Ha ragione Gesù.
State buoni se potete. Ci ha mandato pure due papi contemporaneamente per essere sicuro che capissimo, papa cattivo e papa buono, come i poliziotti, per farci confessare.
E confessiamo:
Quando la figlia di Latorre riceve i vari “esci le tette”, penso che sia una richiesta lecita ma in proporzioni esagerate rispetto alla qualità della persona. Poi quando dice che vorrebbe lavorare nello spettacolo ma che tutta questa attenzione glielo impedisce, penso che più spesso di quanto si creda ognuno abbia quel che si merita.
Quando un senatore della nazione più influente del mondo si porta a casa l’acqua che ha toccato il papa per dividerla con la moglie, penso che sia un feticista o un coglione. Ma quando quello, carico di quel feticismo influisce sulle vite di miliardi di persone, penso che il coglione, forse, non è lui. Non solo, almeno.
Quando la Volkswagen trucca i risultati delle emissioni penso che sia brutto. Ma non è che quando la FIAT produce sottocosto in Polonia, lasciando il prezzo finale invariato, sia poi tanto meglio.
Quando non posso prendere i mezzi o andare al museo perché c’è uno sciopero, penso che accidenti. Ma quando poi un lavoratore non può mai fare alcune cose perché lo trattano a pezze in faccia, penso di essere stato un egoista di merda a preoccuparmi del mio giorno rovinato.
Quando Miss Italia spara cazzate tentando di fare la splendida, o solo per ritardo, penso che sia una presentazione ignobile dello stato intellettivo del paese, penso che è un concorso di bellezza e, se proprio tocca farlo, che la bellezza si esprima perfettamente o dateci solo tette. Ma poi leggo “pagine e pagine” di critiche a chi critica, e penso che se non distinguiamo più il merito dal demerito, nemmeno nella sfera pubblica, allora non possiamo sorprenderci di vivere in un mondo di cani, dalla mala sanità alle strade cacate.
Quando in città mi manca il fiato, penso che forse stiamo davvero esagerando con l’inquinamento. Ma se vogliamo risolvere il problema con una bicicletta alla caccia delle scie chimiche, penso che facciamo prima ad attaccarci al tubo di scappamento.
Quando si parla di tolleranza, di accettazione, di eterogeneità di carattere e di pensiero, quando si dice “sii come sei”, quando si è fieri di essere uno “che le cose le dico in faccia”, penso che sia proprio quel che ci vuole per un vero progresso civile. Poi sento “dire le cose in faccia” ai salviniani, ai grillini, ai cattolici, ai “benpensanti” e via via a tutti gli ipocriti, e penso che la base del progresso sia decidere logicamente cosa sia tollerabile e cosa no.
Quando nasce una nuova vita penso che sia giusto gioire e celebrare. Ma quando mi accorgo che siamo sette miliardi, penso che se non ci mettiamo un tappo al cazzo noi, molto presto lo farà madre natura, e non userà la vaselina.
Quando si parla di presente, io, penso sempre di vivere incastrato nel passato, in una civiltà gonfia e incompleta, adolescenza dell’umanità che tutto vuole e un cazzo di nulla capisce, ad esempio cosa le serva.
Io confesso, cari papi, cattivo e buono, che davvero non mi sento più buono, in nessun giorno. Ma ora che vi guardo bene, tutto sommato, confesso di sentirmi almeno più buono di voi; quantomeno lavoro quel che mi guadagno e non copro pedofili.
Gesù, c’avrai pure ragione, ma lassa perde.
[D.C.]