Il problema del PD.

 

Fa discutere, il discorso di Corallo all’assemblea del PD. Fa discutere, ovviamente e massimamente, per le cose a mio avviso sbagliate, come spesso succede a sinistra, evidenziando ancora una volta come, al momento, sia impossibile non solo per i partiti di area progressista, ma anche per i loro potenziali elettori, parlare senza attaccarsi, senza dividersi ulteriormente o senza cadere in contraddizioni grosse come il fallimento del referendum costituzionale sul Senato.

Io il discorso di Corallo, novello candidato alle primarie del PD, me lo sono ascoltato tutto. Non tanto per masochismo, ma per provare a capirci qualcosa. E via, non è che nel complesso sia così terribile o dica chissà che. Tutta la parte sulle correnti interne e sui giochi di potere sarebbe anche condivisibile, per quanto nel suo generalizzare rischi di sembrare il tipico attacco populista per cui chi si propone è diverso, migliore e al di sopra delle lotte per le poltrone (a sentire Corallo nel partito le correnti sono tutte così, quindi la domanda che mi viene è: a parte te, chi si salva?), e ci sono molti passaggi almeno superficialmente “de sinistra”, quando vengono toccati temi come l’immigrazione o il lavoro.

E allora, dove stanno i problemi? Perché tutto questo casino? Secondo me ci sono diversi livelli di lettura della vicenda. Provo a darvi i miei, male che vada mi offenderete nei commenti.

La punta dell’iceberg: l’affaire Burionì.

Il primo problema, ovviamente, è che nonostante si possa essere legittimamente contrari allo stile comunicativo di Burioni, rimane il fatto che senza di lui i pro-vax sarebbero rimasti probabilmente divisi e senza voce. La comunicazione “pacata” in tal senso era molto poco incisiva quando venne fuori Burioni, e si può discutere su quanto il suo stile comunicativo (o meglio, il suo metodo di gestire le risposte sui social media) sia deficitario sul lungo termine e su alcune fette di indecisi, ma il fatto che abbia compattato una larga parte di pro-vax è innegabile; si può anche pensare, pur essendo del PD, che l’introduzione dell’obbligo vaccinale, in quanto provvedimento d’emergenza per prevenire epidemie, sia stata una mossa “dura” rispetto a un approccio più morbido e comprensivo fatto di campagne d’informazione; è innegabile, però, che l’iniziativa venga collegata al Partito Democratico e che proprio il Partito Democratico abbia trovato in passato un solido alleato in Burioni e nei suoi sostenitori riguardo a quella battaglia. Burioni, infatti, pur avendo declinato l’invito a candidarsi col PD, ha sempre espresso simpatia e solidarietà al partito. Dunque mi chiedo perché Corallo lo usi come esempio negativo, attaccando di fatto direttamente un sostenitore del partito, e indirettamente i suoi fan e, potenzialmente, chi è a favore delle vaccinazioni obbligatorie. Tutto questo solo per fare una battuta e un paragone azzardato e fraintendibile (perché tutt’ora non mi è chiaro come la veda Corallo sui vaccini o sulla scienza in generale, e questa è una cosa su cui forse non mi sarei neanche fatto domande se non avessi sentito quel pastrocchio di battuta).

Per chiunque segua il lato comunicazione\informazione politica in Italia avendo un minimo di basi sull’argomento, il fatto che quella frase avrebbe messo in ombra tutto il resto era abbastanza prevedibile: dirla senza pensare alle sue conseguenze è ingenuo, pronunciarla comunque anche avendoci pensato è proprio stupido. Ma,  comunque, è solo una frase venuta male e non dovrebbe essere l’inizio di una diatriba fra fan. È stata pronunciata nell’ambito delle primarie, non in una puntata di American Gladiators.

Viviamo un’epoca in cui la notizia del giorno è quasi sempre qualcuno contro qualcuno. Tizio blasta Caio, Caio asfalta Sempronio, Sempronio umilia Civati. Se non è qualcuno contro qualcuno, è un partito di sinistra che si scinde. L’ultimo è stato Liberi e Uguali: “Liberi” si sposta al centro, “Uguali” guarda a destra, “e”, mantenendo la minuscola per umiltà, dà vita a un nuovo movimento per costruire una nuova forza della sinistra italiana e, allo stesso tempo, offre a chiunque passi anche per caso il proprio contributo per riorganizzare, in modo plurale, ma anche individualista, in senso stretto, quantunque, ho perso il filo.

Scusate, torno subito sul pezzo. Il problema dell’affaire Burionì è banalmente la confusione del messaggio, la pessima scelta del soggetto per la battuta e la mancanza di coerenza: suggerire di usare un linguaggio meno ostile nella stessa frase in cui cita un professore universitario in termini assai poco lusinghieri è un atteggiamento contrattiddorio; sostenere che “non ci rendiamo neanche conto che abbiamo elevato a scienza assoluta quelle che sono scelte politiche” è invece rischioso, perché è facile che qualcuno pensi che Corallo sostenga che essere pro-vax sia una scelta politica e non scientifica. Che è un po’ una cazzata, nel senso che sì, tutto è politica (e grazie al cazzo), ma la politica può scegliere se perseguire fini che rispettino e tengano di conto della scienza, oppure no. Ecco, a me il discorso di Corallo ha lasciato il dubbio che su questo punto il candidato sia un po’ confuso, il che non è proprio il top se vuoi che in cabina faccia una X sul tuo simbolo.

L’iceberg: il populismo

Ma il problema, per quanto mi riguarda, non è questo. Che un politico dica che vuole una comunicazione meno offensiva nei confronti di chi vota “altro” è un’opinione legittima con cui si può essere o non essere d’accordo. Non c’è una soluzione matematicamente esatta, perché in realtà è una questione molto complessa che non riguarda solo lo stile, ma anche gli emittenti (chi è dovrebbe fare divulgazione e con che tono?) e soprattutto i target (un no-vax con interessi economici è diverso da una mamma spaventata e da uno che vaccina per non avere sanzioni ma sotto sotto non si fida), e che al suo interno vede diverse correnti a volte contrapposte, a volte in sinergia.

Il fatto è che anche togliendo il riferimento a Burioni (riferimento che, comunicativamente, oscilla fra il “superfluo” e il “dannoso”) rimane un problema: l’argomento comunicazione viene trattato come se fosse solo “il modo con cui tratti gli altri quando parli”, che è come dire che l’aritmetica è “quella roba che fai coi numeri”. E, come quello, viene trattato superficialmente anche tutto il resto.

Perché se la frasetta su Burioni è la punta dell’iceberg, quella che fa affondare la nave è la letale montagna di ghiaccio che aspetta sott’acqua, pronta a sfondare lo scafo.

Dice Corallo: “Nelle università già si parla da anni della fine del capitalismo e noi invece… invece il PD lo ha difeso a spada tratta. Abbiamo difeso i mercati quando invece nessuno dice che sono persone che cercano di arricchirsi, punto”.
Punto? “Punto” una bella sega. In quali università? Ma soprattutto: davvero sta finendo il capitalismo? Dove? Come? Bisogna dire qualcosa dopo quel punto, il mio cervello traduce all’istante con
“NELL’UNIVERSITÀ DI CHATTANOOGA SUL LAMBRO DICONO CHE IL CAPITALISMO È MORTO E I CATTIVI CI ARRUBBANO I SOLDI MA NESSUNO NE PARLA! SVEGLIAAA!!1!”

“Bisogna resettare il partito.”
Ancora? A parte che “spegni e riaccendi” funziona con lo smartphone, non con un movimento politico, questo discorso l’ho già sentito. Non è che resettare is the new rottamare?

“Dobbiamo restituire il potere a quel 99% che oggi è escluso”
Fatemi indovinare: perché uno vale uno?

“In Italia c’è troppa meritocrazia e troppo mercato, come sappiamo tutti”.
What the fuck did I just heard? Ho capito che voleva parlare di “aiutare chi non ha mezzi”, ma l’ha detto nel modo più confuso e fraintendibile possibile (peggio di così, solo Fusaro).

“il PD si è preoccupato più della felicità dei mercati che delle persone.”
“Ma che cos’è un mercato finanziario?! È fisicamente un mercato, o no?!” (semicit.)
Non riesco neanche a commentarla, questa, perché non solo i mercati sono fatti dalla domanda e dall’offerta delle persone (e premiano o colpiscono le persone e i loro risparmi), ma anche perché proprio non riesco a non immaginare un Renzi super deformed che offre dei fiori arrossendo a Mercati-chan. No, davvero, basta, passo.

Insomma, lasciamo perdere il fatto che io Corallo l’avrei preso a ceffoni virtuali anche solo per quel “99%” usato così a cazzo di cane che non mi viene una metafora per descriverlo senza che la stessa includa Pluto stuprato da Pippo, ma è possibile che non si possa sentire un discorso che provi ad essere vagamente di sinistra senza che questo diventi un’accozzaglia di luoghi comuni e banalità? Questa sarebbero le “nuove leve” del partito?

Oh, sì: Burioni ha uno stile comunicativo molto aggressivo, sicuramente perfettibile, che pur avendo meriti è diventato (o è stato) probabilmente dannoso in alcuni casi e che è considerato “eccessivo” dalla maggioranza delle persone che si occupano di comunicazione (ma l’analisi del fenomeno è ben più complessa del dare o meno ragione a un candidato che dice che equivale solo a “bulleggiare chi ha espresso un dubbio”: anche un sasso capirebbe che non è così banale come questione). Ma questo è solo un passaggio (ancor più sintetico a dire il vero) del discorso di Corallo, assai poco importante: il problema principale è la vacuità degli argomenti, il pressapochismo, il “rottamismo” di ritorno, presentato in modo così maldestro da sembrare un occhiolino ai cinquestelle o un tentativo di rosicchiare qualcosa a Potere al Popolo (che continua ad avere la consistenza dei buchi del groviera) o a quel che rimane di Liberi e Uguali (schegge di vetro, metallo contorto e coriandoli).

Ma chi cazzo c’è al timone?

Beh, tecnicamente al timone ci sono gli elettori del PD. Cioè: che si parli dello scontro Corallo\Burioni non lo decidono né Corallo, né Burioni, né il PD, né Salvini. Lo decide chi sceglie di scannarsi sulla questione anziché parlare di programmi e di strategie. Certo, la notizia gira anche grazie ai nostri validissimi giornali, sempre in prima linea per diffondere informazioni rilevanti*, ma un articolo in sé non conta molto, se nessuno lo considera, lo condivide e lo commenta. Purtroppo, invece, nelle ultime ore ho visto discussioni accessisime fra fan di Burioni, elettori del PD e fan di Burioni elettori del PD: tutte discussioni tese nate intorno a una singola frase decostentualizzata dell’intervento di Corallo. Cioè: attriti, litigi, accuse, perché un candidato alle primarie ha nominato un professore che fa divulgazione come esempio negativo in una frase fraintendibile.

Ma che davero?

Guardate, io sono d’accordo che Corallo ci abbia deliziati con un discorso confuso contenente fra le altre cose un paragone del menga, ma adesso ripetete con me: sticazzi. Perché mentre stiamo qui a discutere di questo intervento, lo spread resta sopra quota 310 punti. Di tutti i discorsi fatti al congresso PD, la frase che gira di più è questa:

“E noi invece a quel 99% lo abbiamo umiliato come un Burioni qualsiasi, che si diverte a bulleggiare chi invece con le proprie parole ha espresso semplicemente un dubbio. Non ci rendiamo neanche conto che abbiamo elevato a scienza assoluta quelle che sono scelte politiche.”

La frase, estrapolata dal contesto, neanche si capisce a cosa cazzo si riferisce. Potremmo discutere d’altro, no? Invece no, scatta subito la difesa di questo, l’attacco di quello, io contro te, te contro lui, lui contro lei: un copione che si ripete ogni giorno e che lascia la discussione politica vuota e inerte.

Quindi sì, Burioni ha uno stile comunicativo che con alcuni target è estremamente controproducente, seppur funzionale con altri; a livello di contenuti, invece, si tratta di posizioni condivise dalla quasi totalità della comunità scientifica.

Quindi sì, Corallo ha pisciato fuori dal vaso attaccando quello che di fatto è (era?) un sostenitore del PD e dicendo frasi che potevano sembrare strizzate d’occhio a frange antiscientiste dell’elettorato.

Quindi sì: sticazzi. Almeno per me. Stiamo parlando della battuta infelice di un candidato alle primarie del PD, non della posizione del PD sulla scienza, e questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Sono ore e ore che state (in realtà adesso stiamo, mannaggiammé) discutendo di un candidato alle primarie di un partito, candidato che se va bene viene attaccato perché non è stato chiaro riguardo alla sua posizione sulla scienza, se va male viene offeso perché ha tirato in ballo Burioni in modo poco carino.

Posso suggerire di rivedere la scala delle priorità?

[Marco Valtriani]

* la frase potrebbe essere sarcastica.

5 risposte a "Il problema del PD."

  1. Scusa sono arrivato a
    QUOTE
    “e”, mantenendo la minuscola per umiltà, dà vita a un nuovo movimento per costruire una nuova forza della sinistra italiana e, allo stesso tempo, offre a chiunque passi anche per caso il proprio contributo per riorganizzare, in modo plurale, ma anche individualista, in senso stretto, quantunque, ho perso il filo.
    UNQUOTE

    E mi sono fermato qui per eccesso di stima.
    Poi riprendo e finisco il pezzo

  2. Ottima analisi.
    Il m5s nasce come versione più honesta dell’honestissimo movimento dei girotondi; logico che molti nel PD sognino di riportare quei voti nell’ovile.
    Imho Corallo non ha fatto altro che dire: per avere i voti del m5s dobbiamo comportarci come lui, come, ad esempio, sostenere la gggente honesta contro i professoroni studiati, (e pagati da bigQualcosa). Ma comportarsi come il m5s è il modo migliore per riconoscere, che che a parole si dica il contrario, che è nel giusto.

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