Siamo in Ritardo

Odifreddi scatena la polemica (anche tra normodotati) affermando che se il 90% degli elettori è stupida, anche il 90% degli eletti lo sarà.

Se avete mai partecipato anche solo a un’assemblea di condominio sapete quanto sia attendibile un’affermazione del genere.

Ma c’è un margine, è il margine culturale, perché anche uno stupido può accettare, se educato a modino, che ci si debba affidare a persone migliori per risolvere problemi che non siamo nemmeno in grado di capire.

Il confine di questo margine è la capacità di distinguere le “persone migliori”. E se uno è effettivamente stupido, non può riuscirci nemmeno se educato.

La polemica quindi genera sostanzialmente tre schieramenti: quelli che sostengono che un buon sistema educativo che lavori sulle nuove generazioni possa risolvere il problema, quelli che sostengono che invece il problema sia anche genetico, e gli stupidi.

Gli stupidi non so cosa sostengano, più che altro sbraitano.

In questa discussione sosterrò un punto di vista del tutto personale, che potrebbe non essere il più comprensivo e corretto, giacché potrebbero avere ragione tutti, stupidi compresi, che a dire il vero son quelli che al momento, ne hanno di fatto già di più. Altrimenti non ne staremmo parlando.

Se da una parte è semplicistico bollare il problema con un “sono tutti ritardati”, dall’altra è innegabile che il problema non può essere solo quello educativo culturale. C’è un progressivo imbarbarimento che, come la maggior parte degli eventi, dipende da diversi fattori, tra i quali una evidente degenerazione progressiva delle capacità intellettive, probabilmente neuronali, del genere umano appartenente alla popolazione più agiata.
In una sorta di sospensione della selezione naturale la “sopravvivenza del più adatto” si è dissipata nella capacità della società di crescere individui inidonei, o meglio senza alcuna necessità di adattarsi, quindi senza che fosse richiesto lo sviluppo di alcuna capacità. Questi individui si sono riprodotti e moltiplicati, prendendo il sopravvento numerico.
Da un altro punto di vista possiamo certamente constatare che dalle scuole migliori escono i soggetti migliori, ma io sono uscito dalla stessa scuola da cui sono usciti discreti criminali, bestie di Satana e gentaglia da doppia fila, e pur scrivendo sui Paperi, credo di non rientrare in nessuna di queste categorie.

L’educazione non deriva solo dagli istituti scolastici, e aspettare qualche generazione per provare a risolvere un problema su cui siamo già in netto ritardo (LOL) non mi sembra un buon piano.
I figli di mezzi ritardati, per cultura e capacità, non produrranno risultati migliori. Dare tanta fiducia nelle future generazioni, quando saranno comunque figlie delle attuali, mi sembra un tantino ottimistico.

Risultati immagini per stupidity

Se si pensa che il problema sia esclusivamente culturale, allora forse il problema è davvero culturale, altrimenti comprenderemmo che così non è.

Certamente si deve lavorare sulla cultura ma, senza scadere nell’eugenetica, credo sia innegabile la necessità di lavorare anche sulle selezione riproduttiva, magari collegandola al merito.
Anche in questo caso servirebbero generazioni, ma si avrebbero maggiori garanzie, oppure una funzionale riduzione demografica. Abbiamo mandato a quel paese mamma natura rendendoci indipendenti, ma dobbiamo essere in grado di esserlo davvero, facendo le nostre scelte mature in termini di responsabilità e sacrifici.

Ma soprattutto, chi cazzo dovrebbe farlo? E perché?

Il perché potrebbe essere il valore utopicamente condiviso di un’umanità migliore, che sostanzialmente però non è poi così utile per quella porzione di popolazione che già se la gode e che tutto sommato ha la possibilità di gestire la situazione (sì, i fottuti poteri forti, ma non quelli delle scie chimiche o dei vaccini, solo quelli abbastanza forti da sbattersene il cazzo di come state); allo stesso modo questo “miglioramento” non suscita particolare interesse a chi rientra nella parte da “sostituire”, nel grande mare dei “peggiori”.
Quindi si tratta di una necessità, o per meglio dire una questione etico/morale, di qualcuno, di una parte di una parte di quelli in grado di comprendere. Ergo, se proprio è una cosa da fare, va fatta da quell’élite.

Buona fortuna.

Se poi qualcuno di davvero intelligente riuscisse a rendere la cosa appetibile per l’élite gestionale o per la maggioranza, che so, con un bel film o con un argomento conveniente, potremmo anche giovarne. Ma navighiamo nel mare del bucio de culo.

Il mio personale interesse a riguardo è solo quello di passare una vecchiaia tranquilla (a meno che non aggireremo il deterioramento cellulare prima), il che sarebbe probabilmente più facile in mezzo a una società civile e sviluppata piuttosto che in un branco di bonobo violenti, quindi tutti i progetti a lungo e lunghissimo termine mi vedono coinvolto giusto per una questione di gusto fantascientifico o per favore a qualche amico con figli (ma quelli se stanno facendo un buon lavoro se la caveranno).
Sarei più entusiasta di partecipare a qualche programma contemporaneo, qualcosa tipo riproduzione meritocratica, investimento sul recupero degli adulti recuperabili, valorizzazione del buon esempio, e robetta del genere.

In somma, qualcosa da fare oggi, perché davvero, siamo già in “ritardo”.

[D.C.]

BONUS FESTIVO

 

 

2 risposte a "Siamo in Ritardo"

  1. Una volta tanto, mi trovo in disaccordo con quello che scrivi.
    Da un punto di vista scientifico, la “selezione della specie programmata” è quanto più lontano ci sia dalla selezione che funziona, quella che porta avanti i soggetti più adatti ai cambiamenti del mondo: se in questo momento gli “stupidi”, come li chiami tu, si stanno riproducendo tanto quanto quelli “intelligenti”, vuol dire che sotto c’è qualcosa che non stiamo capendo.
    Un anno fa sono andato in Russia. Ho avuto modo di parlare con persone intelligenti, acculturate, che condividevano ideali che per me erano folli; tuttavia, non escludo che fossero più colti e intelligenti di me. Loro sostenevano, ad esempio, che certe libertà individuali sono nocive alla collettività, e che quindi non vanno concesse. Può sembrare sbagliato, no? Ma si tratta solo di definire “libertà individuali”: da noi non concediamo la libertà individuale di avere un fucile in casa per l’autodifesa, di parlare male di certe categorie protette, ecc, e tutto questo lo facciamo perché crediamo esista un limite ai diritti di un singolo individuo. Il principio è giusto, poi dipende da come lo vuoi applicare. Ma quindi, io in Russia sarei tra quelli che non possono fare figli? E loro qui sarebbero tra quelli che non possono fare figli?
    Mi pare tutto maledettamente più complesso di così.

  2. Non so se servirà rispondere qui, ma c’è una piccola correzione da fare, la società dei bonobo è più evoluta della nostra. Dovresti, scusami il tu trovare un altro esempio. Grazie per l’attenzione. Con stima.

    Alba

    Inviato da iPhone

    >

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