Salvini non vuole essere processato per i reati imputatigli.
Ovviamente gli alleati giustizialisti a 5 stelle hanno dichiarato con decisione, come è proprio del loro pensiero, che sì/no/dipende.
L’infantilmente pietoso bluff del wannabe capitano, con il quale sfidava la magistratura ad inquisirlo, è stato banalmente letto e trasformato in una indagine del genere “chi ha rubato la marmellata?”. Dove la marmellata questa volta non sono i 49 milioni di euro sottratti dal suo partito alla comunità che provvidenzialmente difende da (gli altri) malfattori. bensì un gruppo di persone tenute in sequestro per scopi propagandistici.
Ma su una cosa Salvini ha ragione: sebbene il procedimento sia rivolto alla persona, il processo è alla politica. Perché queste sono scelte politiche, prese non da un uomo ma da un governo, come sottolineano Di Maio e Toninelli, ora che Salvini ha ricordato loro che andrebbero a fondo insieme. Perché Salvini sta seguendo il proprio programma elettorale, quindi la volontà popolare di superare una legge, una costituzione, che non prevede distinzioni di etnia, sesso e credo.
Non si può cambiare senza rompere qualche vecchia regola, e lui lo sta facendo. Questo governo, lo sta facendo.
Quindi processare Salvini oggi significa processare il razzismo come forma politica e sociale, significa tentare di condannare quello che la maggior parte degli italiani è e vuole essere: un mucchio di razzisti di merda.
Non staranno rompendo le regole non scritte della corruzione e della furbizia, né quelle dell’attaccamento alla poltrona e dell’asservimento dei poteri pubblici, ma certamente stanno rendendo realtà qualcosa che in Italia non ha mai smesso di esistere: quel misto di odio, egoismo paraculo, incapacità e rabbia che solo una creatura nuova può avere. Un bambino. E per tanto innocente, naturale.
Salvini è la Rosa Parks dei razzisti: possiamo condannarlo personalmente per aver contravvenuto ad una legge scritta, ma non possiamo fermare la storia con un processo. Il suo gesto di rivolta verso i principi umani che non riconosciamo più nemmeno quando ce li infilano su per il culo, non è altro che espressione di ciò che siamo, della nostra evoluzione deviata quanto innegabile.
Abbiamo smesso di dichiararci fascisti, prevaricatori e prepotenti solo perché abbiamo perso la guerra, ma non abbiamo mai smesso di covare la nostra voglia di rivincita, il nostro desiderio di tornare ad essere forti sui deboli, al limite sentendoci forti per interposta persona, perché in realtà siamo delle pippe esacerbanti, attraverso i gesti bruti di qualche rappresentante del sistema su qualche sfigato di turno.
Quindi sì, Salvini potrà anche essere colpevole di sequestro di persona, del tipo più grave, persino, ma ciò che si sta mettendo in discussione, forse per la prima volta da quella sbrigativa e sommaria impiccagione alla rovescia, è l’ideologia fascista che gli Italiani hanno regolarmente eletto. Quindi, al di là della comprovata e ridicola pochezza personale, Salvini ha tutto il diritto di avvalersi della tutela politica che spetta al ruolo che ricopre.
Se poi vogliamo ritenere che questo sia un gesto vigliacco da parte di un prepotente che non ha il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie porcate, non stiamo che confermando quanto detto: è l’espressione dell’italica cultura fascista e dei suoi elettori.
[D.C.]
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