Capitan Harlock lo avrebbe preso a calci nel culo.

 

“Nel suo occhio c’è l’azzurro, nel suo braccio acciaio c’è,
Nero è il suo mantello, mentre il cuore bianco è”
(La Banda Dei Bucanieri – Capitan Harlock)

Mo’, capisco i robottoni, che passano la vita a prendere a legnate l’invasore extraterrestre (che è tipo un extracomunitario che vale più punti), ma che pure Capitan Harlock sia un simbolo di destra è un boccone che non riesco a ingoiare. Ma come, proprio lui, che diventa un pirata e un sovversivo per combattere al fianco dei più deboli? Vabbé, dai. Sul perché Harlock sia diventato un’icona destrorsa hanno già scritto altri, e tutto sommato m’è sempre importata una ricca sega delle strumentalizzazioni politiche di questo o quel personaggio.

Ma tutto questo, perché lo dico? Beh, perché forse avrete letto della polemica che ha colpito la Yamato Video, una nota azienda attiva nella produzione e distribuzione di cartoni animati giapponesi (o anime, per i puristi), a causa di una locandina di un evento di CasaPound legato al marchio, che annunciava come ospite tale Marco Turconi (a nome dell’azienda). La Yamato ha preso le distanze dal manifesto di CasaPound con un post su Facebook:

“Con la presente informiamo la nostra gentile clientela che nelle scorse ore è stata pubblica una locandina riguardante un incontro a tema animazione giapponese che si terrà prossimamente presso la sede di un partito politico a Roma e che la locandina in questione riportava la presenza di Yamato Video a tale iniziativa.
Abbiamo chiesto di modificare la suddetta grafica in quanto Yamato non risulta essere coinvolta nell’organizzatore di questa iniziativa, non parteciperà quindi a questo incontro, oltre che non interessata a condividere ideologie di qualsiasi partito politico.
Invitiamo l’utenza ad attenersi sempre alle comunicazioni ufficiali dell’azienda. Gli eventi in cui abbiamo partecipato e ai quali parteciperemo sono sempre stati pubblicizzati tramite i nostri account ufficiali”.

“Ma l’Uomo Tigre ha in fondo un grande cuore,
combatte solo per la libertà,
difende i buoni, sa cos’è l’amore,
il nostro eroe mai si perderà.”
(I Cavalieri del Re – L’Uomo Tigre)

Tutto ok? Insomma. Ci sono due punti “controversi”, uno ideologico e uno pratico.

La polemica innanzitutto ruota intorno al cerchiobottismo dell’azienda: il senso della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana è anche quello di rendere la nostra Repubblica antifascista fin dalle sue fondamenta, per cui capisco che l’azienda non voglia associarsi a nessun partito, ma avversare il fascismo è diverso che “avallare ideologie di un partito”, è aderire alla Costituzione. Nessuno chiede a Yamato di sostenere questo o quel movimento politico, e ci mancherebbe altro, solo di esprimersi chiaramente. Per cui io avrei una domanda: per fugare ogni dubbio sul coinvolgimento o il simpatizzare dell’azienda rispetto a movimenti di estrema destra, i dirigenti di Yamato sarebbero disposti a dichiararsi apertamente non-fascisti e a condannare qualsiasi forma di fascismo?

Ho scritto “non fascisti” per prevenire la risposta paracula per cui “essere antifascisti” è visto come militanza dall’altro lato, non voglio certo che la Yamato si dichiari “de sinistra”, m’importa una sega (così come m’importa una sega se ci lavora dentro solo gente di destra), mi basta che dica chiaramente di essere non fascista, esattamente come dovrebbe fare anche CasaPound*.

Questa è una domanda “ideologica”, effettivamente. Ma vista la situazione una presa di posizione un po’ meno paracula sarebbe carina, o secondo me sarebbe quantomeno d’uopo una risposta che non sembri scritta da Cerchiobot, il protettore dei giornalisti di Open.

“Superando le città, fino alla fine del mondo
suicidiamoci insieme guidando a tutta velocità, su, dammi la mano!”
(L’Arc En Ciel – Driver’s High)

Secondo problema: dai commenti nella pagina Facebook dell’azienda firmati dalla Yamato si intuisce che il Marco Turconi ospite dell’evento adesso non è un socio dell’impresa, ma facendo un rapidissimo giro su internet si capisce che sicuramente non è uno sconosciuto all’interno della struttura: viene menzionato come co-fondatore sia di Yamato Video che dello shop milanese dell’azienda, e appare come referente nei rapporti fra Yamato e Lombardia Film Commission. Ora, non è detto che sia attualmente dipendente di Yamato, ma il fatto che si presenti come tale crea qualche ovvia confusione.

Questo genera la mia seconda domanda: Marco Turconi riveste qualche ruolo all’interno di Yamato Video o ne è dipendente?

Perché se così non è, allora siamo di fronte a un illecito abbastanza chiaro (si è spacciato per appartenente a un’azienda di cui non fa più parte), se invece è un dipendente dell’azienda significa che ha partecipato a questa iniziativa con l’avallo dell’azienda stessa o senza avvertire i superiori. In tutti i casi, anche considerando il fatto che ‘sta locandina non è ancora stata modificata, sorgono in me le ultime domande, ossia:  Yamato era a conoscenza dell’iniziativa? Se la risposta è no, come intende procedere nei confronti di Turconi e di CasaPound?

Badate bene che quello che cerco è chiarezza, non qualcuno da insultare. Yamato è assolutamente “in regola” e non ha fatto niente di male, la mancanza di chiarezza non è un reato. Turconi potrebbe essere un militante di CasaPound e questo non c’entra con la questione in oggetto. Yamato potrebbe tranquillamente decidere di non fare niente perché Turconi è un amico e non vogliono cazzi con CasaPound, per cui magari manager e dipendenti simpatizzano, e anche questa è una scelta legittima.

Il problema è che magari io, che sono un cliente Yamato e sono anche antifascista, che CasaPound mi sta cordialmente sulle palle, anzi – citando Dylan Dog – “senza cordialmente”, potrei anche decidere che i miei soldi non voglio più darli a un’azienda che non prende nettamente le distanze da esternazioni di terzi che odorano anche da lontano di estrema destra**.

Senza processi sommari, senza battaglie ideologiche, senza troppi cazzi, mi basterebbe una risposta. Se invece rimarrà tutto così, in questa nebbia confusa, mi terrò una delle mie opinioni più solide, ossia quella per cui trovare un non fascista che non si fa problemi a dichiararsi non fascista è molto più facile che trovare un fascista con le palle. E, ovviamente, mi terrò i miei soldi, perché rimango dell’idea che Harlock lo avrebbe preso a calci nel culo, Mussolini.

[Benito Karimov]

* sì, lo so, l’ultima frase fa ridere.

** e qui ovviamente con “odorano” intendo “puzzano” e per ” di estrema destra” intendo “come un tumore di settantacinque chili gonfio e traboccante di merda”, precisando anche che mentre scrivo “come un tumore di settantacinque chili gonfio e traboccante di merda” penso a Mussolini.

7 risposte a "Capitan Harlock lo avrebbe preso a calci nel culo."

  1. E’ una strategia zozza e non nuova quella di appropriarsi di simboli che non gli appartengono e farne un uso distorto e strumentale.
    Mi pare di ricordare il video di una manifestazione di qualche anno fa del fronte della gioventù o fertilizzanti affini in cui si vedeva uno dei militanti provocatoriamente sventolare la bandiera del Che e qualla dell’IRA, non ricordo esattamente contro chi.
    Il problema è che, un po’ come re Mida, tutto quello che toccano si trasforma, ma non in oro.
    Penso a GG Allin, che si esibiva ricoperto di merda, cagava sul palco e si lanciava tra il pubblico. Ma quello era un artista. Loro direi di no.
    Ripugnante in egual misura il menefreghismo aziendale, comunque.

  2. Boh, a me il comunicato di Yamato basta e avanza onestamente… intendiamoci, sono antifascista da, boh, da sempre, credo di aver pure appoggiato qualche c.d. crociata ideologica nel corso degli anni, e nello specifico ho provato sincero vomito quando anni fa scoprii che i beoti di casa pound piazzavano Capitan Harlock sulle loro locandine. Più che altro perché non ho mai sentito il bisogno di associare animazione giapponese e politica, ideologia o che altro. Sarò infantile, ma mi piace mettere quel mondo in un qualche compartimento stagno della mia mente in cui mi posso rifugiare, lontano e al sicuro da questa merda. Pretendere che Yamato si dissoci in modo più incisivo e inequivocabile, con riferimenti diretti all’antifascismo, mi disturba, la percepisco come una violazione.
    Forse i dirigenti di Yamato -che stupidi non sono- hanno capito che una grossa fetta del loro pubblico la pensa come me. Non pretendo sia una presa di posizione universalmente giusta… ma che cosa lo è, del resto?

    1. La tua posizione è assolutamente sensata, anche se in realtà come dicevamo nell’articolo non è che ci si aspettasse una presa di posizione “antifascista” in sé, quanto il dire apertamente “non siamo fascisti” (in risposta alle accuse di essere fasci reiterate nei commenti sulla loro pagina) e un chiarimento sul ruolo di Turconi (che, ribadiamo, nel privato può fare quel che vuole, ma lì stava usando il marchio dell’azienda).
      Se da un lato è legittimo che a te basti una dichiarazione come quella rilasciata, è anche legittimo – secondo me – che a qualcuno la “risposta” di Yamato sembri poco incisiva (nessuna conseguenza per l’uso del nome e dei personaggi?) o quantomeno confusa (insomma, ‘sto Turconi che ruolo ha?). Che poi un cliente faccia spallucce, smetta di comprare i loro prodotti o qualsiasi altra cosa decida di fare sono fatti suoi, ci siamo limitati a dire quel che secondo noi “stonava” un po’ nella gestione della vicenda.

      Poi ci mancherebbe, quasi sicuramente Yamato ha deciso di scrivere quello che secondo loro limitava maggiormente i danni o comunque qualcosa che andasse bene alla maggioranza del loro pubblico: come notavi, ognuno di noi ha il suo “giusto” in queste situazioni.

      A noi il paraculismo piace poco, ma come dicevo anche la nostra è (e grazie al cazzo) una posizione soggettiva e opinabile, come del resto lo sono praticamente tutte quelle espresse nel blog: magari noi siamo molto convinti della nostra posizione, ma non pensiamo certo che sia l’unica né, tantomeno, “l’unica giusta”.
      Diciamo che se Yamato da un lato ha tutto il diritto di limitarsi a dire “non c’entriamo nulla” e basta (senza conseguenze né ulteriori chiarimenti), noi ci riserviamo il diritto di giudicare la risposta un po’ troppo “morbida”. Nothing more, nothing less 🙂

    2. Bastava semplicemente aggiungere una postilla in più:

      “…la Yamato (e non parliamo della corazzata) è svincolata da qualunque appartenenza politica e non intende essere associata alle iniziative di qualsiasi partito o movimento politico che si richiamino ad ideologie totalitarie o razziste”

      Fine. Mica era tanto difficile. E con la parola “totalitario” ci inzeppava dentro tutto, senza riferimenti espliciti, che fosse mai poi gli tocca prendere posizione contro il fascismo! Non sia mai!
      Poi certo non si può chiedere ad una società editoriale privata di fare quello che per legge dovrebbe fare lo stato (“S” rigorosamente minuscola), dinanzi alla flagranza di reato, per un’organizzazione che si dichiara apertamente fascista ed opera indisturbata (più spesso coccolata e protetta) su tutto il territorio nazionale.
      Ma visto che direttamente interessata, la Yamato un pizzico di sforzo in più poteva anche farlo e senza furbesche ipocrisie, o asettici richiami alle policies commerciali dell’azienda.
      L’ignavia non salva l’onore né il portafoglio. E questo dovrebbero saperlo anche alla Yamato.
      Ho letto prese di posizione molto più nette persino sulle pagine della Planet Manga dove i curatori si dissociavano (e a volte persino si scusavano), per i contenuti ed i messaggi veicolati da storie che pure pubblicavano (il portafogli), ma che non condividevano (onorabilità personale).
      E c’è una gran bella differenza col “cerchiobottismo” dimostrato dalla Yamato, che beninteso sono liberissimi di farlo; così come io di spendere i miei soldi altrove, per presa di coscienza.
      E perdonate l’intrusione, con la fin troppo lunga divagazione.

  3. Sono abbastanza sicuro che Harlock sia ai limiti dell’anarchismo. E dico ai limiti perché semplicemente non gli importa abbastanza di cambiare il governo. Lui naviga sotto la sua bandiera, che, per parafrasare la sigla, è un teschio che vuol dire libertà.
    Solo una precisazione: Harlock non avrebbe fatto in tempo a prendere a calci Mussolini prima che Emeraldas annientasse l’intero regime per aver osato usare il teschio come simbolo (è alquanto sensibile in proposito).

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