Imponderabile un cazzo.

Le mamme stronze esistono.

State per leggere forse le peggiori righe che una persona, addirittura io, possa scrivere riguardo qualcuno che soffre.

Qualche giorno fa un sedicenne si è suicidato, l’ha fatto gettandosi dalla finestra mentre i finanzieri perquisivano la sua camera per una decina di grammi di fumo trovatigli addosso durante i controlli richiesti dalla mamma. Una reazione inconsulta, esagerata, dettata dalla paura, dall’ignoranza, dal panico, una reazione sciocca, una di quelle cose che ci si potrebbe aspettare solo, che so, da un adolescente.

Non so come impedirvi di leggere quanto segue, quindi se potete evitatelo.
Odio, rabbia, frustrazione, offese veementi e neanche un cazzo da ridere. Giuro che se avessero lasciato il cadavere dov’era non avrei avuto nulla da dire, ma quando ho visto che qualcuno ha iniziato a ballarci sopra, mi sono sentito in diritto di offenderlo.

Premessa: non conosco le persone coinvolte né la loro storia, né i dettagli della reale situazione prima dell’accaduto, né c’ero quando è successo, né ho voluto esaminare un particolare di vita. Ma, cazzo, ho sentito e letto quelle maledette parole, e se è possibile far morire qualcuno due volte, è quello che è stato fatto.

Non ce l’ho con quella donna per quello che è, quello è un problema suo ed è qualcosa che non possiamo sapere fino in fondo, ma trovo terribile quello che ha detto.

Non parlerò del proibizionismo, che trova in questa occasione la ciliegina su di una torta più piena di merda delle crociate e della Jihad messe insieme. Parlerò invece della signora mamma di questo ragazzo, una signora che ha perso un figlio, l’evento più doloroso possibile nella vita di un genitore. Una signora che potrebbe per questo aver perso il lume di una ragione già latitante. Forse quando avrò finito non vorrete più aver nulla a che spartire con me, ma parlerò di questa mamma e delle sue parole senza pietà alcuna. Lo farò perché ne ho bisogno, per denunciare la mancanza di un’altro tipo di pietà, quella che certe idee stanno spargendo tra gli uomini, lo farò perché se nemmeno una madre in questo momento riesce a liberarsi dai vincoli di queste idee, non c’è “le donne ci salveranno” che tenga, non c’è “se i poveri governassero”, non c’è “l’uguaglianza tra le razze porterà giustizia”; non ci sarà null’altro che “io”, tanti, troppi piccolissimi “io” che scinderanno l’umanità fino al minimo comune denominatore: la merda che siamo.

Questa madre aveva un figlio che perdeva colpi a scuola, lo vedeva smarrirsi un po’, e ha reagito chiamando la Guardia di Finanza e “mandandolo bevuto”, causandone “indirettamente” la morte.

Si può sbagliare, anche in modo grave, e le conseguenze ricadono su di noi. Non è questo, il problema. Il problema è che la reazione di questa madre è stata quella di scaricare la propria responsabilità di genitore sulle spalle “della gioventù”, che, immplicitamente, non capisce un cazzo. 

Spoiler, mamma dell’anno: la gioventù capisce quello che gli spieghi.

Accusando i giovani di manie di protagonismo e di altre amenità usa l’altare della chiesa come il palco di un reality per la sua performance da tronista. Ed ora, siccome io sono più merda di lei, risponderò al suo comizio passo per passo, perché uno schifo del genere, questa mamma e tutti quelli che assecondano il medesimo pensiero, devono schiaffarselo nel culo ogni volta che viene loro in mente di avere un figlio. Anzi, INVECE, di avere un figlio.

Iniziamo:

“Le ultime parole sono per te, figlio mio. Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano. Voglio immaginare che lassù ad accoglierti ci sia la tua prima mamma e come in una staffetta vi passiate il testimone affinché il tuo cuore possa essere colmato in un abbraccio che ti riempia per sempre il cuore. Fai buon viaggio piccolo mio.”

Questo è l’unico mea culpa che sentirete, insieme a quello del padre, che ammette di non essere stato un buon padre, tanto per rinforzare la tautologia insita in questa rubrica. Non possiamo sapere se e quanto questa donna abbia provato a stare vicino al figlio adottivo, la cosa che stupisce è però la bellissima frase sulla staffetta che, se la rileggete, non vuol dire un cazzo. Il testimone di cosa? Boh. “FInalmente sei con la tua vera mamma”, pare consolarsi la donna, omettendo di dire che il perché di questa reunion potrebbe non essere una fortuita disgrazia.

La domanda che risuona dentro di noi e immagino dentro molti di voi è: perchè è successo, perchè a lui, perchè adesso, perchè in questo modo? Arrovellandoci sul perchè, ci siamo resi conto che non facevamo altro che alimentare uno stato d’animo legato alla sua morte senza possibilità di una via d’uscita. Allora abbiamo capito che forse la domanda da porsi in questa situazione è piuttosto: come?“.

E invece no, principessa Myškin: “perché” era proprio la domanda giusta, e il non voler accettare la risposta non è un buon motivo per cercare la scorciatoia di una domanda di riserva. Bisogna affrontare i problemi, anche e soprattutto quando il problema deriva da una propria mancanza. Ma quanto è più facile dire “è colpa della droga”? Quanto è miserabile e vigliacco evitare così la questione principale, alla disperata ricerca di un’assoluzione, non nel privato del proprio dolore, ma in pubblica piazza?

Prosegue, rivolgendosi ai ragazzi: “Vi vogliono far credere che fumare una canna è normale, che faticare a parlarsi è normale, che andare sempre oltre è normale. Qualcuno vuol soffocarvi”.

Un adolescente che ha difficoltà ad esprimersi? Davvero? Perché non ha chiamato direttamente le teste di cuoio?
Sa cosa? Fumare una canna È normale, quanto bere alcolici, è solo meno legale, se sapesse distinguere il “mala in se” dal “mala quia prohibita” capirebbe che l’unica cosa soffocante è la garrota dell’ignoranza in cui ha fallito di crescere suo figlio.

Diventate protagonisti della vostra vita e cercate lo straordinario. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi. Invece di mandarvi faccine su whatsapp […]”

Disse la protagonista del film indie “Piuttosto che parlarci ancora chiamo la finanza“.
Insistere sulle idee che hanno portato il proprio figlio ad un’ingiusta fine prematura, questo sì che è cercare lo straordinario. Se avesse mai giocato ai videogiochi con suo figlio saprebbe che una mossa del genere la chiamano overkill. Ma è un’eresia pensare che lei facesse qualcosa del genere, visto che denigra persino l’utilizzo dello strumento tecnologico per comunicare. “Ah, maledetti giovinastri che utilizzate cose che non capisco”. E sicuramente chi usa Whatsapp non parla mai guardando l’interlocutore negli occhi, è sempre stato così, nella vita vera a Paperopoli.

“[…] straordinario è avere il coraggio di dire alla ragazza ‘sei bella’ invece di nascondersi dietro a frasi preconfezionate“. “Straordinario è chiedersi aiuto proprio quando ci sembra che non ci sia via di uscita. Straordinario è avere il coraggio di dire ciò che sapete. Per mio figlio è troppo tardi ma potrebbe non esserlo per molti di voi, fatelo.

E certo che a questo punto usare una frase preconfezionata da lei dev’essere senza dubbio MEGLIO che usare una frase preconfezionata da un poeta, da un cantante o da chiunque altro. Perché lei sa cosa è meglio per i giovani. Si capisce dalla quantità di figli morti che può vantare.
Straordinario è chiedere ciò che non si sa e accettare che le cose possano essere diverse da come le si immagina o pretende. Dire ciò che si sa, o peggio imporlo, è solo da straordinarie teste di cazzo. Straordinario è andare incontro alle esigenze del prossimo invece che imporre le proprie “soluzioni”.
Questo discorso è un tale coacervo di umanità retrograda che persino i beduini che hanno scritto la bibbia l’avrebbero guardato con sospetto, mentre segnavano la lapidazione come metodo contraccettivo.

“Noi genitori invece di capire che la sfida educativa non si vince da soli nell’intimità delle nostre famiglie, soprattutto quando questa diventa una confidenza per difendere una facciata, non c’è vergogna se non nel silenzio: uniamoci facciamo rete.

La “rete”. Funziona un casino la “rete”. Forse dovrebbe iscriversi ad un meetup. O forse avrebbe dovuto frequentarli un po’ ‘sti cazzo di giovani invece di giudicarli senza  conoscere altro che i voti di scuola e i telefilm sulla droga. 
La sfida educativa. Cristo, si lamentava dello studio di suo figlio, ma lei quanto ha studiato per fare il genitore? Quanti libri di psicologia, di sociologia, di neurologia, di scienze comportamentali ha studiato prima di decidere come fare il genitore? Forse il ragazzo non zoppicava per la droga. Forse qualcuno l’ha azzoppato “nell’intimità della famiglia”.
Non possiamo saperlo, certo. Ma, per esempio, sarei anche curioso di sapere quali specialisti ha provato a contattare prima di prevedere per suo figlio una segnalazione alla prefettura da sbandierare con orgoglio quando sarebbe diventato direttore di banca.
Vergogna invece ce ne dovrebbe essere, e non solo nel silenzio, ma anche e soprattutto nelle parole dannose, perché signora, con quello che sta dicendo e facendo con queste sue parole, le garantisco che per lei e per ciò che rimane della sua famiglia il silenzio sarebbe l’unico scampolo di dignità.

In queste ore ci siamo chiesti perché è successo, ma a cercare i perché ci arrovelliamo. La domanda non è perché, ma come possiamo aiutarci. Fate emergere i vostri problemi“, ha detto la madre ai ragazzi.

Ancora. La domanda invece è proprio “perché”, e la risposta probabilmente è “perché prima di suo figlio i veri problemi li ha avuti lei”. L’unica differenza è che lei può continuare ad averne. Perché ha scelto il modo peggiore per dimostrare che forse non era la persona più indicata per avere figli.

E alla Finanza ha detto anche: “Grazie per aver ascoltato l’urlo di disperazione di una madre che non poteva accettare di vedere suo figlio perdersi. E ha provato con ogni mezzo di combattere la guerra contro la dipendenza prima che fosse troppo tardi. 

Le canne, lei lottava contro la dipendenza di suo figlio dalle canne. Se avesse davvero chiesto aiuto a qualcuno, prima che alla Guardia di Finanza, probabilmente le avrebbero spiegato che le canne erano la lotta contro la dipendenza da una madre ottusa e ignorante, i cui limiti hanno sbarrato la vita del figlio. I cui limiti hanno creato il “troppo tardi” di cui parla. “Con ogni mezzo” significa che li provi tutti, i mezzi, prima di far arrestare tuo figlio daventi ai compagni di scuola, prima di farlo trascinare da uomini in divisa nella sua stanza, in modo che possano violare legalmente l’unico posto “intimo” per un adolescente, nell’incoerente tentativo di dimostrare che sì, le canne fanno meno male di un salto nel vuoto che parte dalla vergogna e finisce diversi piani più in basso.

Non c’è colpa né giudizio nell’imponderabile, e dall’impoderabile non può che scaturire linfa nuova e ancora più energia nella lotta contro il male. Proseguite“.

“La legge non ammette ignoranza”, per una che risolve le difficoltà del figlio chiamando le forze dell’ordine, dovrebbe essere un concetto semplice da comprendere; ecco, allo stesso modo, quando uno concorre alla morte del proprio figlio potrebbe non essere la cosa più dignitosa da fare lo scaricare le responsabilità su un generico “male” usando la frase “chi l’avrebbe mai detto”.
Il male contro cui lottare è questo modo di pensare.
Le sue idee e il suo comportamento incarnano la rovina delle nuove generazioni che, semmai nonostante voi troveranno la forza di lottare, dovranno farlo proprio contro l’ottusa, convinta e prepotente ignoranza che li sta costringendo ad essere ciò che non sono o, in alternativa, a non essere più.

[D.C.]

 

75 risposte a "Imponderabile un cazzo."

  1. da madre di figlio ventenne non mi permetto di giudicare un’altra madre che è stata così duramente colpita, però il suo discorso dal pulpito non mi è piaciuto neanche un po’ e credo che il silenzio sarebbe stato meglio.

    1. “un’altra madre che è stata così duramente colpita”

      Mi scusi, quale madre?
      Perché se sta parlando della madre del suicida.. mi spiace ma non è stata colpita, sta solamente vivendo le conseguenze dirette delle sue azioni.

  2. Un contributo, questo, che, se possibile, mi affeziona ancora di più a questo blog.
    C’è stata una trasformazione radicale della società di cui ora stiamo osservando gli effetti. E li osserviamo sulle nuove generazioni, dove genitori scaricano tutto il degrado derivato dalla “liquefazione” dei rapporti (cfr. Bauman). Gli uomini non sono più uomini, le donne non sono più donne. Di conseguenza le coppie non sono più coppie, e viene meno anche quella forma sublimata di genere che sono i ruoli di padre e madre.
    La madre degenerata giustamente messa qui nel mirino è solo una delle tante oggi in circolazione. Priva di un maschio al proprio fianco capace di incanalare le sue straordinarie energie creative e contenere quelle distruttive, è passata sulla vita del figlio con la massima nonchalance, costruendo subito per se stessa una bella manciata di autoassoluzioni.
    Non si ha idea di quanto fenomeni del genere accadano oggi. Magari non così plateali come il suicidio di un adolescente, ma se si vuole ugualmente distruttivi dal lato psicologico, emotivo, culturale. Per questo stato di cose, sono in cantiere generazioni di persone ancora più liquefatte, inconsistenti, problematiche e infelici dei loro genitori.
    Questi sono gli effetti della distruzione dell’etica della famiglia e dei ruoli che vi si svolgono, e uso questo termine partendo da un approccio che più laico non si può.
    Solo qualche giorno fa sul Corriere della Sera (sì, intendo proprio il “Corrierone”) si dava amplissimo risalto alla lettera di una madre e moglie dichiaratamete fedifraga, impegnata nelle sue righe a far passare il suo comportamento come un’espressione di “libertà”, come un mero diritto naturale a esprimere se stessa. Forse la “A” scarlatta cucita addosso sarebbe troppo, ma è indubbio che non molto tempo fa comportamenti del genere erano vissuti con un pelo di senso di colpa in più. Nessuno si sarebbe sognato di sbandierarli con orgoglio, per lo meno. Tanto meno l’avrebbe fatto un quotidiano popolare come il Corriere.
    Ma i fatti sono questi. La cultura dominante protegge questa realtà, la vuole confermata ogni giorno. L’atomizzazione e lo svilimento delle realtà più solide, le persone e ciò che insieme possono costituire (ad esempio una famiglia) è un obiettivo raggiunto e deve essere confermato. Donne (e bambini, per un altro verso) sono il volano di questa nuova realtà. E si intende donne di questo genere, diversamente declinate nella loro totale mancanza di controllo e inidoneità al ruolo di componente sociale o familiare come madre.
    E chi si azzarda a segnalare o denunciare questo tipo di problema, viene totalmente ignorato, se non addirittura demonizzato.
    Dunque ben venga questo contributo. Altro che.

    1. Purtroppo sembra che nella corsa all’emancipazione in qualsiasi campo, senso e ambito si è persa per strada la distinzione tra libertà di essere e fare ciò che si vuole con la considerazione e il rispetto per gli altri che potrebbero subire le nostre scelte, al che anche i più conservatori e bigotti sembra si prendano senza problemi “libertà” per sentirsi meglio a discapito degli altri, quando fa loro più comodo…

    2. A me questo sembra più che altro il risultato della mentalità baciapile cattolica per cui tutto quello che si deve fare è rispondere all’autorità, non pensare per sé, e punire chi osa esibire pensiero indipendente.
      Tant’è che la madre in questione parla di “lotta contro il male”, e di “figlio che si stava perdendo”. Altro che ‘ste stronzate di “non aveva un uomo per contenere i suoi impulsi distruttivi”. Questa ha chiamato la polizia perché tutto quello che ha imparato è “la droga è il male, chiama lo stato mamma che pensa per te, punisci chi non si mette in riga”.

      1. …buonasera a tutti…nuovo su questo blog scoperto per caso….sono vicino ai fatti accaduti e alle persone direttamente coinvolte…..lontano invece da certe mentalità non solo “baciapile cattolica” che purtroppo in questa zona come molte altre regnano ancora e in quantità importante.
        Conosco, e sono felice di averne avuto l’opportunità, insieme a mio figlio che oggi ha quasi 13 anni, il ragazzino quanto il padre….verso la quale provo un’altissima stima da ormai quasi 30 anni, nonostante su alcuni punti di vista magari possiamo essere discordi……
        Sono certo che lui non sapesse dell’azione della madre e lo abbia saputo dopo la segnalazione alla gdf, e che LUI come altri vicini parenti, aveva provato realmente con altri metodi a far ragionare il ragazzino.
        Da padre, separato da quando mio figlio ha tre anni, so benissimo che a volte fare ragionare un adolescente su alcune cose è difficile, quasi impossibile per certi versi, bisogna aver pazienza, molta, valutare bene il rapporto fra la gravità e il tempo a disposizione per risolvere il problema, e a quel punto trovare altri sistemi/soluzioni….e questo suo padre lo stava facendo con i giusti tempi…..
        Non sono d’accordo su chi con cattiveria infierisce sottolineando il fatto che Giovanni era adottato e di conseguenza la matrigna…..abbia agito in modi differenti rispetto ad una madre naturale….e nemmeno sul colpevolizzare la separazione risalente a q.che anno fa dei due genitori addottivi….cosa dovevano fare se non funzionava il loro rapporto? rimanere insieme xché avevano addotato un figlio??
        Posso garantire che sono stati molto attenti e si sono separati mantenendo un buon rapporto di collaborazione con molta attenzione nei confronti del ragazzino.

        Mi sento di sottolineare il mio dissenso verso il proibizionismo della cannabis e i derivati, e chi ha cercato con questa tragedia di tirare acqua al proprio mulino, sia verso il proibizionismo come al contrario.
        Avevo criticato fin da poche ore dopo l’operato della gdf non sapendo che erano stati chiamati dalla madre, ma non cambio idea mi dispiace.
        Due auto, tre agenti o forse 4, e probabilmente anche un cane, mi sembrano eccessivi per un’intervento di questo genere, sopratutto considerando che è stata la madre stessa ad informarli e sapevano certamente di che tipo di pasta fossero i genitori (pulitissimi), cosa pensavano di trovare??
        Non so se la q.tità di mezzi e persone sia imposto dalle loro procedure…..bastava un’uomo in borghese e al massimo un cane al guinzaglio…ma nemmeno questo dai…..lui stesso aveva detto che lo aveva in casa quando fermato fuori da scuola…

        Quanto al comandante della gdf che sostiene abbiano agito in modo quasi pedagogico (dichiarando anche che infatti ha mandato agenti tutti padri e con famiglia)…..è l’unica notizia che è riuscita a farmi fare una risata in questi ultimi giorni.

        La madre…..non posso altro che condividere in pieno questo post di Ilpuzzillo e ogni singola parola utilizzata, come la crudezza derivata dalla rabbia, nell’esprimere il tutto….
        informando xò che la frase
        “denigra persino l’utilizzo dello strumento tecnologico per comunicare. “Ah, maledetti giovinastri che utilizzate cose che non capisco”
        in questo caso è totalmente fuori luogo, considerando la professione della stessa, che molto probabilmente “Accusando i giovani di manie di protagonismo e di altre amenità usa l’altare della chiesa come il palco di un reality per la sua performance da tronista” ha messo in atto molto velocemente una campagna che lei (e molti come lei) porterà avanti nell’ignoranza e nel bigottismo……magari traendone anche benefici in termini popolarità e professionali…chissa….

        Fin dal primo giorno ho cercato di dare un senso a questa morte, e ho sperato che servisse per cambiare q.cosa…ma a questo punto ho dei seri dubbi….

        Ciao Giovanni, r.i.p.

  3. Ho appena letto questo fantomatico discorso e riletto un paio di volte questo intervento che lo analizza e scompone perfettamente mostrandolo per ciò che è: un mucchio di futilità.
    Dubito però che questa donna si sia resa conto esattamente di quello che ha fatto e del peso delle parole che ha pronunciato, cosa che mi allarma moltissimo ! Sei una donna che ha deciso di mettere al mondo un figlio e scopri che si fa di canne e ha dei problemi, emotivi, psicologici, di gestione dello stress, tensione e pressione che tu gli metti addosso quotidianamente e che fatica a elaborare.
    Ti soffermi sulle canne.
    Penso si commenti da sè.

  4. Per quanto questo discorso sia pieno di rabbia e un po’ troppo sicuro di cose che non sono state provate, concordo sull’impostazione generale di pensiero.
    In ogni caso, ho il presentimento che, per questa donna che si fregia del titolo di madre senza davvero potersi dire tale, non sia finita qui.

  5. Sono convinto della buona fede della madre. Penso che il figlio rubasse soldi o vendesse oggetti pur di comprare quella roba, e che comunque fosse un ragazzo con una dipendenza perciò chissà in che modo venivano visssuti gli eventuali rimproveri o richiami dei genitori. Mi chiedo cosa avrei potuto fare oltre a chiamare le forze dell’ordine: in questi giorni in radio sento testimonianze positive sulla GdF, che in tanti casi cercano di ascoltare e comprendere prima di passare alle denunce.

    1. Ma di cosa lei è convinto? La cannabis non produce dipendenza fisica. E poi su quale base afferma che il ragazzo rubasse? Parli meno a vanvera, specialemte quando le sue ciarle infangano la memoria di persone morte tragicamente, e si informi su quello di cui vuol disquisire prima di spararle grosse.

    2. Cioè questo ragazzo è morto, e oltre a quella limitata della madre, ci si mette pure lei a sputare sul cadavere?
      Davvero l’unica cosa che le verrebbe in mente di fare sarebbe di chiamare le forze dell’ordine? Anche dopo aver visto come si sono risolti i fatti?

      Se suo figlio diventasse un alcolista lei le mandarebbe le guardie a casa?
      O magari cercherebbe di aiutarlo che so mandandolo da uno psicologo o cercando di parlarci, di capire cosa lo affligge.
      Ecco se pensa “beh ma l’alcool non è nulla di così grave” o qualcosa del genere, sappia che per le canne vale la stessa cosa.
      Non ti rendono un criminale, alla peggio qualcuno da aiutare, ma non spaventandolo fino a portarlo al suicidio.

  6. Non ce l’ho con questo specifico post, ma con l’atteggiamento generale della rete. Prima erano i finanzieri gli assassini, ora è la madre. Se il ragazzo non si fosse ucciso saremmo ancora qui a parlare di Grillo e Co. E faremmo bene. Questa vicenda è veramente desolante, l’unico motivo per cui dovremmo commentarla sarebbe per chiedere a gran voce la legalizzazione delle droghe leggere (e lo dice una che non ha mai fumato, che non ha intenzione di farlo e che preferirebbe che i suoi figli, facendolo, non finanziassero un’organizzazione criminale)

  7. Ci sono molte sicurezze in questo post. Io da genitore adottivo di figlio in pre-adolescenza ne ho molte meno.

    Una sola nota, inoltre, sulla dissonanza tra queste due frasi estratte dall’articolo. Proverò a rileggerlo.

    “Premessa: non conosco le persone coinvolte né la loro storia, né i dettagli della reale situazione prima dell’accaduto, né c’ero quando è successo, né ho voluto esaminare un particolare di vita”

    “probabilmente le avrebbero spiegato che le canne erano la lotta contro la dipendenza da una madre ottusa e ignorante, i cui limiti hanno sbarrato la vita del figlio.”

    1. nella seconda frase è dato per scontato che una persona normale con una normale istruzione e con una normale informazione sull l’ argomento (presa da specialisti e fonti autorevoli) non avrebbe denunciato il figlio direttamente alla finanza, ma si sarebbe magari, chesoio, rivolta ad un assistente sociale, o uno psicologo.
      E’ come far fare la chemio per una caduta in bici alla sorella schizofrenica senza libertà di decisione. e poi se la chemio la uccide, è come lamentarsi della casa di produzione delle bici, che doveva produrle più resistenti, e ringraziare anche i medici per l’ ottimo lavoro svolto. sono davvero senza parole se lei la pensa così. la madre poteva avere mille ragioni, ma ha agito egoisticamente e senza una logica, e questa è una fottutissima certezza perchè deriva da dati prettamente sensoriali e tangibili.
      ah e sa una cosa? la sua generazione si comporta come se adolescente mai lo fosse stata.

    2. Non si richiede perfezione, ai genitori, ma comprensione, capacità di ascoltare.
      Forse, se non ci si beasse del non avere certezze, e si cercasse un aiuto, si creerebbero meno disagi ai figli.
      Onestamente sono stufa dei genitori che si fermano all’accettazione della loro incapacità (quando lo fanno) e mi piacerebbe vedere un maggiore desiderio di mettersi in discussione e sì, anche rivolgersi a degli specialisti.

      Vorrei ricordarle che per quanto fare i genitori sia difficile non è, per fortuna, obbligatorio.

  8. Sottoscrivo in pieno ciò che scrivi…credo che quel giovane sia morto per colpa dell’ignoranza…l’ignoranza di sua madre. Donna che ha pronunciato parole terribili, totalmente prive d’affetto nei confronti del figlio e ma pregne di supponenza: “ragazzi, io vi salverò! Con mio figlio, ormai ridotto a uno straccio a causa delle canne, non ce l’ho fatta…ma con voi ce la farò”. Se fosse successa una cosa del genere a me, mia madre avrebbe fatto la stessa cosa che ha fatto il ragazzo: si sarebbe gettata dalla finestra…colma di sensi di colpa per la cazzata fatta chiamando la Finanza.

    1. Molto condivisibile…Ma sembra che sia il chiamare la pula la colpa più grande che sottolinei…Potrebbe essere letta come una dichiarazione di impotenza ..o come l’inizio di un’interessamento …
      Comunque ,fatta salva la compassione,il comizietto scarica colpe faceva la nausea… è vero.

  9. Grazie …..ho letto il tuo articolo e ho pensato non sono sola in un mondo di odiatori seriali, di maltrattatori psichici senza speranza, di madri malate e di mariti in fuga… c’ e’ ancora qualcuno che ha occhi per vedere….i particolari non contano : un ragazzo e’ morto perche’ la sofferenza lo ha sopraffatto, le canne aiutano a tollerare queste sofferenze se si e’ soli e molto spaventati…possiamo fermarci un attimo a pensare a quando ci siamo sentiti cosi?Vorremmo accanto, in quel momento ,una donna cosi? Io vorreki altra compagnia….

  10. Trovo molto corretta la tua analisi dei fatti, e la rabbia che traspare dalle tue parole è la stessa che porto nel mio cuore. L’ignoranza è il peggior nemico dell’uomo e di ignoranza questa madre ne ha veramente tanta e non sa nemmeno di cosa si parla quando si parla di marijuana o hascis. Ma detto questo sono convinto che il maggior tradimento, quello che può far più male a un figlio, è proprio quello della madre, cosa che ha fatto tradendo e denunciando un figlio che non ha mai capito, forse perchè non l’ha partorito. Ma non basta attaccare l’ignoranza delle persone io aggiungo anche la mancanza di sensibilità e umanità da parte delle forze dell’ordine che in questo caso sono complici della madre, dobbiamo ringraziare anche i mezzi di comunicazione tutti, per aver dato informazioni non veritiere nei confronti della cannabis che non è una droga ma un erba curativa e ricreativa che non ha mai fatto male a nessuno. Al contrario l’umiliazione , l’incomprensione la mancanza di amore possono uccidere. Si, sarebbe bastato e sarebbe stato più onesto e sincero chiedere semplicemente perdono per aver commesso questo sbaglio
    Marco

    1. Il figlio lo capisci perché ci interagisci ogni giorno, ci parli, cerchi di capirlo, non certo perché lo partorisci! Ma per favore!

  11. come si fa a denunciare un figlio per un po’ d’hashish? Come può poi dire che lei ha lottato contro la dipendenza di suo figlio, ma dalla ignoranza dei genitori chi li difende a questi poveri ragazzi? Non è un po’ di droga a fare male ma è l’ignoranza di chi vuole dei figli a propria immagine. Ci sono persone che sembrano normali ma hanno mille dipendenze……..ma vanno bene a questa società ipocrita……..

  12. A me sto giro sembra che sia lei ad averla cagata fuori dal boccale, e a straparlare da stronzo, per usare la sua stessa moderazione.
    Primo, perchè per quanto possa avere letto non ha informazioni di prima mano e non sa un cazzo nè delle dinamiche di quella famiglia, dei genitori e del figlio. Ha in mano solo il discorso funebre di una madre, che può essere azzeccato o meno ma anche letto in molti modi a seconda di come lo si interpreti. E che potrebbe pure essere sia mal riportato, che mal concepito. Non è che la signora di Lavagna sia Dante Alighieri.

    Secondo, è adamantinamente convinto che “fumare uno spinello è normale come bere alcool, solo meno legale”. Una beata fava! Che stia diventando “normale” è la cosa anormale, specie perchè (come per il discorso autismo e vaccini) E’ la gente comune ad aver decretato che non fanno poi tanto male. “Se non crea dipendenza immediata, allora si può passarci su, dai, chi non lo ha fatto di tanto in tanto”? E invece ci sono anche correlazioni statistiche fra consumatori abituali di cannette e frequentazione dei Centri Salute Mentale.
    Solo che quando le ha fatto comodo, ha (giustamente) inveito contro l’uno vale uno della conoscenza. Ora che non gli comoda, o forse non se ne rende conto – ci casca in prima persona.

    2.1 Discorso che vale sia per la sua conoscenza dei fatti che degli effetti della cannabis o delle situazioni che portano verso la dipendenza.
    2.2 E anche per la sua ramanzina idiota sulle competenze psicologiche della madre. Ha parlato Sigmund Freud! Come se avesse rilevanza, poi. Con questo discorso allora finiamo nel “se non siete minimo laureati in psicologia, non dovevate fare figli, cari miei”.

    Terzo, farcisce il tutto di conclusioni che si radicano sempre nelle sue convinzioni. Palco di reality da tronista? Certo, nella sua testa forse è una madre compiaciuta di essere al centro dell’attenzione…ma riguardatela e fammi il piacere!

    Quarto: sancisce che la signora sbaglia a non chiedersi più perchè. Quando la signora stessa asserisce di esserselo chiesto fin troppo, ed aver concluso che a parte tormentarsi per la morte di suo figlio, una volta deciso (forse a torto, forse a ragione) il suo perchè, ora sia importante il come prevenire che possa succedere ancora. E sceglie un modo di lottare, altro che “autoassoluzione”.

    Si può non essere d’accordo sul suo come, ma se si è persona con modestia sufficiente, non si giudicheran “merda” le sue conclusioni e merda lei stessa. Al massimo si può metterla in discussione – non in questo modo. Altrimenti si è solo degli stronzi saccenti che stan sputando sentenze.

    Quinto, si straparla pure riguardo la santa privacy e la “violazione” della stanza di un adolescente senza aver provato tutto prima. Che ne sa di cosa ha provato prima la madre! Di quanto potesse dipendere dalle canne il ragazzo, che forse – se è stato tanto fragile da suicidarsi – aveva altri problemi a monte.
    E pure su questa esecrabile violazione dell’intimo: mi faccia il piacere. Io ero un adolescente viziato, e mia mamma nella mia cavolo di camera ci entrava ogni giorno per le pulizie e per ogni sorta di altre cose. Capita nel 90% e più dei casi, e l’adolescente medio (quantomeno valeva nel periodo dai ’70 agli ’80) era perfettamente cosciente che i genitori erano rompiscatole che non si facevano mai i cavoli loro (e meno male!).

    E’ anche probabile che il proibizionismo non serva ad una ceppa per risolvere il problema della diffusione delle droghe leggere. Che Saviano non abbia torto quando parla di legalizzazione. Ma questo nel campo di sottrarre il controllo dello smercio alle mafie, non nello sdoganarle come normali e salutari. Ci sono studi recenti su soluzioni alternative sperimentate, ad esempio, in Islanda per risolvere i problemi di dipendenza giovanile da alcoolici o altre sostanze il cui abuso porta a problemi. Ma è un discorso da tenere separato da questo evento e dal suo contesto.
    Buttarcisi a pesce è fare lo stesso gioco che staranno facendo ora gli odiati “proibizionisti della domenica”, o fare la bella figura del Salvini di turno col Rigopiano (e simili).

    Sì, forse a monte del suicidio del ragazzo ci sono stati altri problemi prima che lo spinello, o la finanza chiamata per spaventare. E forse quei genitori non se ne sono accorti.
    Ma non è certo lei – nè siamo noi – quelli che devono o possono permettersi di giudicarli e condannarli. Perchè lei – come noialtri – non ne sa abbastanza. A meno di non esserne stato coinvolto in prima persona per parecchio tempo.

    1. La cosa che risulta difficile capire e giustificare è come una donna che ha appena provato l’atroce sofferenza della perdita di un figlio, tenti di giustificare il fatto di aver irrimediabilmente fallito, immolandolo a vittima sacrificale per “il bene della gioventù intera”. Il sentirsi in dovere di dare consigli su come altri genitori debbano educare un’intera generazione di ragazzi “persi”, etichettati tali sulle basi di due canne in tasca. La presunzione di poter non solo sapere quando una persona è definibile “persa”, ma addirittura di sapere quali siano le cause di questo “male” che gli affligge.

      1. Non credo si stia giustificando. Sta invece cercando di dare un consiglio ai coetanei del figlio e a tanti altri in Italia. Se il ragazzo si è suicidato per “due canne in tasca” (non mi sembra che sia obbligatorio farsi le canne, per cui una sua scelta) vuol dire che era incapace di assumersi le sue responsabilità. Chiamare la finanza è stato semplicemente il messaggio della madre al figlio: “Hai sbagliato? Ora prenditi le TUE RESPONSABILITÀ”. L’errore forse è stato quello di non responsabilizzarlo abbastanza. Per il resto, ben vengano i controlli e i consigli. Se sbagli paghi. Nessuno lo ha spinto di sotto, si è buttato. Per cui piantatela di giudicare chi non conoscete.

    2. Bravo Sergio Caporal, sottoscrivo. E aggiungo che mi fa enormemente incazzare la completa mancanza di empatia da parte di tutti coloro che giudicano la madre per quello che ha detto e quello che ha fatto, senza conoscere nulla delle dinamiche familiari. Poi non comprendo come si possa, ancora oggi, sottolineare che sia la madre adottiva e, in alcuni commenti, chiamarla addirittura “matrigna”. Quante persone senza un briciolo di umanità, pronte solo a giudicare e ad avventarsi sulle disgrazie altrui come avvoltoi.

  13. Vede quandio si mettono letteralmente in piazza i propri sentimenti e il proprio dolore, quando si provoca un pubblico vasto e gli si da consigli dal pulpito del funerale del proprio figlio si suscitano volenti o no dei sentimenti ….estremamente potenti..se non si ha nessuno vicino in grado di suggerire un comportamento almeno di basso profilo nelle ore sucessive ad una tragedia ci si espone inevitabilmente alle reazioni piu o meno sconvolte di un uditorio turbato.
    Le madri sono potenti nella realta e nel nostro immaginario…quando una madre diventa in qualche modo prossima all evento della morte del proprio figlio qualcosa dentro di noi ne viene scosso, una madre custodisce la vita la preserva dalla morte…se cio non accade si rompe qualcosa nel nostro interno universo di senso….e ci si difende in due modi : o negando o terrorizzati urlandolo!

  14. Ho sentito le parole allucinanti di questa “persona” che, come tu giustamente dici, si fregia del titolo di madre senza esserlo, che nemmeno dopo la tragedia si rende conto, o vuole ammettere, di aver fatto una imperdonabile idiozia, e di averlo fatto, più che per il bene di suo”figlio”, per potersi sentire “mamma coraggio”, “l’eroina che non esita a far intervenire la forza pubblica” come surrogato della propria inezia, della propria ignoranza, causata da una specie di terrorismo mediatico che enfatizza quelli che sono dei peccati veniali paragonandoli al dramma di chi è schiavo di droghe pesanti, sottovalutando al tempo stesso la sensibilità, la vulnerabilità di colui che avrebbe dovuto essere suo figlio, a vantaggio del proprio ego, che si è sublimato in quelle parole agghiaccianti pronunciate platealmente da quel pulpito non solo virtuale! Nè si può imputare alcunchè alla GDF, all’istituzione che, chiamata ufficialmente in causa, non può chiudere un’occhio senza commettere un’omissione di atto dovuto ; purtroppo non si può confondere l’istituzione con chi è in quel momento il suo esecutore: ” I shot the sheriff, but I didn’t shoot the deputy” !

  15. NON HO PAROLE … TUTTI PSICOLOGI, SOCIOLOGHI, GENITORI ESPERTI, TUTTOLOGI……. SIETE SOLO DELLE IENE….. CHE DOPO I LEONI FINISCONO LA CARCASSA DELLA PREDA…. QUELLA MADRE HA SOLO CERCATO DI ESPRIMERE IL SUO DOLORE MAMMA COLPITA DA UNA TRAGEDIA INSPIEGABILE….. LE COLPE IN QUESTI CASI SE LE È PORTATE NELLA TOMBA IL POVERO RAGZZO SUICIDA , MENTRE AI GENITORI È RIMASTA SOLO LA DURA REALTÀ DI UN FIGLIO MORTO….. QUINDI MASSA DI DECELEBRATI, RISPETTATE IL DOLORE DI UNA FAMIGLIA E FATEVI I CAZZI VOSTRI CHE SICURAMENTE NE AVETE A SUFFICIENZA IN CASA SENZA GIUDICARE QUELLI DI ALTRI….. RISPETTO PER UNA MADRE E UN PADRE (buoni o non buoni genitori) CHE HANNO PERSO QUANTO DI PIÙ CARO PUÒ ESISTERE PER UN GENITORE …. D.C. SEI FUCILATA IN TESTA CON QUALCHE COMPLESSO DI SUPERIORITÀ CHE SI TRAMUTA IN MANIFESTA INFERIORITÀ MENTALE

    1. Purtroppo e proprio questo il momento di parlare,di far capire alla gente che il proibizionismo e un inganno globale ed un crimine contro l’umanità che genera solo guerra ed altre mille nefandezze,bisogna mettersi in testa che se qualcuno usa una sostanza a causa di problematiche,non c’e ne per nessuno,troverà la strada che più gli confà,forse a qualcuno piacerà chiamare tutti alcolizzati,invece che con altri nomi,oppure,anoressici,dipendenti dal gioco ecc,in questo concetto si racchiude tutta la farsa proibizionistica e per esperienza diretta,che mi a permesso di valutare negli anni i vari rapporti,posso asserire con certezza,che nella maggior parte delle dipendenze dure,la famiglia a avuto un ruolo fondamentalmente negativo e molti erano figli di ragazze madri,adottati,genitori separati,fanatici della religione,bigotti ecc quindi non vedo miglior occasione per tirare fuori le verità taciute,che portano a considerare questa problematica con gli occhi dell’ignoranza,e quindi,al suo ripetersi e perpetuarsi all’infinito … lo spaccio e divenuto una sorta di ammortizzatore sociale avvelenato destinato a poveracci,e se si giudicano gli spacciatori,come mostri,allora per le stesse motivazioni dovreste vedere come mostri tutti coloro che vendono alcol,tabacco,gioco ecc,in fondo,una legge,non basta a non farci ragionare con la nostra testa . Il rispetto va alle vittime ed alle prossime,non certo a chi sparge ignoranza sul tema,anche se colpita involontariamente da anni di disinformazione , becero proibizionismo,e disperazione . E ricordiamoci che il primo passo per invogliare un adolescente ad usare qual si voglia sostanza,e vietarla,disinformare,stuzzicando ciò che nei giovani e prepotente,cioè,la curiosità,la voglia di trasgredire,la ribellione,e queste sono dinamiche psicologiche da cui non si scappa . Cmq, umanamente si e vicino a questi genitori,tutti possono sbagliare,ed e un vero dramma,ma non si può continuare ad elargire ignoranza sul tema ! Se vai a trecento a l’ora su un autostrada e ti schianti,la colpa di chi e ? dell’auto (droga) del istruttore che ti a dato la patente (genitori) o del conducente ? un esempio forse non tanto centrato,ma che dovrebbe cmq stuzzicare la riflessione.Ci si vuol preoccupare della salute,ricordiamoci cosa dissero gli scienziati quando Cernobyl esplose,tra trenta 40 anni ci sarà un escaletion di tumori,per non parlare dell’odierna Fukuscima,le auto hanno dei limiti di velocità,non devono superare quei limiti,la nostra costituzione dice che il lavoro e un diritto,si cancellasse la disoccupazione,la canapa e pericolosa,ma non porta ne dipendenza fisica,ne mai nessuno e morto per essa,i paradisi fiscali a chi servono,le carceri per costituzione dovrebbero essere dei luoghi di riabilitazione,mentre nella realtà sono l’università del crimine,forse una delle cose principali da fare per migliora la società,e non arrendersi a controsensi,pretendere coerenza,verità e lungimiranza . La guerra all’alcol e quella dell’oppio in Cina,avrebbero dovuto insegnare qualcosina,ma purtroppo il giochino e ancora in mani perverse,e quale sano di mente,può dire che per aiutare le persone,bisogna creargli ancora più problemi ? ! Non e bastata ancora un epidemia di AIDS ed epatiti C anche grazie al proibizionismo,una guerra,città in sicure,riciclaggio,armi,corruzione,carceri zeppe,morti,ed altre mille nefandezze,quanto bisogna ancora subire prima che tutti aprano gli occhi e le sostanze vengano trattate tutte sanitariamente,invece di creare le condizioni per incentivare il business,lucrare su vizi e problematiche !

  16. Ho due figli e ringrazio l’autore per questo post.

    La cosa che mi ha più colpita è la frase “Voglio immaginare che lassù ad accoglierti ci sia la tua prima mamma e come in una staffetta vi passiate il testimone affinché il tuo cuore possa essere colmato in un abbraccio che ti riempia per sempre il cuore. Fai buon viaggio piccolo mio”.

    Questa donna non ha mai considerato il figlio come suo, queste parole trasudano mancanza di accettazione del suo ruolo come genitore.

  17. Già il titolo dice molto.
    Non discuto le tue opinioni, ognuno ha le sue e non si è mai tutti d’accordo.
    Mi chiedo però se sia proprio necessario scrivere c.zz.. o altre volgarità ogni due righe.
    Si è più moderni? Più alla moda? Si è grandi “blogger”?

    Credo proprio di no, anzi, si è solo piú … la parolaccia mettila tu, sei un esperto.

    1. Vabbè ma già solo per la summa del suo pesnisero “Il male contro cui lottare è questo modo di pensare.” ….andrebbe castrato per non farlo riprodurre dai. 😀

      il resto è un’infarcita di cazzate radical lgbt chic di chi parla per dar fiato alle tonsille.

  18. mmm…certo questo è un bel pugno nello stomaco…devo pensarci su.
    Su una cosa però posso dire che secondo me sbagli, ed è proprio il primo punto.

    Gli psicologi che ti tagliano a fette prima di concedere l’ok per una qualsiasi adozione spiegano che non bisogna nascondere al bambino, per quanto piccolo ed immemore, che è nato da altri genitori biologici, anzi, si viene invitati a parlarne in termini positivi, specialmente se l’adottato è già grandicello e quindi sa di essere adottato. E’ normale parlare della prima mamma, e non perchè si è mamme finte, anzi! Auanta accettazione della propria sterilità, quanti anni di tentativi infruttuosi e di attese, prima di avere un figlio, desideratissimo!

  19. Penso che sia tipico degli italiani strafogarsi in sbrodoloni televisivi e dare sempre la colpa agli altri…Ai miei tempi erano le cattive compagnie ora la colpa è telematica.Perfino il bullismo è diventato cibernetico e spesso mi chiedo come sia possibile:non basta chiudere internet per non essere più disturbati?Tutte le parole educative di quella madre verso la gioventù,secondo lei,drogata del mediatico,poteva rivolgerle a suo figlio quando era ancora in tempo.A questo punto poteva star zitta che faceva più bella figura!

  20. Cerreti sei l’ennesimo “leone da tastiera” a cui piace sparare sentenze su una situazione che, come hai detto, NEI PARTICOLARI, non conosci.
    Avresti fatto una figura migliore a mantenere il silenzio, ma si sa’ , il protagonismo…
    Ormai l’web è composto perlopiu’ da sbrodoloni che fanno i loro monologhi senza sapere niente facendosi sviare con dei coglioni da articoli che sono già una interpretazione dell’ evento. Figuriamoci se la persona che scrive è in malafede o ha un certo obiettivo ideologico dove può orientare i lettori passivi.

  21. Sindrome di Munchausen per procura.. Non è una diagnosi (bisognerebbe conoscere molto bene tutta la storia), ne’ un giudizio (le persone che ne soffrono sicuramente nell’infanzia hanno subito traumi), solo una riflessione sul fatto che la mamma non è sempre quella del Mulino Bianco,purtroppo esistono anche mamme che possono fare male ai figli. E spesso anziché essere protette da sé stesse, vengono esposte per fini mediatici, le loro parole vengono divulgate, strumentalizzate per affermare cazzate da chi non sa nulla di dipendenza da sostanze o di adolescenti..lo trovo molto grave.

  22. Sottoscrivo in pieno quanto scrive Diego Cerreti a parte il fatto che sono contrario ad ogni tipo di legalizzazione di ogni droga anche se sulle droghe leggere tipo canne o dubbi sul vietarle.
    Complimenti Cerreti, è meglio essere odiati per quello che si scrive piuttosto che non dire come la si pensa di fronte ad avvenimenti come questi, i più gravi che possano accadere, il suicidio di un povero e dolce figlio

  23. Questo è l’orrore dell’ignoranza, della paura del giudizio, dell’essere persi perché senza valori.

    Qualsiasi madre davanti al suicidio di un figlio cerca una giustificazione per se stessa, è un meccanismo di autodifesa umano, per quanto negli altri susciti rabbia e orrore. L’alternativa è il suicidio perché non si può vivere con un peso simile. Quello che qui trovo aberrante è aver condiviso questo insieme di scempiaggini fuori luogo in pubblico, invece che solamente con la propria famiglia – per far finta di crederci, per andare avanti, per non averne più bisogno poco a poco.

    Non condanno il meccanismo mentale, e nemmeno il pensiero che ne è scaturito e nemmeno le mancanze (di cervello, di educazione, di amore) che hanno generato tutto ciò. Ma ODIO una società in cui se non hai i mezzi intellettivi per non rimanere invischiato, diventi un mostro ridicolo e inutile, che cresce mostri, quando crescono invece di suicidarsi.

    E questa società è colpa di chi i mezzi li ha, e li usa ogni giorno per fare soldi, anche se questo significa peggiorarla.
    Tra 4 anni di governo Trump, non ci stupiremo nemmeno più di questo. Guaranteed.

  24. Quanti discorsi assurdi, in parte cattivi in parte pseudoscientifici. Quando si augurava che incontrasse la prima madre, nessuno ha pensato che, in ottica cattolica, si pensa alla Madre delle Madri, la Madonna? Invece no, tutti perversi ad attaccarla. Ricordiamoci anche un altro aspetto: anni fa, nel pieno problema droga degli anni 80-90, ci furono le madri coraggio che salvarono i figli denunciandoli. Purtroppo si ha la memoria corta, e si giudica da imbecilli. Chi può dire che questa madre, per troppo amore, accortasi delle prima canne, impaurita della possibile evoluzione, abbia pensato di seguire quel consiglio che, anni fa, era martellante anche in TV nelle pubblicità progresso? Io invece ho visto moltà dignità in questa lettura, molto dolore composto, molta riflessione…e mi inchino. Auguro a tutti quelli che criticano di provare lo stesso dolore, e poi di venire giudicati per le frasi da loro emesse durante il funerale. Abbiate la decenza di avvisarmi del funerale così che possa essere uno dei primi a criticare.

  25. Io sono d’accordo con la madre, in quello che ha detto non ci vedo nulla di strano. Per lanciarti dal balcone oltre che essere alienato devi essere anche vagamente scemunito, non proprio in bolla.
    Pace all’anima sua.

  26. difficile dirlo ma…se fosse stata la sua vera madre forse si sarebbe comportata diversamente.ci vuole coraggio a parlare con i figli e ci vuole amore.un amore che prima di arrivare a soluzioni cosi’ facili ed esterne ne cerca altre,cerca il contatto,il modo per guardarsi negli occhi,nel cuore,nell’anima.le madri coraggio sono altre,non offendiamole.sono arrabbiata,si ,lo sono,perche’ la vita di ogni ragazzo e’ sacra.e non va buttata,non va giocata al lotto.una reazione cosi’ estrema,quella del figlio,presuppone tanta fragilita’ e smarrimento.che non nasce in un giorno.e in quegli altri giorni,prima,la santa madre coraggio,quella non vera8E QUESTO GIA’ LA DICE LUNGA)dov’era?

  27. Col senno di poi, si va poco lontano. Preciso che la signora si è autopunita in modo clamoroso e nel peggior modo possibile, anche se mi sorge il sospetto che non essendo la vera madre, ma la matrigna (e mica è un caso se le fiabe, condensato di millenni di esperienza umana simbolizzata, assegnano un ruolo ben preciso alle madri e padri putativi… specie le madri), qualcosa di meno in tanto amore sbandierato chi sa, forse, c’era. Mi preoccupano di più le lacrime da coccodrillo del generale della Finanza, che di casi di adolescenti nei guai ne avrebbe visti e poteva da esperto dirigere meglio la reazione e consigliare le scelte di una donna del genere.

  28. Mamma (adottiva) ignorante e arrogante !!!! Potete essere in accordo o in disaccordo su tutto, ma queste due certezze qui non si toccano! Sono palesi! E d’ignoranza e presunzione si muore..da che mondo é mondo !

  29. Certo che la condivido, io, questa lettera. Ma il punto non è convincere chi è già convinto, chiaramente, ma tutti gli altri. Quindi tu rischi di peggiorare il problema al solo scopo di sfogarti dopo un ingiustizia che ha scosso tutti. Il punto quì è convincere una famiglia che è responsabile di una tragedia. E quello che hai prodotto non ne è minimamente in grado. E vista la delicatezza dell’argomento conveniva tacere. Il rischio di destare mostri sopiti negli abissi è troppo grande.

  30. Buonasera,

    penso sia molto difficile dire qualcosa di sensato su una vicenda simile…

    La mia impressione – solo un’impressione – è che madre e figlio siano caduti entrambi vittime della stessa paura, quella della colpevolizzazione legale e sociale di questi “reati” (10 gr.!) da parte della società, mentre ogni giorno imputati eccellenti si dicono “sereni” e soloni facebookiani intenti a condannare le “canne” brigano per costruirsi il garagetto abusivo o a farsi pagare in nero…

  31. Per chiamarla «madre coraggio» ci vuole coraggio, lo stesso che tanti commentatori non hanno avuto, ieri, nel trincerarsi dietro un pilatesco «non giudicare» che sapeva decisamente di ignavia e di imbarazzo. Stiamo parlando della madre di Lavagna che di fronte a un figlio che si faceva le canne (poi suicida) aveva preferito chiamare le guardie. Molti hanno trasvolato l’argomento per via del rispetto, dell’insondabilità del suicidio e del dolore straziante di una madre: ma che non può diventare un esempio, ora. Una madre che per 10 grammi di hashish chiama la Guardia di Finanza, beh, non può essere un esempio: comunque sia andata. Non può esserlo una madre – adottiva – che poi sale sul pulpito del funerale di suo figlio e ha il fegato, senza rendersene conto, di colpevolizzarlo ancora, tagliando giudizi su come i ragazzi dovrebbero vivere, su come i genitori devono educare, su che cosa è giusto o sbagliato, tirando in ballo i cellulari e WhatsApp. Occorre avere la forza, ora, di non commettere lo stesso errore, di mettersi a obiettare che anziché i finanzieri la madre doveva chiamare i servizi sociali, o uno psicologo, un medico, un prete; occorre non mettersi a sdottorare senza ammettere, come invece è vero, che tra i sicuri responsabili c’è la spaventosa ignoranza di questo Paese in tema di droghe.

    Le ignoranze sono due, e in Italia hanno entrambe forti rappresentanze culturali e parlamentari. La prima è quella di chi demonizza pateticamente «la droga» e non opera nessun tipo di distinguo, equiparando una canna a qualcosa che in tre secondi distrugge la vita o addirittura uccide. Ne è figlia la malfamata legge Fini-Giovanardi, che ha reso opaca la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e ha creato un bacino di potenziale criminalità che coinvolge tutti gli strati sociali – anche gli adolescenti, dunque – oltretutto stipando le carceri all’inverosimile. Si è liberissimi di vedere nella cannabis un nemico culturale, ma resta innegabile che la legge non funziona, e siamo fermi a questo. Questo genere di proibizionisti spinti, non di rado, ama pontificare su quale sia il miglior modello di vita, anche se magari entrasse in contraddizione con altri stili che lo Stato certo non incoraggia – le sigarette, l’alcol, certi cibi, il gioco d’azzardo – ma al tempo stesso non proibisce. Alla categoria appartiene anche una genìa di benpensanti che, esattamente come i commentatori dei giornaloni, ritiene che la legalizzazione della cannabis sia probabilmente la cosa più logica: ma non lo dice, non lo scrive, perché teme di passare per amico dei drogati o di minoranze che si abbruttiscono di canne da mane a sera. Più banalmente, se è un politico, teme di perdere voti.

    Il secondo tipo d’ignoranza riguarda gli amici della cannabis che vorrebbero legalizzarla perché ne sono consumatori o lo sono stati, o perché sono appunto ignoranti e la sottovalutano come altri la demonizzano. Sono quelli che ai figli cannaioli non dicono nulla o quasi, non si preoccupano: lo considerano quasi un passaggio formativo. L’hashish non è il male assoluto, come pensano troppe madri che dovrebbero essere meno coraggiose e più intelligenti, più informate: ma certo non fa bene, e i danni da consumo sono provati da studi scientifici. Le canne implicano una forte dipendenza psicologica e uno straniamento esistenziale, e pazienza se il consumo e la dipendenza da alcol producono danni assai peggiori, il benaltrismo qui non serve. L’hashish non fa bene: anche se la maggior parte dei consumatori ne fa uso in gioventù e poi smette gradualmente, senza strappi o drammatiche decisioni: lo stordimento diventa pericoloso (alla guida, per esempio) e comunque è poco compatibile con una vita lavorativa o di relazione. In effetti, qualche canna da adolescenti preoccupa meno di chi volesse stordirsi anche da adulto. E’ probabilmente in questo quadro che la madre di Lavagna intravedeva «qualcuno che vuole soffocarvi, facendovi credere che sia normale fumare una canna». Ma c’è soffocamento e soffocamento, e molte madri purtroppo se ne intendono.

    Tra queste due ignoranze schizoidi, ecco, cerca di farsi largo anche una terza via: l’essere a favore della legalizzazione della cannabis senza essere a favore del consumo di cannabis. Non è un ossimoro. E’ più meno la stessa posizione di quegli stati che la legalizzazione la stanno tentando: non per stordire l’umanità, ma per debellare i narcos e colpire al cuore i cartelli del traffico. Ma senza che – qui il punto – aumentino i consumatori: la vera scommessa infatti è questa, verificare se la legalizzazione possa far calare i consumi eliminando l’aura del proibito – come accadde a suo tempo per l’alcol, ovviamente dopo una prima fase di euforia – o se invece le cose peggiorerebbero e basta. In genere non peggiorano. Anche perché è difficile che peggiorino, visto che farsi una canna oggi è la cosa più semplice del mondo e la proibizione, appunto, non fa che regalare status a un consuetudine tutto sommato banale: ma sufficiente a farti entrare in casa la Guardia di Finanza chiamata da tua madre, se perdi la testa.

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