Le ragioni del torto

Il gender è uno spauracchio che pesa sul progresso del paese.

Al di là della forma, che farebbe sfigurare il più spettinato Quasimodo, rimane il concetto: la paura del sessualmente diverso è, nel 2018, un elemento in grado di determinare le sorti dell’umanità.

Un po’ come i vaccini, per intenderci, una roba che la gente non ha idea di come funzioni, ma sulla quale vuole porre il veto in virtù di un eccesso di presunta libertà: quella di poter togliere la libertà, o peggio la vita, sulla base di premesse fantastiche se non faziosamente fasulle.

E questo, per me che aspetto l’avvento della nuova filosofia come Biascica aspettava gli straordinari di Libeccio, è un punto più fondamentale della violenza stessa del concetto. Più che l’omicidio mi pesa il movente, perché persino l’omicidio stesso può venire giustificato, persino l’utilizzo di Explorer può essere compreso, persino fare de Lo Hobbit una trilogia può avere senso, se motivato a dovere.

Parafrasando il caro Lovecraft: Non ha torto ciò che può sbagliare in eterno, e in strani eoni anche il torto può avere ragione.

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Ma per avere ragione, deve avere ragione.

Mentre quello che vedo oggi tra razzismo, omofobia, poverismo e quant’altro, è pura, irrazionale, idiozia. Odio, rabbia e indignazione rivolti a persone e situazioni scelte a caso o per suggerimento del “capitano” di riferimento: ora un migrante ora un sindaco, ora l’olio di palma ora gli onnivori, ora gli zingari figlianti ora la 194, ora i ladri ora i poliziotti.

Sono un maschio caucasico abbastanza etero non troppo povero, mi sarebbe facile accettare certe posizioni, eppure sono talmente mal poste e ingiustificate da rendermi ostico il solo prenderle in considerazione. Ancor prima di poter decidere tra ragione e torto vengo messo di fronte alla scelta tra cieca rabbia e mera analisi, e mentre la prima mi viene spinta da televenditori con la dialettica di un dildo usato, la seconda arriverà tramite la Godot speedy boy.
Questo mi impedisce di condividere certe posizioni apparentemente vantaggiose, il fatto che non vengano rappresentate con la razionale analisi dei benefici, anche personali, bensì lanciate come sassi contro la vetrata della stessa casa in cui dovrei vivere.

Allora, a torto o ragione, cerco di non rompere i coglioni, se non sono certo che sia corretto, o almeno molto vantaggioso, perché anch’io ho un prezzo, ma se c’è una cosa che la pubblicità mi ha insegnato è che “la nota informativa sintetica che il proponente d’investimento deve consegnare” deve essere chiara, razionale e ragionevole. Qualcosa, in somma, che vada oltre “i negri ci rubano il lavoro”, perché a me non lo rubano né i negri né i bianchi che credono a ‘ste stronzate; qualcosa che vada oltre “i froci ci fanno diventare froci” perché se così fosse mi risolverei un sacco di problemi, altro che “contagio party” dei no-vax; e appunto qualcosa di più del “non vi faremo vaccinare”, perché vengo da una generazione in cui insegnavano ancora a leggere e scrivere il che, con la fortuna di saper capire qualche cazzo, mi concede più voglia di vivere che di avere ragione a qualunque costo.

Quindi avrò torto, ma ho le mie ragioni, anzi, ho la mia ragione.

[D.C.]

 

 

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