Salvini non vuole farsi processare per i suoi crimini, un fidanzato lasciato brucia la propria ex e dei ragazzi entrano investono i buttafuori di un locale per essere stati respinti.
“Quando ero piccolo tutti mi scherzavano”, cantava Elio in un enorme brano, sarà per questo che crescendo non ho quasi mai reagito male alle offese per il peso, alle aggressioni per la secchioneria, ai linciaggi per i gollonzi incassati giocando, o a qualsiasi altra stronzata da social venuta in seguito.
Pur ritenendomi un pessimo incassatore, più sensibile di un sismografo e più instabile di un monociclo, mi scopro estraneo a questo mondo di gente evidentemente inadatta alla vita, incapace di affrontare la negazione di ogni soddisfazione, dalla più delirante alla più banale. Gente che gestisce il rifiuto con la stessa abilità con cui nonno scorreggione gestiva i gas, gente che prevarica e pretende fin dove può, gente che dove non può inizia a rimbalzare tra l’investire un buttafuori e il sequestrare navi cariche di disperati.
Intendiamoci, non è che ora mi ritenga un Indiana Jones dell’esistenza, ma queste generazioni di pericolosi capricciosi hanno raggiunto l’età e i luoghi del potere, ed è come vivere un goffo Signore delle mosche in cui nessuno può essere pronto. Al limite ricco quanto basta per vivere al di là dei possibili danni derivanti dalla situazione.
Non so se, come sostiene un amico amante delle tradizioni, sia “tutta conseguenza del ’68”, o dell’idea che non servisse nessun tipo di preparazione per educare figli in un mondo in rapida evoluzione, o semplicemente del benessere e benestare accumulati, ma adesso ci aggiriamo in un mondo di impazienti figli di puttana che vogliono tutto e subito, che s’impegnano solo per sbaglio, troppo tardi e su obiettivi nella migliore delle ipotesi infruttuosi. Che chiedono, quando devono, o prendono e basta, come bestie con pretese da uomini sofisticati. Dei bambini; bisognosi come bambini, cattivi come bambini, in un perenne stato di violenta necessità tale da far sembrare i profughi davvero dei maturi villeggianti.
Rosiconi che urlano “rosiconi” ad altri rosiconi riguardo situazioni che nemmeno comprendono, un tripudio elementare che aspetta solo la campanella della ricreazione. Ma a ricreazione fanno lo stesso.
Ma la situazione generale va degenerando e cercare di rivalersi per l’inculata inculando di rimando il vicino migliora la situazione quanto pisciare nella minestra migliora la cena. E lo stato di necessità aumenta, e l’urgenza aumenta, e l’età mentale no. No. Ecco perché sento spesso dire “ci vorrebbe uno che prendesse in mano la situazione, non dico un dittatore, però…” ferma, ho capito, ci vorrebbe un cazzo di genitore, uno che ci dia quelle due sberle che vorremmo mollare ad ogni cristiano che incrociamo perché è scemo come la merda, come noi. Ci vorrebbe un genitore che ci insegnasse, con colpevole ritardo, come si incassi un “no”, come ci si guadagni un “sì”, cosa sia il merito, e da quale buco far uscire la merda, perché è evidente che anche su questo c’è un sacco di confusione.
Ma non funziona così, perché non siamo più bambini e non ci sono genitori disponibili per quelli come noi.
A parte Piero Angela.
Ma lui c’ha già i suoi bei cazzi a esistere in un mondo del genere, quindi dovremmo davvero essere i genitori di noi stessi, curandoci, non solo viziandoci, come se fosse importante, come se contassimo davvero almeno la metà di quello che crediamo di contare.
Così magari, tra un rimprovero, una conseguenza ed un premio, impariamo a starci.
[D.C.]