Perché i diti non ve li stiantate nel culo?

 

“Why do we pity the dead? Are you scared of the logic that swirls within your head?
Look at all the living and you’ll ask yourself why
Oh why do we pity the dead?
(Bad Religion – Pity the Dead)

BUONGIORNISSIMO KAFFEEEEE, amici internauti! Vorrei prenderla larga con un giro di parole sfrontato e allegro, ma siccome è caldo e mi pesa il culo andrò dritto al punto. Avete notato che è morta Nadia Toffa? Certo che l’avete notato, visto che anche lasciando a margine i giornali non c’è wanna-be-influencer de noartri che non stia dicendo la sua sulla morte della giovane Iena.

Abbiamo dedicato ben poche parole, su questo blog, all’attività della conduttrice e giornalista (ehm) che lavorava per quel condensato di bufale e merda che è la trasmissione di intrattenimento pseudogiornalistico di Mediaset diversa da Striscia la Notizia. E sapete perché? Perché era malata.

Non ci piace definirci “blog satirico”, preferiamo “blog d’opinione che saltuariamente e incidentalmente fa delle battute”, ma una cosa l’abbiamo ben chiara: la satira deve colpire i potenti, altrimenti non è satira, è lo sfottò compiacente del Bagaglino o l’insulto ributtante di uno stronzo. Quindi, parafrasando il post di Dio:
1) Puoi colpire Nadia Toffa conduttrice, in quanto paladina dell’infotainment più becero quando fa disinformazione. Cioè faceva, perché è morta. Quindi è un po’ tardi.
2) Puoi fare satira sul cancro in quanto malattia che uccide e soverchia la resistenza degli uomini (sul cancro, porca madonna, non su chi ha il cancro, ficcatevelo in quelle testine di cazzo). Difficile.
3) Puoi fare humor nero alla Anthony Jeselnik sui malati di cancro, ma solo se sei Anthony Jeselnik e stai facendo uno spettacolo di stand up comedy. Se invece sei Gianni Fava di Barberino del Mugello, lavori nel campo dei profilati e abbiamo la sfortuna di poter leggere la tua inutile pagina Facebook, anche no perché non ti riesce.
4) Nadia Toffa in quanto malata di cancro, infine, la lasci stare perché altrimenti corri il rischio concretissimo di passare per il pezzo di merda che saresti se tu facessi battute a cazzo su una persona appena morta per un tumore al cervello.

Ok? Ok.

“Teddy sniffing glue he was 12 years old, fell from the roof on East Two-nine
Cathy was 11 when she pulled the plug on 26 reds and a bottle of wine
Bobby got leukemia, 14 years old, he looked like 65 when he died, he was a friend of mine
Those are people who died, died
They were all my friends, and they died”
(The Jim Carroll Band – People Who Died)

Se state facendo di sì con la testa, ma magari avete vomitato sui social qualche coglionata sull’essere piccoli guerrieri o eroi o martiri mentre si combatte il cancro, smettete subito di fare blandamente su e giù col vostro capino leggero e picchiatelo forte sul primo spigolo utile. Il cancro è una malattia orribile, anche io come molti ho perso amici e parenti per colpa sua, ma la malattia non è un unguento assolutorio che monda da qualsiasi colpa. Sennò Aribert Heim, il macellaio di Mauthausen, che torturò ed uccise centinaia di persone, dovrebbe essere riabilitato perché oh, alla fine gli è venuto un tumore, poverino. Addio, adorabile vecchio combattente, insegna agli angeli a sterminare gli ebrei.

Per quanto mi riguarda, Nadia Toffa era una pessima giornalista, che si è venduta all’intrattenimento e che nel farlo non si è curata minimamente del dolore altrui e dei danni che avrebbe potuto causare. Dal 2012 al 2017, attraverso il megafono de Le Iene, ha realizzato un numero improponibile di servizi su cazzate pericolose, ha dato voce e credibilità a stronzate madornali come il cancro che si cura con l’aloe vera o col veleno dello scorpione Escozul, ha appoggiato apertamente il metodo Stamina e ha e ha avuto la faccia di culo di dire che l’omeopatia cura l’otite all’indomani della morte di un bambino di sette anni, morto a causa di un’otite trattata con l’omeopatia. In compenso quando si è ammalata ha addirittura prestato il proprio nome alla cover di un libro che dice che il cancro è parte della vita e che va combattuto con l’atteggiamento positivo*.

Mi dà fastidio dirlo oggi, mi dà fastidio perché in questo momento quel che conta è che è morta la persona: abbiamo avuto tutto il tempo di giudicare le sue azioni mentre era viva e in salute, che cazzo di senso ha farlo adesso? E, d’altra parte, mi fa stracacare vedere gente che osanna qualcuno le cui azioni pubbliche e professionali sono state tutto meno che utili o positive.

“Give me your heart, give me your head… or i’ll keep coming back.
Give me your hair, give me your skin… or i’ll keep coming back.
I’ll take your friends i’ll take your kids… i’ll keep coming back.
I’ll take away all your reasons to live… i’ll keep coming back.
What’s the sense in praying when you already know the truth?
I’ll keep coming back.”
(The Loved Ones – Massive)

Il sospetto che lo facciate per avere una manciata di like è così forte che mi sale la nausea. Se volete scrivere qualcosa sul coraggio di chi affronta una malattia, non prendete a modello qualcuno che quando c’era da prendere le distanze da pseudo-cure dannose si cacava sotto. Se volete parlare della dignità del dolore, magari non portate a esempio qualcuno che ha usato il cancro per vendere un libro infarcito di cazzate**.

Ma, come dicevo, io non ce l’ho con la Toffa: in questo momento penso solo che aveva la mia età ed è morta in modo molto doloroso. Ce l’ho con voi, che non riuscite a uscire dal meccanismo per cui una persona è un mostro o un santo, un carnefice o una vittima, quando può tranquillamente essere entrambi in modi diversi.

E dunque vi chiedo: la prossima volta che sentite l’impulso di schierarvi così ferocemente all’estremo limite di una sfumatura di posizioni, la prossima volta che sale irrefrenabile la voglia di spippolare cazzate sulla tastiera nel tentativo patetico di risultare edgy o profondi o illuminati, perché i diti non ve li stiantate nel culo?

Sapete una sega, magari vi garba.

Buon Ferragosto.

[Benito Karimov]

* a parole, perché anche se si è guardata bene dal dirlo ovviamente si curava come tutte le persone normali a botte di chemio e radioterapia, perché lo spettacolo è lo spettacolo ma nel dubbio l’aloe vera e lo scorpione miracoloso lasciamoli ai creduloni che guardano Le Iene.

** so che quando scrivete cose tipo “piccolo angelo te ne sei andata da grande combattente” siete convinti di aver scritto una roba profonda e commovente, ma in realtà E GRAZIE AL CAZZO che uno che ha il cancro lotta per sopravvivere. Non c’è niente di eroico, è come dare una medaglia a uno che affoga perché sta provando a nuotare. Se proprio dovete tessere le lodi di qualcuno, ci sono MIGLIAIA di malati, persone decenti e normalissime che combattono dignitosamente la stessa battaglia senza aver mai lucrato sulla morte di qualcuno e che oltretutto nel loro anonimato non vi titillano l’impulso di scrivere puttanate sui social.

2 risposte a "Perché i diti non ve li stiantate nel culo?"

  1. C’è sempre stata una tendenza alla beatificazione post mortem, anche di persone che in vita hanno “commesso gravi errori”, tanto per tenersi delicati. Ieri è stato un fiorire di spot di stima per la Toffa, sulle reti Mediaset (non ricordo nulla del genere per la morte di Mike Bongiorno, che certo non ha fatto i danni della Toffa col suo lavoro).
    Personalmente, non gioisco del fatto che sia morta, ma non riesco nemmeno a crogiolarmi nel cordoglio, era una “giornalista” di cui non rispettavo l’approccio al lavoro. Avrebbe fatto meglio a lavorare come presentatrice di un programma comico, forse, senza mettere bocca su pseudoscienze o altri argomenti delicati.

    Di sicuro, certe uscite sulla Toffa da viva son state drastiche: c’è chi le ha augurato di morire, ora sarà contento, anche senza pensare a una relazione causa-effetto tra augurio e realtà.
    Di sicuro, è stata una pessima giornalista, circondata da collaboratori alla sua altezza, visto che le hanno permesso di fare certi servizi – perciò, sto ben attento a evitare le Iene anche solo mentre faccio zapping, da anni.

    Non so come fosse come persona: spesso si dice che si debba distinguere la persona dal suo lavoro, ma visti i suoi servizi, sono propenso a farmi due domande pure su di lei…

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