Questi dei, patrie e famiglie ve li lascio volentieri.

Durante la manifestazione dell’8 Marzo a Roma, Monica Cirinnà ha partecipato al corteo con un cartello in mano che recitava “Dio, patria, famiglia – che vita de merda”. Critiche da destra, critiche da sinistra, leggo sui giornali. E mi si inarca un sopracciglio: non conosco molte persone che si svegliano la mattina, decidono che fra le loro priorità c’è lo stigmatizzare un cartello esposto in un corteo dell’otto marzo che percula uno slogan fascista, e che sono anche di sinistra.

Certo è un cartello che ti aspetteresti più dai collettivi degli studenti medi che non da una parlamentare, ma rimane quello che è: un cartello contro uno slogan fascista. Sinceramente non vedo davvero il problema. Per una persona di sinistra, presumibilmente antifascista convinta, vedere qualcuno che spala merda senza rimorsi né rimpianti su uno degli slogan più famosi del fascismo e del ǝɔnp non dovrebbe neanche rappresentare un’anomalia. Cioè, se vedi uno con una maglietta con scritto “boia chi molla” non pensi “ehi, questa persona ha davvero a cuore perseveranza e pervicacia”, pensi subito a una testa di cazzo. La frase non la associ alla tenacia o al coraggio, la associ a quel simpatico ventennio che ci ha regalato treni (quasi) puntuali, qualche bonifica, una nazione smembrata e distrutta, più di 300.000 militari morti al fronte e altri 150.000 morti fra i civili.

Con “dio, patria, famiglia” uguale. Non è questione di credere o non credere a un essere immaginario, o di pensare che il posto dove sei nato ti renda in qualche modo speciale o che i legami familiari siano una questione che riguarda più chi ami e chi ti ama che non una storia di contratti o volontà divine, è proprio il dare addosso a un cazzo di slogan fascista. Lasciamo perdere che, per chi scrive, sono “valori” che, per come sono concepiti, altro non sono che una lista di entità (la chiesa, lo Stato, il capofamiglia) a cui si chiede di obbedire. Ricordate? Proprio “credere, obbedire, combattere” è un altro slogan fascista, anche questo pensato per controllare le masse: prega, ubbidisci e muori per la patria. Che vita de merda. Visto? Mi è uscito in automatico. Non si può certo dire che la Cirinnà abbia tutti i torti, se si prende lo slogan per quel che rappresenta, per il concetto di fondo che lo anima e se si ha un minimo barlume di sinistrosità in fondo agli occhi.

“E SE IO VOGLIO AVERE QUESTI, DI VALORI?” sbraiterà qualche amico nostalgico e molto credente*. Beh, è semplice, sei libero di averceli. E io sono libero di dire che mi fanno cacare a spruzzo. Fammi capire, amico nostalgico e molto credente: te puoi andare in giro a dire che i gay sono contro natura (come se la frase avesse senso, peraltro) e io non posso dire che hai ideali di merda? Puoi prendertela con gli stranieri in nome di un anacronistico patriottismo e io non posso dire che la nostra patria è un puttanaio di ignoranza, disorganizzazione e malavita? Puoi glorificare la “famiglia tradizionale” e scagliarti contro divorzio, aborto e altri diritti acquisiti e io non posso dirti che a me quell’impostazione mentale lì fa schifo al cazzo, perché per me “famiglia” è chi si ama e chi ci ama, e questo è più forte di qualsiasi pezzo di carta?

A ognuno il suo. Io credo nella libertà di chi si prende la responsabilità di quello che dice e fa. Credo nell’uguaglianza dei diritti e dei doveri. Credo nell’evoluzione e nel progresso a livello istituzionale, sociale, economico e civile. Dio, patria e famiglia te li lascio volentieri.

E come tu sei libero di dirmi che sono buonista, ingenuo, zecca, comunista anche quando non lo sono, io sono libero di pensare che i tuoi valori siano valori de merda, al pari della vita che vivi. Questo ti farà incazzare, lo capisco, così come tu fai incazzare me quando insulti altre persone perché sono diverse da te, quando ridi dei morti in mare, quando appoggi comportamenti criminali e giustifichi ogni aberrazione perché sei troppo contento che sia “finita la pacchia”. Uno a uno, dai.

Ma questo riguarda l’amico nostalgico e molto religioso, mi pare chiaro. Vedere, invece, gente che si proclama “di sinistra” e s’indigna se un politico lancia strali contro uno slogan fascista mi fa casacare le palle. E se mi dite che il problema è il linguaggio triviale mi fate venire voglia di darvi due ceffoni. Ma come? Abbiamo il partito di maggioranza salito al potere a colpi di vaffanculo, il Ministro dell’Inferno che mette alla gogna ragazze anche minorenni che lo contestano e che paragona le oppositrici a bambole gonfiabili, e voi v’incazzate perché una donna ha detto che gli ideali espressi in uno slogan fascista (con tutto il carico di “obbedisci!” che quello slogan si porta concettualmente dietro) conducono a una vita di merda? So’ le basi, ragazzi, è una frase fascista che esalta gli ideali del fascismo, per quanto mi riguarda non c’è un cazzo di modo per cui prenderne le distanze con tutta la forza possibile sia “sbagliato” in qualche modo.

Lasciatemelo dire: per me, per me quel cartello è meraviglioso, proprio per il modo in cui definisce una vita votata al sacrificio e alla cieca, acritica obbedienza nei confronti di qualsiasi tipo di autorità. Parafrasando Funari, quel tipo di vita è proprio de merda, non puoi dire che “è opprimente” o “limitata”, che poi uno si fa delle illusioni, è proprio de merda. E diffido molto da chi attacca quel messaggio aggrappandosi a una parolaccia e finendo per rischiare di legittimare l’oggetto dell’attacco, che – ricordiamolo un’ultima volta – è uno slogan fascista, simbolo di concetti che vanno nella direzione opposta alle idee di libertà, uguaglianza e progresso che dovrebbero essere la bandiera della sinistra.

Buona vita a tutti, de merda o meno, e buona settimana.

[Marco Valtriani]

* nel senso di “fascista bigotto”, se non fosse chiara la connotazione sarcastica del precedente “amico”. Non siamo amici.

4 risposte a "Questi dei, patrie e famiglie ve li lascio volentieri."

  1. Le parole sono importanti. E bisogna dire quelle giuste, semanticamente e concettualmente. Edulcorare è fuorviante.
    Quello slogan è fascista, e la Cirinná l’ha trattato nella maniera più adeguata. Un fascista non è un “diversamente tollerante e democratico”. Un fascista è giuridicamente incostituzionale, e non solo moralmente ributtante.

  2. Non riesco a vedere, inoltre, grandi differenze di perniciositá sociale tra fascisti e mafiosi. A Roma, per dire, addirittura coincidono. Pertanto, perché va bene a tutti dire, giustamente, “La mafia è una montagna di merda”, e del fascismo no?

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