(L. Boldrini, discorso alla Camera) Io l’avevo detto. L’unica mossa che poteva avere senso nel triello Bersani-Grillo-Berlusconi, l’unica chance che aveva il leader del PD di sparare a Sentenza (a parte sperare in sentenze) era quella di scaricare la pistola dell’avversario più sprovveduto. Perché, diciamocelo, il Grillo Parlante e la Volpe un risultato così, che desse responsabilità più grosse di fare un’opposizione incazzata, non se l’aspettavano.
Scriverei un lungo pezzo su un ipotetico dopo elezioni grillino, ma l’ha già fatto Nebo che scrive davvero troppo meglio di me, per cui parlerò d’altro.
Come spesso accade, la situazione è il risultato di una serie di concause. Da un lato un risultato elettorale per il centro sinistra, che urla “svegliaaaah” manco fosse un grillino della prima ora. Dall’altro parlamentari cinquestelle che, nonostante gli sbraiti del megafono, sono andati lì davvero per cambiare le cose. Qualcuno magari non sperava di averne il potere, altri forse proprio perché ci credevano si sono detti “perché no?”, sta di fatto che al momento in cui si sono trovati davanti due persone perbene, come l’ex Capo della Direzione Nazionale Antimafia e l’ex Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, hanno deciso che quelle persone non erano poi così male, come “moderatori” dei dibattiti parlamentari. Anche perché, diciamocelo, Schifani faceva cacare la merda come presidente del Senato. Somma di fattori, dicevo. Già, perché se Bersani è stato costretto a sparare i nomi di Grasso e Boldrini e non quelli di qualche faccia nota è stato proprio per la presenza dei parlamentari cinquestellati. Se Bersani avesse proposto Franceschini e i grillini gli avessero scoreggiato in bocca all’unisono, probabilmente per una volta avrei applaudito loro. Saranno stati i saggi consigli di Civati? Non saprei: contando la media di post sul suo blog e la lunghezza degli stessi, mi chiedo dove cazzo trovi il tempo di partecipare attivamente alla vita politica. Se ci riesce, avrà i reni a pezzi. Grillo tuona, e soprattutto cancella, costretto – dai fatti – al fuoco amico. Però stavolta il fuoco amico non è contro semplici attivisti, ma contro Senatori della Repubblica: se anche lo sfogo può sembrare in qualche modo legittimato da quel non-regolamento firmato dai non-parlamentari, sta di fatto che un Senatore eletto dai cittadini esercita la sua funzione senza vincolo di mandato, lo dice la Costituzione, che insieme alla coscienza e alla voglia di cambiare sono ragioni più forti di qualsiasi scomposto frinito. Anche se forse qualche voto è piovuto da Scelta Civica, il professor Monti fa invece una delle peggiori figure di merda della sua carriera, rifiutandosi di votare due personalità di tutto rispetto, e impuntandosi come un bambino. La sua scelta di fare lo stronzo è un pochino fuori luogo, e dunque è giusto che ora, come si suol dire, gli tocchi sorbirseli, e della specie più amara.

Siamo una Repubblica Democratica, nata dal sangue di chi ha lottato per costruirla, e Democrazia non c’è modo di ucciderla, senza usare la violenza. [M.V.]