Stavolta è andata bene.

 

Stavolta è andata bene. Perché stavolta, effettivamente, è venuto fuori che la versione inizialmente fornita da Maria Lapia riguardo l’aggressione da lei subita non era proprio il top a livello di aderenza alla realtà. La deputata ha avuto modo di contraddirs fare qualche precisazione e smentita, i testimoni hanno avuto modo di palesarsi e gli inquirenti hanno esaminato i filmati delle videocamere e fornito un quadro un po’ più chiaro della vicenda.

Quindi stavolta è andata bene, innanzitutto, perché essendo probabilmente partito tutto dalla deputata e non essendo volati davvero calci e pugni, non è avvenuto il pestaggio di nessuno. Il che è confortante, visto che di pestaggi e aggressioni ce ne sono fin troppi.

Ma stavolta è andata bene anche perché ancor prima che emergessero tutti i dettagli, un sacco di gente aveva già deciso che la Lapia non era una vera vittima, ma una ciarlatana. Un po’ come quando una denuncia di essere stata stuprata e “la gente” crede al carnefice, ma in salsa politica. Ecco, en passant, ma questa cosa mi ha preoccupato.

Capisco che di fronte alle farse continue dei cinquestelle uno ceda al ragionamento induttivo e parta prevenuto, ma io ero rimasto che fra i valori della gente civile figuravano anche cose tipo schierarsi dalla parte della vittima e presumere che questa dica la verità finché non viene smentita, a differenza del più viscerale “dargli addosso perché è di un partito diverso”. Sarò strano io, ma questa corsa a perculare una che è stata malmenata di brutto (perché questo dicevano le prime ricostruzioni, l’audio che raccontava altro era anonimo e non verificato) non mi è proprio piaciuto. Se è una gara  a chi risulta per primo più pungente anche quando si rischia di fare victim blaming contro una persona realmente aggredita, scusate ma io non partecipo: credo che tenere il cervello saldo a difesa di principi base (come il prendere le parti della vittima e la sospensione del giudizio in attesa di dati certi), mantenendo atteggiamenti “razionalmente etici” come condannare la violenza a priori o non schierarsi dalla parte del presunto carnefice sia l’unico modo per poi potersi poi scagliare coerentemente contro chi sbaglia davvero.

Ma, per quanto possa infastidirmi il “processo” preventivo basato sui propri pregiudizi e sul sentito dire, alla fine pare proprio che i fautori dell’andreottiano “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina” avessero ragione, visto che più che un’aggressione violenta si è trattato di un fallo di simulazione.

E siccome questo mediocre dramma satiresco è per me decisamente ignobile, e per un motivo ben preciso, mi tocca proprio, come un novello Shpalman, aprire il barattolo della merda per spalmarla in faccia a chi se lo merita.

Non sono arrabiato per l’atteggiamento da “lei non sa chi sono io” della Lapia nei confronti degli altri cittadini, o per la farsa dei pugni che diventano spintoni che diventano prendiamoci un té insieme. Perché la sceneggiata è solo stupida, ridicola e infantile, più che un caso reale di cui discutere sembra un tentativo da parte di Maria Lapia di usare il metodo Stanislavski per interpretare la macchietta dell’italiano arricchito, incolto, arrogante e piagnone, che si sente al di sopra neanche della legge, ma proprio delle regole basilari di convivenza civile. Al dico-nondico-ridico-smentisco e ai piagnistei che diventano caroselli dei giornalisti siamo abituati dai tempi di Berlusconi. Cose brutte, ma tutto sommato per me marginali.

La cosa che mi fa davvero incazzare di brutto è il tentativo della Lapia di essere inserita nella lunga lista di aggressioni violente subite da innocenti. Da gennaio a agosto sono stati registrati più di 8.000 casi di stalking, oltre 10.204 casi di violenza domestica (con un bel 17% di recidivi), quasi 3000 violenze sessuali, più di 8000 pestaggi. Non parlo delle denunce, ma proprio dei reati accertati. Che sono in diminuzione, grazie anche alle campagne di sensibilizzazione e aiuto delle vittime di reati come questi, ma che rappresentano comunque numeri importanti e drammatici.

Non c’è bisogno che qualche ignorante con troppa visibilità e un ego immeritatamente gonfio si metta a inscenare reati violenti, davvero, ne abbiamo già abbastanza. Abbiamo già contestazioni violente, aggressioni assortite, crimini violenti di natura omofoba, omicidi razzisti e violenze sessuali in abbondanza, tutte con e senza divisa: seriamente, non c’è proprio bisogno di inventarsene altri per giustificare una sbroccata al supermercato, né serve scadere nel buffonesco ipotizzando l’esistenza di un complotto politico, non c’è bisogno. Anche perché non è granché credibile un complotto ordito della gente in coda alla cassa del supermarket e aizzata dal PD, sarebbe il primo complotto segreto ordito dal popolo con la complicità di un partito in rovina, che non è neanche complottismo, è fantascienza.

Questo, questo mi fa incazzare. Non il teatrino delle dichiarazioni e il puerile smentire cose che sono, nero su bianco, nelle deposizioni rilasciate in precedenza, non l’ignobile vomitorium messo come sempre in campo dai giornali, pronti a dire tutto e il contrario di tutto con le parole più forti che esistono per racimolare qualche click danzando sul cadavere del concetto di informazione, ma l’uso strumentale e vigliacco di temi gravissimi, come la violenza contro le donne o le aggressioni di stampo politico, per trasformare in un caso un episodio futile e grottesco. Che, evidentemente, per qualcuno è l’unico modo di avere, nel tornado della fama, una scoreggia di notorietà.

Quindi adesso è lecito, pensar male.

Anche se stavolta è andata bene.

[Marco Valtriani]

PS: ci sarebbe anche un altro aspetto, per cui “stavolta è andata bene”: se non ci fossero stati i testimoni, e le chiarificazioni del caso, e se la Lapia avesse insistito con la sua versione, forse avremmo anche una persona presumibilmente innocente accusata di qualcosa che non ha fatto, che anche se fosse poi stata assolta avrebbe passato dei bruttissimi momenti. E anche questo è un po’ giocare con le vite della gente comune, pur di dimostrare di essere stocazzo e avere la già menzionata scoreggia di notorietà.

3 risposte a "Stavolta è andata bene."

  1. Presumere che la vittima dica la verità salvo smentite significa presumere che la persona accusata sia il carnefice. Forse sarebbe meglio evitare di presumere alcunché, se non si hanno informazioni chiare.

    1. Sì, grazie al cazzo. Cioè: se non ci sono elementi per valutare si sta zitti, dovrebbe essere la norma.
      Detto questo, di solito, se una persona viene evidentemente pestata a sangue si presuppone che qualcuno l’abbia pestata a sangue: intanto si solidarizza con la vittima per il danno e il torto subito (e vorrei far notare che solidarizzare con una vittima è diverso da chiedere la testa del presunto carnefice impalata su una picca), poi chiaramente si lascia la palla in mano agli inquirenti. E anche l’eventuale carnefice, in assenza di flagranza o prove schiaccianti, è innocente fino a prova contraria. Mi pare che anche l’articolo sia abbastanza chiaro, da questo punto di vista, a meno che non si debba per forza specificare l’ovvio.

  2. Come hai tu stesso piu’ in la’ ricordato, “schierarsi dalla parte della vittima e presumere che questa dica la verità finché non viene smentita” presuppone che il presunto carnefice passi (o possa passare) un pessimo quarto d’ora … quindi, nel dubbio, io scelgo un prudente sguardo critico. E certo che un po’ di pregiudizio c’e’, ma un po’ di credibilita’ delle fonti credo debba essere valutata. Sempre.

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