega come la vede e alla fine verrebbe da dire che dai, se non avesse messo tutte quelle bombe qua e là ammazzando un po’ di gente qua e là, alla fine non è che avesse tutti questi torti. Date una letta al documento, e rileggetevi (o riguardatevi) Fight Club. Che è poi una derivazione dal “Freedom Club” di Kaczynski. È una lettura, come dire: non rilassante.
Ci pensavo in questi giorni, a questa roba. In questi giorni in cui la sinistra italiana è completamente sparita dai radar, come sempre troppo presa a sbranarsi da sola senza contare che alla fine, sbrana oggi sbrana domani, non ci rimane neanche gli ossi da spolpare. Contratti di Governo, bozze che escono tanto per vedere che effetto che fa: fotografie di gente “concentrata sul futuro” che sembra uscita da un film con Alvaro Vitali. Mosse strategiche, tipo bordate in qua e in là. Un po’ per saggiare il terreno: ci piglieranno sul serio?, sembrano chiedersi questa gente, prima di esclamare, con grande onestà ovviamente, che “in questi giorni si sta scrivendo la storia”.
Ci pensavo in questi giorni. Soprattutto dopo aver discusso con un po’ di gente. Ok, lo ammetto, non sono stato un bravo ragazzo: sono andato a stuzzicarli, questa gente, sono andato a provocare. Perché effettivamente ci sono alcuni tra i miei amici/contatti/conoscenti con cui non ci voglio ragionare, non voglio minimamente confrontarmi, perché io lo so che sono dei dementi. È la storia che lo dice, la loro. Ma altri no, altri li rispetto, altri credo che siano persone avvedute. Ed è per questo che non capisco, non comprendo come facciano a sostenere certe tesi, a cascare in certi tranelli, come pollastri vecchia scuola.
Ci pensavo in questi giorni, ho discusso in questi giorni, ma la vera, grande, superba illuminazione l’ho avuta solo stamani, mentre davo il ciencio, cioè mentre facevo le pulizie in casa.
E se non solo avessero ragione loro, ma, in realtà, fossero anche troppo moderati?
Maremma impestata, che flash. Ve lo giuro ragazzi. È uno di quei flash che viene una volta ogni tanto nella vita, se si è fortunati. Tipo come quando risolvi un’equazione complicatissima, o come quando ti sei messo in testa di scrivere un racconto, o un romanzo, che non sai come andrà a finire e SBAM, eccolo lì. Il momento di lucidità, il momento in cui i pezzi s’incastrano.
Maremma impestata, si diceva. Non solo hanno ragione loro. Ma sono troppo, troppo conservatori. Ci siamo rotti il cazzo di questo Contratto, ma quale contratto, ma quale crescita, ma quale decrescita felice o meno, ma quale quantitative easing, quale spread, ma cosa cazzo ce ne fotte a noi di tutta questa roba?
E badate, uso il noi perché penso che io che sto scrivendo e voi che state leggendo siamo più o meno tutti sulla stessa barca, siamo tutti della stessa generazione, più o meno. Noi non siamo quella generazione dipinta da Tyler Durden nel suo meraviglioso, poetico, distruttivo monologo: le cose son già cambiate, non ribaltate, ma cambiate sì.
Noialtri siamo la generazione che se lo piglia nel bocciolo ovunque si giri; comunque ti volti, son schiaffi.
Noialtri siamo quelli che non avranno mai una pensione ma a cui si chiede di fare lavori di merda per pagare la pensione a chi è venuto prima di noi, consegnandoci la tragedia di mondo in cui viviamo.
Noialtri siamo quelli che devono essere responsabili, dopo che fino a non troppi anni fa si spendeva e si spandeva ad canis catzum, regalando (più o meno) lavori, case, mutui.
La nostra è la generazione presente che è rimasta incastrata tra il passato, di cui porta il peso economico, politico e sociale, e il futuro, che ancora non esiste, e di cui non godrà mai. Ma dobbiamo essere noi a costruire, a rimettere a posto i conti, ad accettare lavori con contratti di un giorno, a non avere un soldo in tasca e a dipendere dai genitori, in molti casi, a quaranta anni. E a sentirci anche definire bamboccioni o choosy, ricordate?
Ecco. Noi siamo questi qui. E allora io dico: perché dobbiamo prenderci carico di tutti quanti, tranne che di noi stessi?
E allora, amici leghisti, amici grillini, io non solo sono con voi: io vi imploro, io vi prego. Fate terra bruciata. Spendete, spandete, levate le tasse a tutti, aumentate gli stipendi, duemila euro di reddito di cittadinanza a tutti quanti, a tutti!, anche a chi lavora o a chi non ha voglia di fare un cazzo. Ma chi se ne fotte del futuro della grande madre Terra, o dei nostri figlioli: ma che ce ne frega a noi! I nostri predecessori se la sono spassata sulle nostre spalle, perché non dimostriamo loro che non siamo da meno, che non solo siamo come loro, ma che anzi abbiamo ben compreso come sta il giochino e fanculo!, non siamo come loro, siamo PEGGIO di loro! Via dall’euro, frontiere chiuse, che la patria diventi una sorta di boccaccesca penisola in cui si mangia dalla mattina alla sera e ci si ubriaca e si fanno orge di Stato.
C’è comunque una traccia di speranza, per quanto vana, nel futuro che si sforzano di dipingere Tyler Durden e, prima di lui, Unabomber, e prima di loro anarchici e nichilisti e seguaci delle teorie di distruzione e ricostruzione, resurrezione eccetera eccetera.
Noi invece dobbiamo essere la generazione che di questa roba non sa che farsene: e poco conta che potremmo essere quelli che se la passano meglio della storia, poco conta che si abbiano i mezzi per comunicare con tutto il mondo in tempo reale, per conoscere, per sapere, per crescere.
Abbiamo la grande, grandissima occasione di essere quelli che danno il colpo di grazia, altro che distruggere per ricreare, altro che programmi, altro che politica fiscale. Ma chi se ne fotte. Ammazziamola, questa Italia, e non se ne parli più.
Quindi avanti, avanti Matteo, avanti Luigi! Via i lacci e i lacciuoli, pigliamo i soldi alle banche, che tanto non sono mica nostri, noi non ci s’ha uno pe’ fa’ due! Sputtaniamo tutto! Vendiamo il Colosseo e la Fontana di Trevi ai cinesi, vendiamo il Ponte Vecchio ai polacchi, rastrelliamo tutti gli spiccioli che c’è in giro e godiamocela! Tanto poi si more tutti, e per eliminare i problemi di quelli che verranno dopo di noi è sufficiente che dopo di noi non venga nessuno.
Avanti Matteo, avanti Luigi: avete iniziato bene, ma ora è il momento di dimostrare davvero il coraggio di cui avete parlato tanto. Ora è il momento di dimostrare che davvero ascoltate quello che si dice non nei bar, che nei bar ci vanno i vecchi e basta, ma sui social e nemmeno su tutti, ovvio, solo su quelli che ci danno ragione… Io adesso l’ho capito, e spero che tanti altri, leggendo questo pezzo, proveranno lo stesso identico brivido ai testicoli (anche le donne) che ho provato io con l’epifania che mi ha fatto cambiare modo di vedere le cose e il mondo.
[Gianni Somigli]
Sono una donna e confermo: brivido ai testicoli. Comunque da Fight Club non mi sono mai ripresa, ahimé.