Belle Gibson. Malata di cancro al cervello, lottava contro la sua malattia con metodi naturali; e visto che la sua battaglia la stava vincendo alla grande, vendeva libri, e-book e app per smartphone su ricette e rimedi alternativi contro i tumori, trovando anche il tempo di donare 300.000 dollari in beneficenza. Peccato che non fosse vero un cazzo nulla: niente beneficenza, niente cure alternative, anzi, proprio niente cancro. Dopo la bufera derivante dallo smascheramento del cumulo di cazzate che aveva messo in piedi, la Gibson ha dichiarato: “Non è vero nulla. Non chiedo perdono, ma penso fosse la cosa più responsabile da fare per me. Nonostante tutto, vorrei che la gente potesse dire di me: ok, è un essere umano.”
Ah, beh, certo, a posto così.
No, aspetta: a posto così un cazzo.
Ovviamente non è il primo caso di gente che si approfitta di tragedie per alzare due soldi (laddove con “due soldi” s’intende “centinaia di migliaia di euro”), ottenuti sfruttando di volta in volta la pietà, la creduloneria, il dolore o la disperazione.
Nel 2006 il cantante di christian rock Michael Guglielmucci s’era inventato un tumore per promuovere un singolo sulla guarigione. Nessuna dieta o cura miracolosa, solo una sana presa per il culo, con la controindicazione che puoi buttare nel cesso la carriera, ma insomma, stiamo parlando di christian rock, comunque suonava musica di merda.
Un po’ più stronzo fu il caso di Ashley Kirilow, nel 2008, che fece dei bei soldoni con una campagnia di fundraising per curare il suo tumore maligno, che poi era benigno, e lei lo sapeva benissimo. Finì con una condanna.
E ovviamente c’è la famosissima vicenda, conclusasi tragicamente di recente, di Jessica Ainscough, meglio conosciuta come the Wellness Warrior, la guerriera del benessere, che combatteva il cancro con dieta e rimedi naturali, una battaglia epica contro la malattia portata avanti senza l’ausilio di medicinali e terapie anticancro seguita da migliaia di fan grazie agli incredibili miglioramenti propagandati dalla paladina dei rimedi alternativi. Spoiler: non ha vinto lei. E si è fatta precedere nella tomba dalla madre, che nel frattempo aveva preso il cancro e si curava coi metodi spacciati per buoni dalla figlia.
C’è il caso, anch’esso recente, di David e Collet Stephan, i due mormoni che stanno facendo una campagna di raccolta fondi col nome del figlio morto (ucciso dalle loro credenze antiscientifiche), o il caso della dottoressa Durando che, propagandando le buffonate di Hamer ha lasciato morire una paziente per la degenerazione di un neo.
Dicevo? Ah, sì. A posto così un cazzo.
Sinceramente, io posso capire il non infierire quando è chiara la buona fede. Ma quando si prende per il culo in modo così sfacciato, e quando le proprie azioni hanno come conseguenza il mettere in pericolo – direttamente o indirettamente – la salute degli altri, allora m’incazzo proprio. Per fortuna nel caso della Gibson le autorità sono state molto poco concilianti col suo “a posto così”: oggi quasi tutte le sue pagine personali sono state cancellate, la app non è più in vendita e l’editore del suo libro ha ritirato il libro dal mercato e ha già pagato una penale di oltre 20.000 dollari; la cosa sicuramente non finirà qui: Consumer Affairs Victoria, l’ente governativo australiano preposto a vigilare sugli interessi dei consumatori, ha già annunciato l’intenzione di sporgere denuncia.
Speriamo che la lotta contro i ciarlatani arrivi sempre più spesso nelle aule di tribunale, e che si arrivi sempre più frequentemente a pene severe, che i responsabili vengano giudicati per i loro crimini, ancora più ignobili in quanto perpetrati sfruttando il dolore di chi sta male o vede star male i propri cari; se proprio non c’è modo di impedire a certi soggetti di dire cazzate, speriamo almeno di vederli pagare per i danni che procurano.
[M.V.]
Beh questa merita di marcire in carcere.
Io comunque non sarei così indulgente sulla “buona fede”: per definizione la fede non ha basi di buonsenso, fuori dal campo sanitario.
Aggiungerei il caso piu’ eclatante: Steve Jobs.
La Wikipedia americana dice:
Despite his diagnosis, Jobs resisted his doctors’ recommendations for medical intervention for nine months, instead relying on a pseudo-medicine diet to try natural healing to thwart the disease. According to Harvard researcher Ramzi Amri, his choice of alternative treatment “led to an unnecessarily early death.
Steve Jobs però fa più la parte del credulone che del ciarlatano.
Il problema è che di sta gente ce n’è in giro fin troppa. Io sono un venditore di integratori alimentari e ogni volta che vado a un incontro o una riunione aziendale finisco per litigare, con tizi che sostengono che con “l’aloe si cura il cancro” e con “sono guarito dalla tiroide”. Che la natura ci abbia dato dei mezzi potenti per guarire o causare danni, lo sappiamo tutti, ma le favole sono un’altra storia.
Anche su argomenti meno pesanti si assiste ad una moltitudine di persone che fa il c…no con il c..o degli altri, così si dice da noi anche se non è un modo di dire molto fine