Si tratta di un gruppo chiuso in cui si parla di politica, di religione, di società e in generale di qualsiasi cosa ci passi per la testa rispetto a quel che succede nel mondo. Preferibilmente con buonsenso, ironia e ragionevolezza.
Ci si può iscrivere rispondendo a tre brevi domande aperte. Prima di richiedere l’iscrizione in Aia Furibonda è necessario leggere il regolamento affinché l’esperienza nel gruppo sia utile, serena e non termini anzitempo a causa di un calcio nel culo virtuale.
REGOLAMENTO
1. L’Aia non è democratica.
Il gruppo è gestito in modo assolutamente non democratico dagli amministratori, che hanno l’ultima parola su qualsiasi controversia. A differenza della pagina Non Si Sevizia Un Paperino, in cui non abbiamo mai bannato nessuno, nel gruppo si banna e si blocca senza pensarci due volte.
Gli amministratori, che nel gruppo vengono evidenziati da un piccolo scudo accanto al nome, hanno la facoltà di cancellare commenti o post e di sbattere fuori chiunque crei problemi o disagio all’interno del gruppo, a loro insindacabile giudizio. Lo strumento migliore per segnalare contenuti inappropriati agli amministratori è, manco a dirlo, il pulsante “segnala all’amministratore”, che si trova nel menu a destra di ogni post o commento.
Nonostante un amministratore o un moderatore possano comunque vedere i vostri post sul gruppo, bloccare un amministratore o un moderatore è vietato e comporta l’allontanamento dal gruppo.
2. Logica e buonsenso, innanzitutto.
Nel gruppo si parla di politica, fatti di cronaca, religione e fenomeni sociali. Sono argomenti spesso complessi, quindi vi raccomandiamo la massima empatia e apertura mentale, ricordando che si possono esprimere idee di qualsiasi colore, purché educate, motivate e ragionevoli. Cercate di evitare fallacie logiche e, se necessario, fornite dati a supporto delle vostre idee: ricordatevi che l’onere della prova spetta sempre a chi propone una tesi, non a chi ne dubita. Se vedete che in una discussione voi e il vostro interlocutore procedete su binari dialettici non conciliabili, non impuntatevi: prendetene atto e abbandonate educatamente la discussione.
3. Tolleranza zero contro l’intolleranza.
4. Le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare.
5. Empatia über Alles.
6. Le parole sono importanti.
7. Ci piacciono i contenuti significativi
Se volete postare un contenuto di qualcuno che non condividete (una fake news, il tweet di un populista, un articolo razzista, sessista o omofobo) fate uno screen o usate un servizio come donotlink.it per non regalare visibilità a gente che non vi piace.
Se vedete condivisi contenuti populisti, approssimativi, antiscientifici, apertamente discriminatori o cose così, non innescate una polemica sul fatto che il post regala visibilità a questo o a quello: avvisate gli amministratori o chiedete al thread opener di modificare il post inserendo un link “trattato” con donotlink.it o altri servizi analoghi. Suggerire la buona pratica funziona molto meglio che biasimare la cattiva.
Contenuti di tipo personale sono ammessi, ma ricordatevi sempre che se chiedete opinioni su qualcosa che riguarda la vostra vita privata ci sta anche che qualcuna di queste opinioni non vi piaccia: è un gruppo di discussione legato a un blog umoristico e d’opinione, non una comunità di auto aiuto.
8. De gustibus et de opinionibus.
Nella lingua italiana, fatti oggettivi, opinioni personali e gusti si esprimono in modo diverso. Per esprimere un’opinione si usano le seguenti formule: “Per me\secondo me (o equivalenti) + indicativo o condizionale passato” e “Pensare\Credere\Ritenere (o equivalenti) + congiuntivo”. Entrambe servono a dare un’opinione che si suppone essere supportata da motivazioni o argomenti. Per esprimere il proprio gusto, invece, si usa l’espressione “Mi piace\Non mi piace (o equivalenti) seguita dall’oggetto della vostra delizia o del vostro disgusto. Questa formula comprende tutti i giudizi esclusivamente soggettivi, che non hanno bisogno di “dimostrazioni” o argomenti, perché possono anche esprimere un parere squisitamente personale. Se non usate queste formule, state probabilmente esponendo un fatto o qualcosa di oggettivo (che quindi dovreste essere in grado di dimostrare o supportare con prove concrete e passaggi logici), o almeno questo è quello che sembrerà a chi vi legge. Ricordate altresì che sebbene sia lecito che chiunque abbia un’opinione su un argomento qualsiasi, chi opera, lavora o studia quell’argomento probabilmente avrà strumenti più precisi per valutarlo.
9. La funzione “cerca” è più utile di quel che sembra.
Il gruppo ha una casella di ricerca (solitamente si trova nella colonna sinistra). Prima di postare qualcosa, provate a cercare se esistono già post su quell’argomento e valutate se non sia il caso di commentare un post già esistente anziché farne uno ex-novo: mille discussioni diverse sullo stesso argomento sono dispersive, difficili da seguire e creano confusione. Gli amministratori si riservano il diritto di cancellare le discussioni più recenti o meno commentate su un argomento già presente nella pagina.
10. Scusarsi non è un reato.
Può capitare di incappare in una fallacia, di alzare involontariamente i toni, di fare un repost, di capire male qualcosa, di esprimersi in modo poco chiaro, di malgiudicare qualcuno o qualcosa, di prendere un granchio e anche di insultare qualcuno per sbaglio. In questi e altri casi analoghi, oltre a essere banalmente espressione di buone maniere, scusarsi è sia il modo più educato per chiudere la questione, sia il modo migliore far ripartire il dialogo col piede giusto. Se vi rendete conto di aver commesso qualche errore di valutazione, di aver capito male qualcosa o di aver reagito in modo inappropriato, non c’è niente di meglio che ammettere lo sbaglio, correggere il tiro e proseguire.
Il mancato rispetto delle regole del gruppo può comportare, a seconda della gravità dell’infrazione e a insindacabile giudizio di amministratori e moderatori, un periodo di “silenzio” (ossia la sospensione della possibilità di postare e commentare) per un periodo variabile dalle 12 ore ai 7 giorni, o il blocco e l’allontanamento permanente dal gruppo stesso.