L’arbitro che calcia

Giorgia Meloni, posta di fronte alla dicotomia tra la pubblica difesa della famiglia tradizione e la privata scelta di una famiglia “non convenzionale”, risponde per la grande statista che è: “Si faccia i fatti suoi!“.

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Da piccolo avevo idea di voler fare il carabiniere o il prete, per stare in società ma essere esente dal rispetto delle regole, un po’ come l’arbitro a calcio, ma potendo calciare il pallone come gli altri.

L’idea era buona, ma non avevo centrato il bersaglio: dovevo fare il politico.
Se solo me ne avessero parlato prima… Invece i politici sono sempre stati i personaggi di una telenovela per adulti di cui non ho capito nulla fino all’arrivo del partito politico “Movimento 5 stelle”, quando l’ultimo colpo alla quarta parete ha mischiato attori e spettatori, trasformando la telenovela in una sorta di teatro sperimentale interattivo che sa di preparazione al reboot della serie.

Comunque, soprattutto ora che ho iniziato a capire meglio, mi rendo conto di come quella politica sarebbe stata la vera soluzione al mio voluttuoso, anarchico e paraculo desiderio di libertà personale al di là del bene e del male o, più prosaicamente, di viaggiare al di sopra delle regole.
Magari senza esagerare, senza scazzare tanto da dovermi fare delle leggi ad personam.
Oppure sì, tanto perché no.

A risvegliarmi questi “sentimenti” è stata proprio l’amabile Giorgetta, sempre magnifica foriera di epiche gesta politiche, e la sua strenua difesa della famiglia tradizionale.

Certo si parla di “difesa” della famiglia tradizionale, ma in pieno stile sportivo, tipo calcio balilla, per cui la miglior difesa è l’attacco; per questo la difesa della famiglia tradizionale viene eseguita con costanti attacchi a qualsiasi genere di famiglia non fascista.
Ah già, magari non l’avevate notato, ma la parola “tradizionale” significa quello: fascista. Alla luce di questo chiarimento rimane certamente più facile capire perché nel concetto non rientrino le unioni civili ma rientrino i figli senza matrimonio della Meloni, i figli da madri diverse di Salvini, le famiglie multiple di Adinolfi o della Santanché, e così via. È semplice, se assecondi il loro potere appartieni alla famiglia tradizionale, altrimenti sei il male del paese.

Quindi da una parte empatizzo molto con Giorgina, che giustamente vuole il massimo dalla vita, come intelligenza impone, con il massimo risultato con il minimo sforzo. Quindi soldi a palate, lavoro ridotto a un po’ di faccia di bronzo e totale libertà personale. Perché no? Io forse avrei fatto pure peggio.

D’altra però io lì non ci sto, e non solo perché non ci avevo pensato prima e perché son pigro come la merda.

Quindi il dialogo, in una realtà che non mi vede coinvolto, sarebbe dovuto andare diversamente, magari al “si faccia i fatti suoi” sarebbe potuto seguire un “sì ma cominci lei”, oppure così:

INTERLOCUTORE:  Mi scusi, ma lei aggredisce le famiglie non tradizionali quando ha un figlio fuori dal matrimonio?

GIORGETTA: Si faccia i fatti suoi!

INTERLOCUTORE: Fai schifo al cazzo.

 

[D.C.]

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