Mattarella rifiuta un ministro quando avrebbe dovuto preoccuparsi di “benaltro”.
C’è gente che ancora parla della TAV, quando i problemi sono ben altri. Si sta lì a guardare l’evasione fiscale, lo scontrino non emesso, la fattura non compilata, quando è per ben altro che i soldi non ci sono. Veniamo costretti a vaccinarci quando la gente muore di benaltro.
Ecco. A questo credo: di benaltrismo ci stiamo morendo.
Lo so perché io stesso ne soffro. Pensate, non mio cugino, proprio io in prima persona, che non trovo il senso del pagare la bolletta scaduta perché ormai è tale e intanto ben altro mi pressa, e non posso certo studiare quando ho le bollette da pagare, e sicuramente non posso occuparmi di sistemare la moto quando ho tutti quei libri da studiare, figurarsi se possa mai mettermi a montare il letto quando c’è la moto ferma lì sotto…
Così dormo di merda e guido l’auto nel traffico con l’ignoranza per compagna, e quando mi parlano dei problemi del paese riesco solo a pensare “voi parlate, ma i problemi sono ben altri”.
Una malattia che pensavo mi avrebbe avvicinato al prossimo, ma certe vicinanze non fanno che alimentare gli attriti, perché il benaltro muta più velocemente di un batterio, cresce più velocemente di un fungo e urla più ignorantemente di un grillino.
A volte mi chiedo come chiameremo i grillini quando ritorneranno a sventolare le bandiere di altri partiti.
Ma questa è ben altra storia.
Che poi il problema del benaltro è proprio la sua inafferrabilità, la sua eterea esistenza, la sua cangiante natura. Il benaltro è la scorreggia in autobus: può essere stato chiunque, o venir da fuori, anche se sappiamo benissimo che non è così.
Sarà per questo che è stato scelto come elemento cardine nei piani delle militanze più incoerenti, sempre pronte a fare una questione di vita o di morte di altre questioni.
In somma potremmo sostenere che il benaltro sia proprio il problema, e risolvere proprio il problema è proprio quello che ci vuole per riuscire a risolvere anche ben altri problemi.
Per andare avanti serve una buona dose di proprismo.
Ci vogliono persone che individuino il problema e lo risolvano. Un problema alla volta. Proprio quello.
Perché anche avendo un’intera nazione pare sia impossibile fare due cose contemporaneamente, come finanziare sia i canili che gli ospedali, o riformare l’istruzione e tenere un criminale lontano dal parlamento.
Allora vogliamo iniziare proprio dal vostro problema preferito? Dite quale sia e risolviamolo, trasformiamo il benaltro in semplice altro.
Ho idea che il concentrarsi sul risolvere un problema possa distogliere dalla tentazione di cercare benaltro, come quando vi masturbate per non pensare a fumare. O disegnate faccine di Adinolfi per non pensare a masturbarvi.
Quindi, prima che benaltro ci uccida, cerchiamo proprio il modo di sconfiggerlo. Risolviamo una cosa alla volta, diamoci al Proprismo.
Proprismo: perché è proprio questo il problema.
[D.C.]
Una risposta a "Il Proprismo che ci vuole"