Il meglio di un uomo.

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I segnali c’erano tutti.

Ce ne siamo accorti, non siamo mica ciechi. Oddio, vedendo le proteste sui balconi un po’ ci avevo sperato, che ci fosse un nucleo consistente di gente critica verso questo governo, ma il brutto dei Social è che ci fanno vivere nella nostra bolla, circondati da persone che bene o male ci piacciono, dandoci quella percezione squisitamente distorta della realtà che tanto ci fa sentire al sicuro nel gelo delle nostre camerette da disadattati.

Poi però gli scricchiolii li percepisci, li vedi, ti sembra quasi di sentirli.

Perché senti amici che hanno sempre scelto di votare il simbolo con la falce e il martello (o almeno dichiarato di farlo) lamentarsi degli immigrati.

Vedi persone con cui citavi allegramente Guzzanti ridere ai post su Facebook di Chiamarsi Bomber. Ed è quello il punto: l’italiano medio vuole chiamarsi bomber. Vuole farsi percepire come figo, rubacuori, uno che non si interessa di nulla e ne è fiero, uno per cui un cocktail è più importante di un libro (e non ho nulla contro i cocktail, anzi), perché il libro è noioso, e chi li legge è out. Uno che ha voglia solo di divertirsi.
E qui subentra anche la nostra colpa, quella di sentirci superiori a costoro, quella di voler togliere il diritto al voto a chi la pensa diversamente (quante volte ne abbiamo discusso?) credendo anche sinceramente di aver trovato una soluzione intelligente e democratica ad ogni problema, tutti tronfi pensando di essere originali, senza capire di essere anche noi vittime di una fallacia logica da cui non possiamo uscire.
Abbiamo sprecato una generazione intera, noi e loro, e chissà quante altre ne sprecheremo. Perché anch’io non sono mica superiore a nessuno, ma mi sento comunque umiliato quando all’estero la Gillette fa pubblicità mostrando un padre che insegna al figlio transgender ftm come radersi, mentre in Italia usa il terrificante slogan Shave like a bomber, che mi rende felice di essere passato da tempo al rasoio di sicurezza; il problema è che in Italia la Gillette perde me e pochi altri clienti, con quella pubblicità. Con il figlio trans ne perderebbe molti, ma molti di più: questione di target.

I segnali c’erano, e ce ne sono molti altri. Magari cerchiamo di non ignorarli ancora.

[E.P.]

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