“Il potere logora, ma alla fine ce lo teniamo, che non si sa mai.”
(G. Andreotti)
Enrico Letta fra il 1991 e il 1995 è stato presidente dei Giovani Democristiani Europei, e vicesegretario nazionale del Partito Popolare Italiano dal 1997 al 1998; Angelino Alfano, vicepremier e probabile prossimo leader del centrodestra, in quegli anni è segretario provinciale del movimento giovanile della DC della sua città. Renzi in quel periodo fa politica al liceo, fa il capetto cattocomunista, e poco dopo si laurea con una tesi su Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, famoso per la sua devozione, che gli vale il titolo di “servo di dio” da parte della chiesa cattolica.
La DC diventa Partito Popolare: il cattocomunista Renzi decide che “comunista anche basta”, nel 1996 si iscrive al PPI, diventando segretario provinciale nel ’99. Alfano fra le lacrime se ne va con Forza Italia, mentre nasce la Margherita (dai diamanti non nasce niente, mentre i fiori si sa benissimo da dove vengono). Letta è il responsabile nazionale per l’economia della Margherita. Il PPI inanella figure barbine e Renzi, che è tutto men che scemo, cambia barca e nel 2001 diventa coordinatore de La Margherita fiorentina per poi passare a segretario provinciale.
Dopo anni di battaglie politiche, eccoli tutti sullo stesso barcone, uno presidente del consiglio, in mezzo, uno vicepresidente e probabile prossimo candidato del centro destra, uno sindaco e probabile prossimo candidato del centro destra (l’altro). Tutti ex-DC, cattolicissimi, di quelli che “le seghe fanno male” (ma tutti bruttini, per cui fatico a fare il conto di quante se ne saranno fatte mentre nessuno a parte gesù bambino gli guardava il pistolino).
Non è che sono tutti uguali, o che c’è chissà quale inciucio, come vorrebbe farci credere l’insetto complottista: alcuni sono uguali, e gli abbiamo permesso di tornare lassù, di fare quello che sanno fare meglio, ossia vincere sul piano politico.
Pian piano, ogni pezzo torna al suo posto, dopo la bufera scatenata da tangentopoli (che di fatto ci ha regalato un ventennio di illegalità senza precedenti) e la necessità per molti di giocare a nascondino in varie forze politiche: un papa forte e carismatico che riaccende la fede, anche negli indecisi, la sinistra spaccata e senza palle, la destra privata del leader storico. Il movimento populista che, frantumata la sinistra e decapitata la destra, non ha più un bersaglio riconoscibile contro cui scagliarsi, e che si sfalda piano piano. E le correnti di centro che si riuniscono in un’unica, grande forza democratica. Una democrazia cristiana.
Checkmate.
Raga, davvero, un applauso. Moriarty vi fa una sega.
[M.V.]