Hugo Chavez è morto di morte sospetta.
L’importante è non far confusione con il sospetto della morte, come per Elvis Presley e Michael Jackson.
Il sospetto è che il presidente della “dittatura illuminata” sia stato vittima di un complotto internazionale volto a ridurre il rischio di successo e contaminazione di una politica a favore dei molti quanto destabilizzante nei confronti delle élite dominanti. Un po’ come è stato per Guevara e Castro.
Ora, senza voler entrare nel merito del fattore di rischio causato dai vari personaggi, non possiamo fare a meno di notare il diverso trattamento riservato ai tre: uno sparato, uno invecchiato, uno ammalato. Terapie diverse per lo stesso complotto.
Se dovessimo stilare una classifica, ma noi queste cose non le facciamo, diremmo che l’ammalato è stato considerato più pericoloso dell’invecchiato ma meno dello sparato.
Ovviamente parliamo di fantapolitica senza alcun rispetto per la verità, come quella che sta per investirci e di cui un ragazzo, con parole importanti, ci ha messo a conoscenza.
Un appello all’attenzione sul nostro futuro prossimo, ormai presente, la cui ignoranza rischia di portarci verso l’apparentemente inesorabile declino umano. Ed ora che Chavez è morto, sta a noi formare un movimento di resistenza ai poteri forti, alle multinazionali, agli Illuminati e, soprattutto, agli imbecilli.
A tal proposito, la proposta del wi-fi gratis per tutti, lanciata da “qualcuno” in Italia, non sarà un modo per controllarci semplicemente meno invasivo del chip sottopelle? E anche non fosse, saranno affidabili gli studi che ne garantiscono l’essere innocua per la salute?
Quando questi pensieri emergono dall’umanità, è segno che l’umanità ha raggiunto una dimensione tale per cui la sua intelligenza media è talmente bassa da metterne a rischio la sopravvivenza.
Nel dubbio a Prometeus e Zeitgeist rilancio con questo documentario sempre consigliatissimo.
Il discorso dei complotti si spande per genere, tempo, spazio, ambito, idea, fantasia, profondità, etc. un po’ come la cacca. E un po’ come la cacca talvolta è reale e talvolta metaforica, e a meno che non sia la vostra, o che vi abbiano cagato nel salotto, non si dovrebbe dare per scontata la puzza. Ossia, per quanto certamente quotidianamente ci sia qualcuno in grado di pilotare avvenimenti e comportamenti, per quanto certamente qualcuno tenti di mentire e nascondere a proprio beneficio e per quanto certamente tutto ciò possa accadere a qualsiasi livello, non è possibile cambiare i propri comportamenti in base alla presunzione che qualsiasi ipotesi di complotto sia reale. Nella civiltà, soprattutto se disonesta come la percepiamo, la presunzione d’innocenza è una necessità.
Con i complotti siamo arrivati all’impasse del bluff, ossia che la mole d’informazioni è talmente pilotata da equivalere alla totale mancanza delle stesse, e la differenza fra chi vi crede ciecamente e chi li escluda a priori è semplicemente il ritenere scemo l’altro invece che sé. La vera differenza, invece, sta nel comportamento, un po’ come per i religiosi: un conto è uno che si dichiari cattolico, un conto è che si metta a passare a fil di spada parenti che non adorino lo stesso dio.
Ossia, senza prove siamo alla superstizione, e una comunità intelligente non può e non deve vivere in base alle superstizioni. E sebbene mi renda conto che tra le caratteristiche di un buon complotto ci sia proprio la capacità di essere invisibile, non posso fare a meno di considerare che questa sia la stessa capacità di ogni divinità e di ogni altra superstizione.
Dunque, la vera capacità non è nel “sentire” che Chavez sia stato “avvelenato”, né che gli aerei lascino delle scie chimiche volte al controllo mentale, né che ci sia un dio buono che fa morire i bambini di cancro per una ragione (o che consenta l’utilizzo delle scie chimiche che hanno fatto morire Chavez), bensì nel comportarsi, nonostante tutto, nel modo più razionale, intelligente e fruttuoso possibile.
In somma, se davvero vogliamo guarire, dobbiamo iniziare dal cambiare la terapia da “nel dubbio mena” a “nel dubbio pensa”, invece che, come sta accadendo, “nel dubbio posta un jpg del cazzo”.
[D.C.]